Morte di Davide Astori. Il cappellano della Fiorentina: “Viveva il calcio come la vita, in modo sincero”

“Eravamo amici – racconta don Massimiliano Gabbricci – fra di noi c’era un rapporto meraviglioso, ci volevamo bene, ci sentivamo spesso. Qualche mese fa era venuto con la sua compagna e la sua splendida bambina nella mia comunità, aveva incontrato i ragazzi, era stato con loro. Ragazzi che fanno calcio, che aspirano un giorno a diventare dei campioni come è normale che sia. Aveva lasciato in tutti la semplicità dei valori veri nel modo gentile che aveva”.

“Davide era un ragazzo bravo, meraviglioso, una persona umile e gentile, di uno stile unico. Una persona rara, non solamente nel mondo del calcio ma in questa società”. Don Massimiliano Gabbricci, cappellano della Fiorentina (oltre che della Nazionale di calcio), ricorda così il capitano della squadra viola, morto a Udine durante la notte tra sabato e domenica.

Nella giornata di domenica era già arrivata una nota dell’arcidiocesi di Firenze con cui si esprimeva il cordoglio dell’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, e la partecipazione al dolore della famiglia, attraverso la preghiera. “Tutta la Chiesa fiorentina – si legge nel comunicato – è vicina ai suoi cari e alla società tramite il cappellano della squadra don Massimiliano Gabbricci. Due mesi fa il card. Betori accompagnato da don Gabbricci aveva incontrato nel centro sportivo della Fiorentina Astori con gli altri giocatori, l’allenatore e alcuni dirigenti”.
Nelle ore successive, don Gabbricci ha raccontato il suo stato d’animo in una intervista su Radio Toscana: “La prima cosa che voglio dire è un abbraccio a tutta la famiglia di Davide e a tutta la famiglia della Fiorentina. Voglio esprimere il mio sconvolgimento. Sono un prete ma prima di tutto sono un uomo e sono rimasto sconvolto.Ho saputo la notizia poco prima di entrare in chiesa a celebrare la Messa con la mia comunità e ho fatto fatica ad arrivare in fondo, lo dico senza vergogna.Una notizia sconvolgente, che mi ha colpito in maniera dura. Davide era un ragazzo bravo, meraviglioso, una persona umile e gentile, di uno stile unico. Una persona rara, non solamente nel mondo del calcio ma in questa società”.

“Eravamo amici – racconta ancora don Massimiliano – fra di noi c’era un rapporto meraviglioso, ci volevamo bene, ci sentivamo spesso. Qualche mese fa era venuto con la sua compagna e la sua splendida bambina nella mia comunità, aveva incontrato i ragazzi, era stato con loro. Ragazzi che fanno calcio, che aspirano un giorno a diventare dei campioni come è normale che sia. Aveva lasciato in tutti la semplicità dei valori veri nel modo gentile che aveva. Viveva il mondo del calcio come tutta la sua vita in modo vero, sincero”.Astori era arrivato a Firenze nel 2015, dopo essere cresciuto nelle giovanili del Milan, aver esordito in Serie A con il Cagliari e aver giocato un anno nella Roma. Nella sua carriera anche 14 presenze in Nazionale, con una rete. Alla Fiorentina si era fatto apprezzare non solo per le sue doti in campo, ma anche per la sua serietà e affidabilità, che dall’inizio di questa stagione gli avevano fatto meritare la fascia di capitano. All’età di 31 anni, era considerato il leader di una squadra che vede in rosa molti ragazzi più giovani.
Pensando alla morte di Davide Astori, don Massimiliano conclude: “La vita è il dono più grande di Dio, dobbiamo rispettarla e viverla con gioia. Lui l’ha vissuta con gioia, ci rimarrà il suo sorriso. La stella che si è accesa nel cielo non va dimenticata. Ciao capitano”.