Diritto d’asilo. Nel rapporto della Fondazione Migrantes quattro proposte inedite per superare la crisi

Il Rapporto “Il Diritto d’asilo. Accogliere, proteggere, promuovere, integrare”, lo studio che la Fondazione Migrantes dedica al mondo dei richiedenti asilo e rifugiati per il secondo anno consecutivo e che è stato presentato stamattina a Ferrara, si conclude, si legge in un comunicato della stessa Fondazione, “con quattro proposte inedite per superare l’attuale crisi (un vero e proprio ‘vicolo cieco’) del diritto d’asilo in Europa: se accolte, queste proposte avrebbero positive ricadute sull’intera società del vecchio continente, oltre che, naturalmente, sui percorsi di integrazione degli stessi rifugiati”. La prima proposta riguarda “un nuovo regolamento ‘di Dublino’ finalmente aderente al principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati”; la seconda “il rifiuto dei concetti di ‘Paese terzo sicuro’ e di ‘Paese di primo asilo’, ad oggi solo proposti dall’Ue ma in insanabile contrasto con la tradizione giuridica europea in materia di asilo”; la terza “l’introduzione di un regolamento Ue che disciplini il ‘reinsediamento’ dei rifugiati da Paesi terzi prevedendo per gli Stati membri obblighi chiari”; la quarta e ultima “un’estensione della protezione sussidiaria, ancorandola alla tutela dei diritti e delle libertà fondamentali garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”.
Il Rapporto contiene anche un’appendice che riporta i 20 Punti di azione proposti dal Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale in vista dei Global Compact Onu di questo 2018.
Sulle “rotte” precarie e, nel complesso, sempre più chiuse del Mediterraneo orientale, centrale e occidentale, “nel 2017 hanno raggiunto via mare l’Europa 171.694 migranti e rifugia-ti. Erano stati 363.504 nel 2016 e ben 1.011.712 nel 2015. Gli arrivi sono aumentati solo nel Mediterraneo occidentale”. È uno dei dati del Rapporto “Il Diritto d’asilo. Accogliere, proteggere, promuovere, integrare”, lo studio che la Fondazione Migrantes dedica al mondo dei richiedenti asilo e rifugiati per il secondo anno consecutivo e che è stato presentato stamattina a Ferrara, come si legge in un comunicato della stessa Fondazione. Sempre nelle acque del Mediterraneo, la “frontiera” più letale del mondo, l’ultimo “triennio ha registrato un triste record di vittime nel 2016, 5.143, contro le 3.771 del 2015 – ricorda il Rapporto -. Nel 2017 il dato è sceso a 3.119; ma rispetto al 2016 è aumentata, sia pure di poco, l’incidenza dei morti sul totale di coloro che si sono imbarcati: oggi perdono la vita nelle acque del Mare Nostrum (ma si tratta sempre di stime per difetto) quasi 2 persone ogni 100 partite, mentre nel 2016 il dato si era attestato su poco più di una su 100”.
Facendo riferimento alla situazione in Italia, il Rapporto evidenzia che “nel 2017 il contatore degli arrivi nel nostro Paese si è fermato a 119.369 persone, il 34% in meno rispetto alle 181.436 del 2016 (erano state 153.842 nel 2015). Il primo Paese di provenienza si conferma la Nigeria, seguita da Guinea, Costa d’Avorio, Bangladesh, Mali ed Eritrea”. Secondo dati del ministero dell’Interno, nel 2017 hanno chiesto protezione in Italia circa 130 mila persone (per la prima volta il numero supera gli arrivi via mare durante l’anno). Nel 2016 i richiedenti asilo erano stati 123.600, e 83.970 nel 2015. Sempre secondo dati del Viminale, nel 2017 su circa 80mila richiedenti asilo, è stata accordata protezione a oltre 30mila di essi. Alla fine del 2017 erano in accoglienza nel nostro Paese 183.681 richiedenti asilo e rifugiati: appena il 3 per mille dei residenti.
Sono 7 le esperienze di accoglienza in famiglia locali o nazionali studiate nell’approfondimento ad hoc del rapporto: negli ultimi tre anni oltre 400 nuclei familiari vi hanno accolto almeno 500 persone (soprattutto rifugiati ma anche richiedenti asilo); 4 esperienze sono finanziate con fondi Sprar, una con fondi Cas, una (“Rifugiato a casa mia” di Caritas nazionale e Caritas diocesane) con fondi Cei dell’8 per mille e una tramite fund raising e donazioni private.