Il Natale visto da Gaza

Lorenzo Ravasini, al centro. A  sinistra, don Giovanni Nicolini, fondatore della comunità delle famiglie della Visitazione

Sono amico di Lorenzo Ravasini, un diacono della comunità dossettiana della Famiglia della Visitazione che da anni vive a Gerusalemme. Lorenzo,  ha, qualche volta, la possibilità di entrare a Gaza.
Questo è il suo diario dei giorni conseguenti l’annuncio di Trump in ordine a Gerusalemme- Lorenzo narra anche della sua visita nella Striscia.  Che, non dimentichiamolo, è una piccolissima area di 360 km quadrati con quasi due milioni di abitanti  e una densità demografica tra le più alte del mondo: 4600 per chilometro quadrato.  Fatte le proporzioni è come se in Italia vivessere insieme più di un miliardo di persone. Quando mi è giunta la mail, gli ho chiesto subito il permesso di pubblicarla.  Mi pareva il modo migliore per fare gli auguri di Natale.
Ce lo ha ricordato lo scorso anno papa Francesco: “Guardando il Bambino nel presepe, Bambino di pace, pensiamo ai bambini che sono le vittime più fraigli delle guerre,  pensiamo anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati… Le guerre spezzano e feriscono tante vite!”

Sabato 9 dicembre

Sono giorni difficili per Gerusalemme. Tutte le volte dobbiamo dirci che speriamo siano gli ultimi… Conosco poco la storia ma non ricordo un’epoca di cui si possa dire che la Città della doppia Pace abbia mai potuto goderne pienamente nella libertà.

Ieri, festa dell’Immacolata, con Martino, il fratello con cui vivo insieme a Betania, avevamo programmato di partecipare alla celebrazione della messa nella chiesa di sant’Anna. Messa solenne, molto “francese”, – d’altronde è in casa loro- ma all’ultimo minuto con una telefonata siamo stati avvisati che la celebrazione era stata annullata. Confesso che da buon polemico non mi sono sentito d’accordo con la decisione. È vero che si sarebbe stati a pochi passi dalla Spianata ma è ancor più vero che se facciamo mancare la celebrazione della Messa da cosa possiamo sperare il Bene? Bene per tutti, anche per i malintenzionati!

Quanto a noi, grazie a Dio nel pomeriggio era prevista dalle Comboniane la celebrazione della Messa nella quale loro stesse e le Silenziose hanno fatto l’annuale, per loro consueto, atto di rinnovo dei voti. Alla fine dei conti abbiamo avuto una bella celebrazione calda affettuosa.
Il giorno è stato purtroppo segnato dalle brutte notizie di cronaca e più vicino a noi dagli spari di gas lacrimogeno e bombe assordanti a ridosso del muro di separazione all’incrocio qui sotto. Il gas comunque non è arrivato fino a noi.

Oggi pomeriggio per andare al Getsemani alla preghiera dei sabati di avvento erano molto evidenti i segni della sassaiola che ieri aveva provocato la reazione dei sodati israeliani.

Nella nostra zona dunque tutto tranquillo. Non così altrove, come noto dalla cronaca. Possiamo sperare che la rabbia si plachi e che nelle teste e nei cuori, cominciando dai più responsabili, si generi un briciolo di umanità e di saggezza.

Domenica 10 dicembre

Anche oggi messa dalle Comboniane come ormai quasi sempre alla domenica. La celebrazione è preparata e “calda”. Le suore accoglienti: praticamente impossibile non fermarsi a colazione. Il posto comodo, per andarci non abbiamo nemmeno bisogno di andare sulla strada: molto più breve e anche più bello attraversare il parco dei passionisti passando dal cancello di cui abbiamo la chiave.

Per il resto giornata domestica. Un pò di cucina, qualche email, letture. Tra le altre sto rileggendo il Tremeloni (nomen homen) un manuale di rituale della liturgia tridentina. Meglio conoscerla bene per individuarne le infiltrazioni talvolta mascherate.

Giovedì 14 dicembre

Ho fatto una volata a Gaza.

Il giorno prima,a Betlemme, ero finalmente riuscito a depositare in banca parecchi soldi ricevuti da fonti diverse: amici tedeschi, regali ricevuti in Italia o da pellegrini dei miei gruppi. Scopo del viaggio portare dei libri (una bella zainata piuttosto pesante!) per le nostre scuole materne e definire bene con Sabah l’utilizzo dei regali italiani. Questi saranno destinati a pagare gli ultimi lavori per una casa di cui dirò dopo, a completare il “progetto occhiali” ormai tradizionale in quest’epoca dell’anno e sempre, tradizionale in dicembre, organizzare una distribuzione straordinaria di pacchi viveri per famiglie numerose. La questione dei pacchi viveri è ricorrente ma a Natale mi sembra un bel modo per festeggiare facendo sì che ci siano dei bimbi che sia pure per poco possane essere più contenti. Poco importa che siano musulmani e non sappiano che è Natale. Quest’anno ho chiesto che oltre ai viveri ci siano nei pacchi dei giocattoli. Non ci avevo mai pensato prima: sarò stupido? Saranno un pò meno le famiglie a ricevere il regalo di cibo lo so bene ma… si tratta di bimbi che MAI possono pensare di ricevere un giocattolo! Un calcolo approssimativo, per difetto, può lasciar pensare che saranno almeno 100 le famiglie e i bimbi circa 7-800.

