Scanzorosciate, una Terra di Mezzo. Cinque parrocchie, un’unità pastorale. Allenati a stare sul confine

Foto e video servizio di ©Gian Vittorio Frau

Le cinque parrocchie di Scanzorosciate – Scanzo, Rosciate, Negrone, Tribulina e Gavarno – negli ultimi cinque anni hanno subito tante e rapide trasformazioni: è in questo periodo che si sono trasformate nell’unità pastorale più grande della diocesi (una definizione tuttavia solo temporanea, perché ce ne sono molte altre in formazione). Il cammino, comunque, è ancora in corso: sono cinque comunità molto diverse tra loro per storia e vocazione, che stanno crescendo nel confronto e nella capacità di lavorare insieme, seguendo un percorso segnato anche da tante fatiche. Ne diamo conto in questo dossier, seconda tappa del nostro viaggio nelle parrocchie della diocesi condotto in collaborazione con “L’Eco di Bergamo”: troverete due pagine con servizi, foto e approfondimenti nell’edizione del 20 gennaio.
Il paese di Scanzorosciate, nell’hinterland, a pochi minuti dalla città, si può definire, in modo suggestivo, come una Terra di Mezzo. Creare un’unità pastorale costringe a rimettersi in gioco, a superare abitudini consolidate, a dialogare con persone diverse. Bisogna insomma aprirsi a nuovi orizzonti. Questo ha avuto riflessi profondi sulla vita delle comunità, costrette, in qualche modo, a “stare sul confine”: sia per incontrarsi tra parrocchie sia per andare incontro alle persone più “lontane” che pure abitano sul territorio, e provare a coinvolgerle.
Ad accompagnare e guidare le parrocchie ci sono cinque sacerdoti: don Angelo Pezzoli a Negrone San Pantaleone, don Bruno Baduini a Gavarno Tribulina, don Alessandro Baitelli amministratore parrocchiale a Scanzo e Rosciate (a seguito della malattia del parroco don Pietro Rondalli), don Sergio Armentini curato interparrocchiale e don Cristiano Re moderatore dell’unità pastorale. Tre di loro, don Angelo, don Alessandro e don Sergio, sono arrivati nell’ultimo anno.

Ogni parrocchia conserva un’identità ben precisa, legata alla propria storia. “La parrocchia – spiega don Cristiano – resta il luogo di appartenenza territoriale, quello dove si costruiscono i legami di prossimità, dove si partecipa alla liturgia e si svolge l’iniziazione cristiana dei piccoli”. C’è poi un insieme, sempre più corposo, di attività che vengono promosse a livello interparrocchiale, ma che comunque si distribuiscono sul territorio. A governarle è un’équipe pastorale di cui fanno parte, con i preti, rappresentanti di tutte le parrocchie: “Ha il compito di elaborare le linee di fondo – continua don Cristiano – che riguardano l’iniziazione cristiana dei ragazzi più grandi, dalla preparazione alla cresima in poi, la formazione dei catechisti, quella degli adolescenti e dei giovani, il coordinamento delle équipe di pastorale giovanile. Inoltre coordina i gruppi missionari, i gruppi caritativi, la pastorale familiare, la pastorale della sofferenza, dei malati e degli anziani, con particolare riferimento alla casa di riposo Piccinelli, il rapporto con il territorio e le associazioni. L’équipe ha una gestione molto democratica, ha suddiviso compiti e capitoli della pastorale fra le cinque parrocchie e ognuna ne segue aspetti specifici”.
Pochi mesi fa, a seguito della grave malattia del parroco don Pietro Rondalli, a Scanzo e Rosciate è arrivato un amministratore parrocchiale, don Alessandro Baitelli: “La nostra è una realtà in rapida trasformazione – sottolinea -. Sono qui con un ruolo di supplenza, cerco di preservare e di far funzionare i progetti e i processi già in atto. Queste due comunità sono già in partenza molto diverse tra loro: Scanzo è più aperta, cosmopolita, ma anche più sfilacciata, Rosciate ha una dimensione più tradizionale di paese. Entrambe negli ultimi tempi sono state chiamare ad affrontare nuove sfide e rapidi cambiamenti, in parte generati proprio dalla creazione dell’unità pastorale: è inevitabile che all’inizio ci sia la necessità di amalgamare bene le diverse comunità, di far funzionare correttamente tutte le attività. Certo perché questo avvenga è necessario aprirsi ai bisogni di tutto il paese, e non stare ripiegati soltanto sulle proprie necessità”.

Quest’anno una particolare attenzione è stata data al tema della famiglia: “Abbiamo riletto l’Amoris Laetitia – l’esortazione apostolica di Papa Francesco – chiarisce don Cristiano – e partendo da essa abbiamo rivisto insieme le azioni pastorali, cercando di capire cosa va bene e cosa va ripensato. Abbiamo stabilito una prassi comune per la catechesi battesimale, il corso fidanzati, l’inclusione e l’accoglienza dei separati e divorziati”.

L’attenzione alla pastorale familiare è un tassello importante di un progetto più ampio: “La catechesi delle famiglie, per esempio – aggiunge don Alessandro – è un modo per incontrare più da vicino la realtà che ci sta intorno, e si colloca nell’ambito di una serie di azioni di ampio respiro che hanno l’obiettivo di rendere più attiva e propositiva la parte di comunità che si riconosce nei valori cristiani, con attività educative e di formazione”.

Gli spazi dedicati alle famiglie sono molti, formali e informali. A Rosciate, per esempio, un sabato al mese viene organizzata una cena con i genitori e i ragazzi che frequentano il gruppo di catechesi. A Scanzo, poi, l’ufficio parrocchiale con la sua stufa accesa è già come un focolare domestico dove tutti si rifugiano nei giorni più freddi: vanno e vengono moltissime persone, in particolare nei pomeriggi dei fine settimana; tra le colonne dell’oratorio c’è anche un gruppo di signore, mamme e nonne, che una volta al mese cucinano per tutti. “Le cene comunitarie sono una bella occasione d’incontro – chiarisce la signora Emilia – noi ci prestiamo volentieri a questo compito, lo facciamo da tanti anni”. Sono occasioni aperte a tutti: “L’idea di fondo – spiega don Cristiano – è creare aggregazione, anche con queste iniziative molto semplici, in cui si mettono in mezzo a una stanza un po’ di tavoli e si mangia insieme. Tra le attività della parrocchia teniamo sempre aperti questi spazi soglia in cui non c’è bisogno di un’appartenenza precisa ma si possono condividere pensieri, relazioni, valori”.

Ci sono gruppi di catechesi spalmati su tutti i giorni della settimana, ogni giorno in una parrocchia diversa: “Ognuno può iscriversi dove preferisce – spiega don Cristiano – e c’è una segreteria centrale. Così nascono scambi positivi tra le diverse comunità, sia per quanto riguarda le relazioni, sia dal punto di vista organizzativo, e anche quelle più piccole ne vengono avvantaggiate: a volte, infatti, senza questa possibilità di movimento sarebbe difficile costituire un gruppo; oppure all’opposto si evita che in quelle più grandi se ne formino di troppo numerosi e difficili da gestire”.