Papa Francesco: cinque anni di pontificato. Le critiche e le loro ragioni profonde

Tra qualche giorno, esattamente il 13 marzo, faranno cinque anni che Jorge Mario Bergoglio è Papa, Papa Francesco. Siamo facili profeti se prevediamo, per l’occorrenza, ampi spazi dati alla ricorrenza e ai bilanci di “cinque anni di pontificato”.

Dal nostro piccolo punto di vista vorremmo indicare un solo elemento di questi ipotetici bilanci, che non riguarda la grande storia, l’impatto che la figura carismatica di Papa Francesco esercita sull’intera società moderna, ma la Chiesa, l’interno della Chiesa. Dentro la Chiesa si ha l’impressione che si produca, in gran parte, quello che avviene al di fuori: la base della Chiesa ammira enormemente il Papa. Ma la situazione cambia a mano a mano che si sale verso i gradini più alti della gerarchia e ci si sposta verso il centro della Chiesa. Ritornano, insistentemente, voci di resistenze sorde da parte della Curia di Roma. Si sentono indicazioni di resistenze anche da parte di molti vescovi. Ho sentito un illustre rappresentante del mondo monastico, molto addentro alle cose di Chiesa, assicurare che “il 60% dei vescovi italiani è critico verso il Papa”. Non mi dava l’impressione di voler fare la battuta.

Dunque le critiche al Papa sono soprattutto ecclesiastiche. I rappresentanti ufficiali della Chiesa (pardon: alcuni rappresentanti ufficiali della Chiesa) sono a disagio. Ipotesi, tutta da verificare. Le difficoltà ecclesiastiche ad accettare le aperture di Papa Francesco sono le difficoltà della Chiesa. I personaggi che si identificano di più con la Chiesa ne risentono di più. L’intensità delle critiche, dunque, misura la profondità della crisi. O, meglio, se si vuole evitare una parola – crisi – troppo abusata, possiamo dirla in altri termini. La Chiesa deve “uscire”, diventare sempre più missionaria, sempre più coraggiosa: così ripete spesso Papa Francesco. Ma non è facile. E chi è molto “dentro” la Chiesa, sente più acutamente quelle difficoltà.

La conclusione è salomonica. Non si tratta di fare i bravi e di non criticare il Papa. Si tratta di avere più coraggio per essere sempre più coraggiosamente evangelici e di prendere atto che, se non si ha quel coraggio, è un po’ troppo facile darne la colpa al Papa.