Ho fatto il viaggio con padre Victor, uno dei due sacerdoti di Gaza. Avevo fatto sapere qualche giorno prima che sarei andato e volentieri avrei dato un passaggio in entrata o in uscita a chi ne avesse bisogno. Ho recuperato p. Victor davanti alla parrocchia di Beit Jala e da lì siamo scesi a Gaza per una strada che mi piace molto per il panorama, il bosco, le belle colline, i luoghi storici che si sfiorano. Purtroppo pioveva ma lo stesso il viaggio è più bello di quello che si fa partendo da Gerusalemme.
L’ingresso in Gaza ha visto i soliti controlli israeliani e, a differenza di come è stato negli ultimi anni, stavolta: novità: nessun controllo di Hamas. Solamente un poco più noioso quello del governo “di Ramallah”. La novità è dovuta ai tentativi di accordo tra Hamas e il governo di Ramallah. Speriamo davvero che stavolta ce la facciano. Io me ne intendo poco ma a naso quest’ultimo controllo, quello della polizia di Ramallah intendo, soprattutto in uscita, mi ha lasciato l’impressione che sia “di integrazione e supporto” a quello israeliano.

Con p. Victor siamo andati in parrocchia dove ho sentito i racconti molto molto contenti della visita di ben tre giorni di mons. Pizzaballa. Mai un vescovo era rimasto tre giorni, incontrando tutti quelli che lo volevano, visitando anche alcune case nelle stradine cristiane del campo profughi di Shati, a qualche chilometro dalla sede della parrocchia, dove comunque c’è un ambiente nel quale si celebra la messa e si fanno incontri tra le persone di quella zona.

Sabah mi ha raggiunto in parrocchia, occasione anche per chiudere un accordo con p. Mario che ha delle attrezzature utili alle nostre scuole, tavoli, lavagne… Domani, Sabah manderà un “tuc tuc” una specie di motofurgone a recuperare le cose per poi distribuirle. Ho anche saputo che p. Mario aveva ricevuto un grosso regalo di pacchi di cibo per la gente, ne ha tenuti un centinaio per i cristiani, un centinaio li ha dati alle suore di Madre Teresa per le famiglie povere che loro visitano e gli altri, molti più di cento, li ha destinati al nostro giro di poveri

Venerdì 15 dicembre

Riprendo a scrivere dopo giorni praticamente senza connessione. Da 24 ore è tornata… speriamo che duri.

Il giorno della mia visita a Gaza, era il primo dopo il noto, dissennato e volgare, annuncio di Trump mi sono imbattuto in un paio di manifestazioni. Una del Jihad islamico con le sue bandiere nere piuttosto modesta per la verità e l’altra in una zona più centrale della città, più numerosa, molto fotografata e ripresa dai media. A sera a casa ho visto dal sito di Repubblica le foto di quella manifestazione con sue regolamentari bandiere americane bruciate per far contenti i cameramen e i fotografi. Ma soprattutto, nel quartiere poverissimo di Sujaiia, ho visitato alcune famiglie per due di loro ho chiesto a Sabah di far fare dei preventivi per vedere quanto può costare sistemare le abitazioni. La prima ha bisogno degli infissi alle finestre e della porta di ingresso, di sostituire qualche lamiera del tetto da cui piove dentro e qualche finitura del bagno. Questa casa è a ridosso di un vecchio cimitero dentro al quale parecchia gente ha costruito “casette” per abitare. Se riesco allego una foto.
Anche la seconda casa ha problemi di pioggia e necessita di uno spazio esterno coperto con le lamiere per allargare un poco lo spazio utile. Mi ha colpito qui che alcuni bimbi stavano facendo i compiti in terra. Guardandomi attorno mi sono reso conto che in tutta la casa non c’è nemmeno un tavolo! Anche la mamma che stava cuocendo il pane lo aveva tutto preparato e disteso per terra su di un telo…

Terza casa visitata, per vedere i lavori finiti. Qui sono stato un poco male per i troppi ringraziamenti e benedizioni che ho ricevuto quando sapevo bene la verità e cioè che le benedizioni non dovevano essere per me ma per chi, in Italia,mi ha dato i soldi usati per quel lavoro. Mi sono sentito un pò un ladro. La foto che vorrei spedire raffigura anche me (un poco mi vergogno!) ma soprattutto il nonno di casa, cieco. Nonno certamente molto più giovane di me!

La temperatura si è abbassata anche qui e ormai la casa è fredda tanto che da qualche giorno a mattutino in cappella e a cena in cucina accendiamo le stufette.
Stamattina Martino ha ultimato l’allestimento del presepio in cappella. Davvero bello.
Ieri tornando da scuola ha anche comperato a porta Damasco due pesci per il pranzo di oggi. Qui a Betania, il mondo pensi quel che vuole, proprio non ci facciamo mancare nulla.
Chiudo qui. Sabato si chiude la lettura della seconda lettera di Pietro e comincia la novena di Natale. Facciamola insieme.

Lorenzo