Il lavoro, lo stress continuo. Il coraggio di “staccare”. Parola di Chiara, monaca

Un fotogramma celebre di “Tempi moderni” di Chaplin

Abito in un paese della provincia. Un mio vicino di casa, amico fraterno da molto tempo, ha un lavoro di grande responsabilità, ottimamente retribuito, ma stressante. Corre sempre. Adesso è “saltato”: esaurito. Ed è diventato un problema per tutta la sua famiglia e per tutti noi. Cosa ne pensi? Mi sei venuta in mente. Non è che noi laici dovremmo fare, qualche volta, i monaci e “staccare” per riprenderci in mano e magari anche per pregare un po’? Buon anno. Riccardo

Credo proprio di sì, caro Riccardo! Non si tratta, però, di “fare i monaci”, (…anche i monaci e le monache corrono il pericolo di “correre sempre!”), ma di crescere nella consapevolezza della propria fragilità e fare scelte appropriate.

Il “bel lavoro” e il resto

Comprendo, tuttavia, quanto questo sia difficile per chi vive nel mondo. Trovare un occupazione lavorativa che permette di vivere dignitosamente senza che il valore della famiglia, delle relazioni, della festa e del riposo siano rispettati e custoditi, è difficile ai nostri giorni. Il lavoro, infatti, coinvolge la vita delle persone e delle famiglie al punto tale da assorbire molte energie e chiedendo gravi sacrifici: nemmeno gli affetti più cari ne sono preservati! La prospettiva di una carriera assicurata e ottimamente retribuita, poi, lusinga, a costo di maggiori sacrifici dalle conseguenze ancora più gravi.

Uno stile di vita simile, però, crea disordine e disarmonia tanto che anche il corpo, poco per volta, comincia a manifestare il proprio disappunto e a ribellarsi.
Che il lavoro sia una grazia, è fuori dubbio: tutti, infatti, abbiamo bisogno di svolgere un’occupazione che ci permetta di vivere in modo dignitoso, realizzando al meglio la nostra vita, ma il rischio di assolutizzarlo e di “idolatrarlo”, è sempre presente! La parabola dell’uomo ricco che aveva accumulato molte ricchezze materiali a scapito di tutto il resto (Luca 12,16-21) è eloquente per tutti.

Dare ossigeno al quotidiano indaffararsi

Nella vita di ogni persona vi sono valori e ideali grandi e belli, che danno senso e significato, ossigeno e ristoro al quotidiano esistere. Per questo è estremamente necessario che, di tanto in tanto, “stacchiamo la spina” concedendoci una sosta per riprenderci in mano, rileggere la nostra vita alla luce del Vangelo e recuperare le forze fisiche e interiori. Trascorrere alcuni momenti di solitudine e di preghiera lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio, infatti, dona al cuore l’ampiezza dell’orizzonte e la profondità di un fondo marino. Cosa sarebbe la nostra esistenza senza il riferimento costante a Colui che ci ha creato? E cosa sarebbero i nostri giorni se fossero appiattiti esclusivamente sul qui e ora?
C’è qualcosa di ben più grande che dona senso e pienezza alla nostra vita, qualcosa e Qualcuno capace di sostenerci nel cammino e di trasformare il nostro “correre quotidiano”, alle prese con le tante mansioni da svolgere, in una risposta d’amore alla Vita.

“Non importa che cosa dobbiamo fare: tenere in mano una scopa o una penna stilografica. – scrive la Delbrel – Parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina. Tutto ciò non è che la scorza della realtà splendida, l’incontro dell’anima con Dio rinnovata ad ogni minuto, che ad ogni minuto si accresce in grazia, sempre più bella per il suo Dio.”

Si compia questo anche per ciascuno di noi.