Papa Francesco ai giovani: “Il digiuno può aiutarvi ad acquisire maggiore padronanza su voi stessi”

“La Quaresima è un tempo favorevole per intensificare la vita spirituale”. Lo ha detto il Papa, salutando come di consueto i fedeli italiani al termine dell’udienza in Aula Paolo V. “La pratica del digiuno vi sia di aiuto, cari giovani, per acquisire maggiore padronanza su voi stessi”, l’invito nel triplice saluto finale: “La preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo per affidare a Dio le vostre sofferenze e sentirlo sempre vicino; le opere di misericordia aiutino voi, cari sposi novelli, a vivere la vostra vita coniugale sempre orientata alle necessità dei fratelli”. Al termine dell’udienza in Aula Paolo VI, dopo i saluti agli ammalati e ai disabili presenti nelle prime file, Francesco saluterà anche i fedeli che si trovano in basilica, che hanno seguito l’udienza dai maxischermi in questo speciale mercoledì caratterizzato dalla temperature sottozero nella Capitale.
“È stato il primo altare cristiano, quello della croce. E quando noi ci avviciniamo all’altare per celebrare la messa, la nostra memoria va all’altare della croce, dove è stato fatto il primo sacrificio”. Lo ha spiegato, a braccio il Papa, che dopo aver terminato il ciclo di catechesi sulla liturgia della Parola si è soffermato sull’altra parte costitutiva della messa, che è la liturgia eucaristica. “In essa, attraverso i santi segni, la Chiesa rende continuamente presente il sacrificio della nuova alleanza sigillata da Gesù sull’altare della Croce”, ha esordito Francesco, ricordando che “il sacerdote, che nella messa rappresenta Cristo, compie ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli nell’ultima cena: prese il pane e il calice, rese grazie, li diede ai discepoli, dicendo: ‘Prendete, mangiate … bevete: questo è il mio corpo … questo è il calice del mio sangue. Fate questo in memoria di me’”. “Obbediente al comando di Gesù, la Chiesa ha disposto la liturgia eucaristica in momenti che corrispondono alle parole e ai gesti compiuti da lui la vigilia della sua Passione”, ha fatto notare il Papa: “Così, nella preparazione dei doni sono portati all’altare il pane e il vino, cioè gli elementi che Cristo prese nelle sue mani”. “Nella preghiera eucaristica rendiamo grazie a Dio per l’opera della redenzione e le offerte diventano il Corpo e il Sangue di Cristo”, ha spiegato: “Seguono la frazione del pane e la Comunione, mediante la quale riviviamo l’esperienza degli apostoli che ricevettero i doni eucaristici dalle mani di Cristo stesso”.
“Ci chiede poco il Signore e ci dà tanto”. Così il Papa ha commentato, a braccio, il momento della liturgia eucaristica nel quale il popolo di Dio porta sull’altare il pane e il vino: “Certo, è poca cosa la nostra offerta, ma Cristo ha bisogno di questo poco”, ha sottolineato Francesco: “Nella vita ordinaria – ha spiegato a braccio – ci chiede volontà, ci chiede cuore aperto, ci chiede voglia di essere migliori, e per dare se stesso a noi nell’Eucaristia ci chiede queste offerte simboliche che poi diventeranno il corpo e il sangue”. Così, “la vita dei fedeli, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo”. “Un’immagine di questo movimento oblativo di preghiera è rappresentata dall’incenso che, consumato nel fuoco, libera un fumo profumato che sale verso l’alto”, ha proseguito il Papa: “Incensare le offerte, la croce, l’altare, il sacerdote e il popolo sacerdotale manifesta visibilmente il vincolo offertoriale che unisce tutte queste realtà al sacrificio di Cristo”. “Per non dimenticare c’è l’altare che è Cristo, ma sempre in riferimento al primo altare che è la Croce”, ha aggiunto Francesco ancora a braccio: “Sull’altare che è Cristo portiamo il poco dei nostri doni – il pane e il vino – che poi diventeranno il tanto: Gesù stesso che si dà a noi”. È questo che esprime l’orazione sulle offerte, ha spiegato il Papa: “In essa il sacerdote chiede a Dio di accettare i doni che la Chiesa gli offre, invocando il frutto del mirabile scambio tra la nostra povertà e la sua ricchezza”. “La spiritualità del dono di sé, che questo momento della messa ci insegna – ha concluso – possa illuminare le nostre giornate, le relazioni con gli altri, le cose che facciamo, le sofferenze che incontriamo, aiutandoci a costruire la città terrena alla luce del Vangelo”.