Sono monaca di clausura, clarissa. Vi racconto la storia della mia “vocazione”

Nei giorni scorsi si è parlato di vocazione (era la giornata del seminario). Mi ha sempre affascinato il racconto di una vocazione. Non potresti raccontarmi la storia di una vocazione di una delle monache del tuo convento? Naturalmente non ti chiedo nome e cognome. Ti chiedo solo, se la cosa è possibile, che sia vera. Grazie. Angela

Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi (Nelson Mandela).
Sono sr. Anna Chiara e sono entrata nella fraternità delle Sorelle Povere di S. Chiara a Bergamo il 1° ottobre 2011. Se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che il desiderio di vita piena che abita il mio cuore mi avrebbe portato ad entrare in monastero, non ci avrei creduto.

A quanti vengono da noi, spesso spaventati all’idea di una vita vissuta tra quattro mura, mi piace dire che quello che spinge a fare una scelta di vita come questa, per molti inutile, per altri eroica, per altri fuori del mondo, è un incontro d’amore. O meglio, l’incontro con l’Amore.

La Giornata Mondiale della Gioventù, Colonia 2005

Per me questo incontro è avvenuto durante la GMG del 2005 a Colonia. In quel tempo studiavo all’università di Gorizia Scienze internazionali e diplomatiche. Ero verso la fine del terzo anno e mi domandavo che cosa veramente desiderava il mio cuore e dove si trovasse quel Dio che fin dalla mia infanzia avevo imparato a conoscere come Padre, ma che allora mi sembrava così lontano dalla concretezza della mia vita. Quando avevo iniziato il percorso di studi universitario, il mio sogno era quello di lavorare in campo internazionale contribuendo a costruire la pace, lottando contro la fame e la povertà. Diciamo che volevo “salvare”il mondo.

Dovevo però scoprire che la prima ad aver bisogno di essere salvata ero io. Fu in occasione di quella GMG che feci esperienza di un Dio che è vivo e che è Padre. Fu un intuizione interiore che cambiò il mio modo di guardare me stessa, la realtà, la vita. Mi dissi che se era così, dovevo iniziare a “frequentare” questo Dio. Giorno dopo giorno quell’esperienza cresceva e mi accompagnava. Iniziai a sentire il desiderio di rispondere con tutta la mia vita a quell’amore.

La scoperta dell’essenziale

All’inizio pensai che il modo migliore per farlo fosse quello di andare ad annunciare a tutti la scoperta che avevo fatto. Decisi così di partecipare all’esperienza dell’evangelizzazione di strada, prima all’Isola d’Elba e poi a Riccione. Ma pian piano scoprii che non era quella la via per la quale mi conduceva il Signore. Nel cammino di discernimento compresi che c’era un’essenziale nell’esperienza di fede e che io ero chiamata ad essere segno di quell’essenziale. Il cammino alla sequela del Signore mi ha così condotto a incontrare le Sorelle Clarisse. Partecipando ai ritiri mensili proposti per le giovani ho conosciuto la figura di Chiara di Assisi. Quello che mi colpiva era la sua umanità e il suo essere innamorata del Signore, quell’innamoramento che stavo vivendo anch’io, e il suo esprimerlo con tutta se stessa e con tutto il suo essere donna. Dopo due anni decisi di affidarmi alla promessa del Signore e sono entrata in monastero.

Al cuore della Chiesa, l’Amore. L’evangelizzazione del cuore

Ed eccomi qui a dire con la mia vita, insieme alle mie sorelle, che al cuore della Chiesa, al cuore del Vangelo, c’è l’esperienza dell’amore di un Dio che ha dato se stesso per noi ed è dalla relazione con questo fuoco d’amore che scaturisce la Chiesa e la sua missione.
Il Signore non mi ha chiamato all’evangelizzazione ad gentes e tanto meno a sedere a qualche tavolo di trattative per la pace, ma più semplicemente a vivere la quotidiana evangelizzazione del cuore attraverso la preghiera e l’ascolto della Parola, perché solo da un cuore unificato, che si lascia spogliare da ogni ricerca di potere, di successo e di gloria, e si lascia rivestire dalla misericordia, sgorga il dono della pace (e Francesco ne è l’esempio) ed è possibile l’esperienza della fraternità, che è la nostra sfida più bella e più grande.
Nella certezza che ogni spazio di libertà conquistato e ogni gesto vissuto nella carità hanno una forza che non si ferma tra queste mura ma divengono linfa che scorre e sostiene il corpo della Chiesa e questa nostra umanità.