Caravaggio, l’anima e il sangue: le nuove tecnologie a servizio dell’arte in un racconto sul grande schermo

“Caravaggio, l’anima e il sangue”. Lagani (Sky): il nostro punto di forza? L’innovazione. Sarà nei cinema italiani dal 19 febbraio 2018 “Caravaggio, l’anima e il sangue”, nuovo documentario di “Cinema d’Arte Sky”, prodotto da Sky con Magnitudo e realizzato in collaborazione con Vatican Media (Segreteria per la comunicazione della Santa Sede). Il documentario ha ottenuto inoltre il riconoscimento della direzione generale cinema MiBACT, il patrocinio del Comune di Milano e la collaborazione con Palazzo reale. Per l’occasione il Sir ha intervistato la responsabile e direttrice artistica delle produzioni “Cinema d’Arte Sky”, Cosetta Lagani, per un viaggio alla scoperta di Caravaggio, ma anche del nuovo progetto su Michelangelo (sempre per il 2018).

Come è cambiato il racconto dell’arte sul grande schermo?
Quando abbiamo iniziato con la prima produzione “Cinema d’Arte Sky” nel 2013, “Musei Vaticani 3D”, il racconto dell’arte sul grande schermo di fatto ancora non esisteva. Erano stati fatti dei primi esperimenti produttivi all’estero, ma si trattava essenzialmente di riprese di grandi mostre. “Musei Vaticani 3D” ha contribuito a cambiare tutto.

Classificatosi primo al box office italiano nel suo giorno di uscita e poi distribuito nei cinema di 60 Paesi, è risultato come il contenuto d’arte più visto nei cinema del mondo da sempre, con oltre 250mila spettatori.
Numeri incredibili non solo per la documentaristica, ma anche per la cinematografia italiana all’estero, che hanno evidenziato in modo molto chiaro come ci fosse una forte domanda in tutto il mondo per prodotti innovativi e divulgativi che raccontassero il bello del nostro Paese. Da “Musei Vaticani 3D” in poi la produzione di contenuti d’arte è diventata una nuova linea di business per molti produttori e broadcaster internazionali, così come per Sky che da allora ha introdotto a regime la realizzazione di film d’arte per il cinema, di cui sono responsabile e direttore artistico, producendo: “Firenze e gli Uffizi” (2015), “San Pietro e le Basiliche Papali di Roma” (2016), “Raffaello il Principe delle Arti” (2017) e i due nuovi film “Caravaggio, l’anima e il sangue” e “Michelangelo. Infinito”.

Qual è la particolarità di questi documentari d’arte?
Il punto di forza di questi prodotti può essere riassunto in una sola parola: innovazione. Innovazione nell’approccio narrativo (mai didascalico, ma emozionale e autorevole), così come nel linguaggio visivo (con la sperimentazione di tecniche di ripresa e di post-produzione tra le più evolute); tutto al servizio delle opere e dei luoghi d’arte, per consentire allo spettatore di viverli in modo assoluto, con una partecipazione emotiva e “immersiva” inedita e potentissima. Prima dei nostri film nessuno aveva mai messo la tecnologia cinematografica di ultima generazione al servizio dell’arte (sperimentando il 3D, il 4K, le dimensionalizzazioni sull’arte). Una scelta vincente, perché la tecnologia (non fine a se stessa, ma messa “al servizio di…”) può dare un contributo determinante nel valorizzare e aumentare l’impatto emotivo dell’arte. Dal film su Raffaello stiamo inoltre lavorando per portare a totale compimento il dialogo tra mondo del cinema e mondo dell’arte, con un coinvolgimento sempre maggiore di eccellenze del cinema italiano, accanto a storici ed esperti d’arte impegnati nella consulenza scientifica dei film.

Lei ha lavorato con la Segreteria per la comunicazione e i Musei Vaticani alla realizzazione di suggestive produzioni audiovisive. Come sono nati questi progetti con la Santa Sede?
Quasi tutti i nostri film d’arte sono stati realizzati in collaborazione con i Musei Vaticani e la Segreteria per la Comunicazione. Sono molto grata a queste Istituzioni per la grande fiducia accordataci e la preziosa collaborazione fornita, senza cui questi progetti non sarebbero mai potuti esistere. La Santa Sede custodisce alcuni tra i più grandi tesori artistici dell’umanità, che attraggono ogni anno milioni di visitatori da tutto il mondo. Un progetto d’arte che si rispetti non può prescindere, dunque, da questi luoghi e opere. Quello che speravo e ho avuto il privilegio di realizzare con queste importanti Istituzioni della fede e dell’arte è però qualcosa di più, una sinergia d’intenti, capace di coniugare tradizione e innovazione, per creare insieme una linea progettuale continuativa. Sinergia d’intenti nata nel 2013 con la direzione dei Musei Vaticani per “Musei Vaticani 3D”, nel 2014 con il Centro televisivo vaticano e poi, da quando è stata istituita, con la Segreteria per la comunicazione per la diretta della canonizzazione di Papa Wojtyla e Papa Roncalli, il relativo documentario presentato al Festival di Roma e, subito dopo, il film “San Pietro e le Basiliche Papali di Roma” per il Giubileo straordinario della misericordia. Abbiamo portato sul grande schermo l’arte e la cultura del bello in ogni angolo della terra, anche in Paesi dell’America del Sud, dell’Asia e, di recente, persino in Cina.

