Fraternità sacerdotali: un segno, una testimonianza per l’intera comunità. E una bella sfida

La riforma dei Vicariati, con la creazione nella diocesi di Bergamo delle Comunità ecclesiali territoriali, “pone in modo nuovo la questione della figura e della missione del presbitero, e particolarmente del presbiterio nella sua forma locale”, come il vescovo Francesco Beschi ha sottolineato nella lettera circolare dell’anno scorso.
In occasione della riforma entra quindi in gioco anche “una figura relativamente nuova”, quella della “fraternità presbiterale”. In prima battuta questo vuol dire, semplicemente, che sempre di più i sacerdoti saranno chiamati a vivere “in comunità” piuttosto che in residenze singole. Uno stile che è stato già sperimentato, dove possibile, in alcune unità pastorali costituite in diocesi negli ultimi anni, in cui esistono forti rapporti di collaborazione e una divisione organica dei compiti per rispondere nel modo più efficace possibile alle richieste delle parrocchie, ma anche per realizzare una vera “integrazione” tra realtà che hanno storie, tradizioni, caratteristiche differenti e si ritrovano a dover condividere molti aspetti della vita comunitaria.
La vita condivisa (in modalità via via diverse, che dovranno essere individuate a seconda delle particolarità del territorio e delle esigenze pastorali) può rappresentare, come sottolinea sempre la lettera circolare «Camminare insieme nella gioia del Vangelo» il segno più evidente di uno stile che «caratterizza l’intera comunità cristiana e che Papa Francesco ultimamente ha indicato come la risposta cristiana alla frammentazione, alle divisioni, alle ostilità e alle guerre del nostro tempo».
Nelle intenzioni del vescovo le fraternità sacerdotali sono quindi «segno e testimonianza di una fraternità più vasta che abbraccia l’intera comunità». Si possono immaginare come “relazioni impegnative tra un numero limitato di presbiteri (una ventina), che vivono e lavorano in parrocchie contigue e si alimenta ad una serie di impegni condivisi che vengono definiti da loro stessi, dal presbiterio diocesano nel suo insieme e dal vescovo. Già oggi il presbiterio di un vicariato vive queste relazioni, spesso connotate da scelte e impegni pastorali condivisi». Ora la riforma mette l’accento sull’aspetto delle relazioni tra presbiteri in vista della realizzazione di nuove forme e modalità di servizio pastorale. Una bella sfida.