Chiesa e politica in Italia, con Papa Francesco e la CEI del dopo Ruini e del dopo Bagnasco

Il cardinal  Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani

Nel periodo che va dalla fine della DC agli anni più recenti, a intervalli irregolari insorge la questione del destino dei cattolici in politica. L’occasione ricorrente delle elezioni nazionali è sempre stata un tormentone. Quali che fossero le scelte della CEI, i cattolici si sono sempre divisi. Il card. Camillo Ruini, presidente della CEI si schierò clamorosamente con Berlusconi nel 1996: i “cattolici adulti” di Prodi lo contestarono, più contenti invece quelli dei “valori non negoziabili”.

La nostalgia dell’unità dei cattolici. La storia degli ultimi anni

Ora, tornano le elezioni e riemerge un’inconfessata nostalgia: quella dell’unità politica dei cattolici, da giocarsi sullo schieramento nazionale in modo autonomo, o per guardare a destra o per volgere a sinistra. Storia non nuova. Già dall’estate 2011 era evidente che Berlusconi non reggeva. Perciò, il 17 ottobre del 2011 si riunì a Todi il Forum dei cattolici, comprendente Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, Acli, Movimento cristiano lavoratori e Compagnia delle Opere, tutti firmatari del Manifesto della buona politica del 19 luglio, per rispondere «all’appello del Papa, ribadito dai vescovi italiani, per un impegno fecondo dei cattolici rivolto al rinnovamento morale e civile della politica nazionale… per spirito di servizio, non per rivendicare primazie».

L’obbiettivo era quello di stimolare «una grande, generosa, generale mobilitazione delle energie civili, sociali, imprenditoriali degli italiani, che metta in moto le forze positive che si esprimono nella società al servizio del bene comune». Escludevano, si intende, una nuova “Cosa bianca”. Intanto il 26 settembre il Card. Angelo Bagnasco aveva deciso, alla fine, di togliere il sostegno a Berlusconi, accusato di “comportamenti tristi”. Berlusconi si sarebbe dimesso il 12 novembre 2011. Qualche giorno dopo, tre dei partecipanti al Forum di Todi, Ornaghi, Passera e Riccardi erano ministri del Governo Monti. L’anno dopo, il 21-22 2012 ottobre si riunisce un secondo Forum: dovrebbe servire a modificare in senso più sociale l’Agenda di Monti. Ma il terzo Forum, convocato per il 10 gennaio 2013, salta. Il vento delle imminenti elezioni lo ha disperso.

Intanto, accadevano eventi importanti per la Chiesa universale: il 28 febbraio 2013 Benedetto XVI dava le dimissioni, nel Conclave del 12/12 marzo veniva eletto papa Francesco. Il 24 maggio 2017 il card. Gualtiero Bassetti ha sostituito Angelo Bagnasco alla guida della CEI. La quale non ha avuto il coraggio, neppure questa volta, di eleggersi in casa il Presidente: perciò ha formulato una terna e ha fatto scegliere al Papa. Quel che è certo è che il quadro delle elezioni del 4 marzo 2018 si presenta davanti ai cattolici del tutto cambiato. In peggio, secondo Alberto Melloni: “ … in un Paese sfarinato il cattolicesimo si avvicina a questa campagna elettorale sfarinato”. Lo storico del Cristianesimo e del Concilio Vaticano II lamenta la solitudine elettorale dei cattolici, lasciati soli anche dal Papa, che rivolge lo sguardo altrove, verso il vasto mondo.

Solo che non è chiaro quale sarebbe la condizione opposta allo “sfarinamento”: che la CEI tornasse a suggerire chi votare? Se invece si allude alla pluralità di posizioni politico-partitiche, allora va detto che esistono da sempre nel pluriverso dei credenti. Ed è forse per aver finalmente preso atto di questo che il Card. Bassetti, per un verso segnala al Paese quali sono, a suo parere, i nodi essenziali da sciogliere, gli stessi per i credenti e i non credenti, e, per l’altro, invita i cattolici ad impegnarsi e a partecipare, affidandosi all’esercizio concreto della loro responsabilità. Bassetti invita i partiti alla razionalità, al realismo, a non vendere promesse favolistiche, a tenere insieme la comunità civile, ad affrontare l’accoglienza con discernimento. Questo e solo questo.

Il libero impegno dei cattolici

Si tratta di una terza via, che le Conferenze episcopali europee praticano già dal secondo dopoguerra. La Chiesa italiana per una lunga fase, dall’Unità fino al 1919, ha fatto politica nella società italiana, per mezzo di proprie associazioni ed apparati, ad incominciare dall’Opera dei Congressi. Il tentativo di Romolo Murri di autonomizzarsi laicamente con la fondazione di una “Democrazia cristiana” sarà stroncato, complice anche il suo coinvolgimento imprudente – secondo lo stesso Sturzo – nel movimento modernista. L’esperienza del PPI di Sturzo nel 1919 si muoverà con la stessa logica di autonomia – un partito di cattolici, non un partito cattolico – ma sarà liquidato dalla stretta a tenaglia del regime fascista e del Vaticano. Nel secondo dopoguerra, la nascita contrastata – da settori importanti del Vaticano – della DC di De Gasperi come “partito dei cattolici” riaprirà la strada dell’autonomia dei laici in politica: la DC opera autonomamente e direttamente nella politica e nello Stato, la Chiesa sta vigile e condiziona consenso e scelta dei rappresentanti e dei Ministri alle spalle. E quando costringerà la DC a scendere direttamente in campo, per es. per abolire la legge istitutiva del divorzio, saranno sconfitte tutte e due.

Si apre, ora, anche in Italia un terzo tempo della presenza “politica” della Chiesa italiana. No alla costruzione di strumenti organizzativi propri (dall’Azione cattolica, ai Comitati civici di Gedda, a Civiltà Italica di Mons. Ronca), no ad un partito cattolico (Sturzo) o dei cattolici (De Gasperi), sì ad una forte presenza pubblica nella società civile, alla formazione di personale politico, all’animazione etica e culturale. Se c’è da fare battaglie, le fa direttamente. Meno manovre dietro le quinte, più impegno in primo piano. Quanto ai fedeli, hanno davanti un’offerta politica variegata, che ricopre l’intero arco dello schieramento. A loro non si possono ingiungere comportamenti elettorali, invocando ragioni di salvezza eterna. La ragione teologica è che i passaggi dalla fede, all’etica, alla politica non sono affatto disegnati more geometrico. Di mezzo stanno la libertà/responsabilità di coscienza e la capacità individuale di discernimento dei singoli fedeli. Che, eventualmente, si tratta di far crescere. Questa terza via europea della Chiesa italiana è più faticosa e difficile delle altre due finora praticate, perché non affida la protezione del lascito di fede e dell’etica cristiana alla rendita di posizione delle leggi e dello Stato. Qualcuno potrebbe far notare che in Germania ci sono ben due partiti – la CDU (Christliche Demokratische Union) e la CSU (Christliche Soziale Union) – che incorporano nel nome l’aggettivo “cristiano”. Verissimo. Di più: è obbligatoria la destinazione di una quota delle tasse alle Chiese. Eppure, l’unico potere politico che esercitano le Chiese – cattolica e protestante – è quello della moral and cultural suasion. Qui in Italia, i nostalgici di destra e di sinistra si dovranno di qui in avanti rassegnare.