Da “Musei Vaticani 3D” a “Raffaello”, tutti documentari dedicati all’arte italiana con un forte richiamo sul mercato estero. Quali potenzialità per il settore audiovisivo?
I risultati di questi primi film ci hanno sorpreso. Il connubio “arte, cinema e tecnologia”, e allo stesso tempo il dialogo tra tradizione e innovazione, si sono rivelati vincenti, attirando nei cinema di tutto il mondo un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. In qualche modo abbiamo creato un brand e ideato un nuovo genere. I nostri film si sono classificati nei cinema in Italia sempre ai primi posti del box office e hanno registrato record di ascolti per il genere su Sky. Ma la sorpresa più grande è venuta dall’estero: hanno esordito in circa 2.000 cinema nel mondo e in molti di questi si sono classificati nella top 5 o top 10 del box office. In questo senso, tra le più grandi sorprese c’è la Colombia: lì si è registrato il 75% di occupazione sala in tutti i giorni in cui i nostri film sono stati proiettati, e gli storici dell’arte dei nostri film sono diventati delle vere star. Più di recente la Cina, in cui i nostri primi 3 film hanno esordito in 20 cinema delle principali 10 città cinesi, registrando il tutto esaurito quasi ovunque.

In produzione ci sono altri due documentari dedicati ad artisti del Rinascimento: Michelangelo e Caravaggio. Cosa ci può anticipare?
I nostri film sono fatti di sperimentazione costante di linguaggi narrativi, visivi, tecnologici. In tal senso, i film su Caravaggio e Michelangelo rappresentano un ulteriore step innovativo: sono diversissimi tra loro per scelte narrative, stilistiche e visive, ma anche molto differenti dai precedenti. Per Caravaggio abbiamo messo a punto un modo inedito di raccontare un artista tanto amato quanto controverso. Dal punto di vista tecnico, abbiamo sperimentato, tra i primi in Italia, con Magnitudo film, le riprese in 8K – ovvero la massima risoluzione oggi esistente al mondo – ed evolute tecniche di lavorazione in Cgi, che restituiscono appieno l’enfasi delle luci e delle ombre dei dipinti di Caravaggio, entrambi “stratagemmi” tecnologici che ci hanno consentito di far “prendere corpo” alle sue opere creando una percezione davvero unica, viscerale e quasi “tattile”.

E sotto il profilo narrativo?
In linea con l’assoluta contemporaneità dell’arte di Caravaggio, abbiamo deciso di rappresentare i suoi moti d’animo in un contesto contemporaneo astratto ed essenziale, mettendo in scena persone comuni e non attori (come erano comuni e “del popolo” i personaggi che lui usava come modelli per le sue tele). In queste scene, potenti ed evocative, l’interpretazione dei personaggi è talmente reale e senza filtri da trasportare lo spettatore in un luogo di sensazioni riconoscibili, da farlo entrare in contatto con l’uomo Caravaggio. Le scene sono narrate dalla voce fuori campo dell’io caravaggesco, una voce affidata a un grande interprete contemporaneo, in qualche modo affine per talento e scelte artistiche: Manuel Agnelli.

Qual è stato invece il lavoro su Michelangelo?
“Michelangelo. Infinito” segna un passo decisivo verso la trasformazione di questi prodotti in veri e propri film ma di “autorevole finzione” e l’allontanamento dalla documentaristica classica. L’idea innovativa del soggetto è stata quella di sviluppare il racconto delle opere all’interno di un contesto di “autorevole” finzione. In scena ci sono Michelangelo (un eccezionale Enrico Lo Verso) che all’interno di una suggestiva cava di Carrara rievoca la sua vita, i suoi turbamenti e inquietudini, la sua ansia creativa. Mentre la narrazione è affidata allo storico dell’arte Giorgio Vasari (interpretato in modo superbo da Ivano Marescotti), che conobbe personalmente Michelangelo e fu quindi testimone diretto della sua vita e delle sue creazioni. Il racconto storico e artistico si snoda attraverso le loro narrazioni e rievocazioni; dai loro racconti prendono vita sia le ricostruzioni storiche, tra cui le suggestive immagini di Michelangelo alle prese con le imprese eroiche della Volta della Cappella Sistina e del Giudizio Universale, sia l’immersione in modo assoluto nelle opere. Il film proporrà tutta la principale e vastissima produzione scultorea e pittorica michelangiolesca, oltre a molti disegni, con riprese delle opere da punti di vista inediti e l’accesso a luoghi privati e non aperti al pubblico. Il progetto, una produzione Sky con Magnitudo, è realizzato grazie alla preziosa collaborazione sia con i Musei Vaticani sia con la Segreteria per la comunicazione. Il film uscirà al cinema nel corso del 2018.

Come donna è riuscita a imporsi in un settore connotato da una forte presenza maschile a livello dirigenziale. Cosa si sente di dire a dei giovani?
Il messaggio e la raccomandazione migliore che io possa dare ai giovani che desiderano inserirsi nell’ambito dell’audiovisivo (ma vale anche un po’ in generale) deriva proprio dal mio personale percorso di studi (laurea in matematica e una specializzazione nel settore audiovisivo) e professionale: passione, determinazione, affidabilità, tanto impegno, capacità di attivare delle collaborazioni basate su affinità di visioni e sinergia d’intenti, ma anche tanta curiosità, coraggio di seguire le proprie intuizioni e di prendersi dei rischi ben ponderati. Le possibilità nel settore audiovisivo in questo momento sono immense: l’industria creativa italiana è in piena rinascita, c’è una possibilità continua di innovazione, lo scenario internazionale e le relative opportunità di collaborazioni sono sempre più interessanti, anche con l’ingresso in questo mercato della Cina. In questo scenario, lavorare in un contesto come quello di Sky, che ha fatto della costante ricerca di qualità e innovazione i valori portanti del proprio Dna, è davvero molto stimolante.