mons. Roberto Amadei. Un ricordo personale. Dolce e struggente

Mons. Roberto Amadei (1933-2009), vescovo di Bergamo dal 1992 al 2009

14 Settembre 2009, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Mancano pochi giorni all’ingresso in Seminario, dove sto per iniziare l’ultimo anno. Il 31 Ottobre è fissata l’ordinazione diaconale. Trovandomi in centro, decido di passare a salutare il Vescovo Roberto presso la comunità dei preti del Sacro Cuore, dove risiede da quando ha terminato il suo ministero episcopale a Bergamo. In portineria mi dicono di salire al suo appartamento. Suono il campanello, mons. Amadei risponde: “Avanti, avanti”.

Mi accoglie con il sorriso e la cordialità di sempre. “Allora, tutto bene? Come sono andate le feste in Santa Caterina? Ah, non avessi difficoltà con le scale sarei venuto per una Messa, l’ho detto a don Andrea. E tu? Ci siamo eh.. diventi diacono! Dai dai, fiducia.. e prega, che il Signore c’è sempre!”. Ci soffermiamo un po’ a parlare del cammino di Seminario. Mi chiede di salutargli i preti di Santa Caterina e di Grumello, dove presto servizio da seminarista. “Salutami tanto don Alberto Carrara, abbiamo lavorato tanto insieme in Seminario. Siamo molto legati”. È quasi ora di pranzo, ci salutiamo. A fatica, a causa della malattia che avanza veloce, il Vescovo Roberto viene verso di me, mi stringe la mano, sorride sereno e mi congeda dicendo: “Quando passi, sono qui. Grazie, grazie, grazie!”.

Torno a casa contento e deciso a tornare spesso a salutare un prete e un Vescovo che ha segnato la mia vita: avevo otto anni quando è diventato Vescovo di Bergamo, ho servito alle sue celebrazioni da chierichetto tante volte nel Santuario di Borgo Santa Caterina e ogni anno mi riconosceva: “Oh, ecco il chierichetto rosso! Come stai? Sei cresciuto!!”. Da seminarista, ho svolto tutto il cammino con lui, fino al ministero dell’accolitato. (1933-Purtroppo, non ho potuto realizzare il sogno di passare ancora tante volte dal Vescovo Roberto. L’ho incontrato ancora in due occasioni. La prima pochi giorni dopo la mia visita, insieme ai miei compagni di sesta teologia: mons. Amadei era a letto, ma era sorridente e si è intrattenuto volentieri a parlare con noi. L’ultima volta è stata nei giorni successivi all’ordinazione diaconale, a novembre: il vescovo era a letto, ma attaccato alle macchine che lo aiutavano a respirare. Faticava nel parlare. Ha salutato uno ad uno noi novelli diaconi, dicendosi dispiaciuto per non essere potuto venire all’ordinazione.

Poi, una frase che porto nel cuore: prima di darci quella che è stata la sua ultima benedizione alla mia classe, ci ha chiesto di pregare per lui “perché ci sia un posto in Paradiso anche per me. Lo spero tanto”. Qualche mio compagno non riuscì a trattenere le lacrime. Il 29 dicembre 2009 il Vescovo Roberto, ne sono sicuro, è andato in Paradiso, dove ha ricevuto la ricompensa per quanto ha amato il Signore, la Chiesa, il suo Seminario, i suoi preti. Quando penso a lui il ricordo è dolce e pieno di riconoscenza. Non so dire altro, se non “grazie, grazie, grazie Vescovo Roberto”.