Ri-pensare la catechesi

Ragazzi di terza Media di Grumello, in visita al Seminario

Domenica. Momento di formazione e pranzo con i genitori dei bambini di prima e seconda elementare di Grumello. A tavola mi siedo con i catechisti e si parla, tra diversi argomenti, anche della catechesi, di come essa è vissuta in parrocchia.

Il 98 per cento alla catechesi, il 12 per cento alla Messa

I dati credo siano simili alla maggior parte delle nostre comunità parrocchiali: da noi c’è il 98% dei ragazzi che frequenta la catechesi in settimana, ma solo il 10-12% circa la Messa. In una classe delle medie su quasi settanta ragazzi del catechismo partecipano alla Messa domenicale 7/8 ragazzi.

Quello che interessa non è fare inutili piagnistei, ma provare ad aprire riflessioni di senso. La prima, che mi porto dentro da un po’, è che la nostra catechesi, così come si struttura ora, sta andando in difficoltà e va rivista finché si è in tempo. Registro presenze, ora di “lezione”, schede su schede colme di nozioni e caratterizzate da “horror vacui” (margini ridotti e interlinea minimo, così che trovino spazio più parole possibili), programmi da concludere.

Va tutto bene, per carità: il tutto è preparato con fede e impegno dai nostri catechisti, che regalano il loro tempo ai nostri ragazzi, spesso ritagliandolo dentro una vita già pienissima, tra famiglia e lavoro. A loro va il mio grazie di cuore. Ma resta il problema di fondo: la nostra è una catechesi scolastica. Peraltro, ragionavo recentemente con alcuni curati del vicariato, questa situazione risulta paradossale, perché stiamo applicando ancora e forse sempre di più alla catechesi un modello, quello scolastico appunto, che sta mostrando tutte le sue criticità, tanto che ministero dell’istruzione e docenti stanno riflettendo su come sia possibile dare una svolta educativamente significativa. Ci diciamo sempre che se la fede è ridotta a nozioni da imparare e non dialoga con la vita è destinata a spegnersi: dunque, cosa facciamo per attivare questo collegamento?

Non ci sono ricette. Alcune domande

Non ho ricette in tasca, solo provo a pormi, estendendole a chi vuole ascoltarmi, alcune domande: la catechesi deve essere tutte le settimane? E devono sempre essere approfondimenti teorici? Non possiamo pensare a una forma che tenga insieme preghiera, contenuti ed esperienza? Siamo in Quaresima: sarebbe peccato mortale saltare l’incontro canonico di catechesi e trovarsi invece tutti insieme il venerdì sera per la via crucis con la comunità e la domenica a Messa?

Infine, un punto essenziale: se ai nostri ragazzi, di Dio parlano solo preti, suore e catechisti, non si andrà molto lontano. Per questo è necessario che la catechesi si rivolga più alle famiglie che ai ragazzi. “Vengono poche famiglie”, mi si risponde spesso. Non importa. La questione dei numeri ci tiene schiavi da troppo tempo. Siamo in una fase di delicata transizione dal cristianesimo di tutti al cristianesimo di chi sceglie di seguire Gesù Cristo vivendo il Vangelo.

In fondo, cosa conta? Riempire dei registri per illuderci di “essere ancora tanti” o lasciare che chi vuole incontrare il Signore nella sua Chiesa possa farlo, nelle forme della preghiera, della celebrazione eucaristica, della catechesi fondata sulla Parola e della vita fraterna?