In occasione delle feste di Pasqua, vi proponiamo quattro storie bergamasche di resurrezione.
Si farebbe fatica a comprendere il buio se non ci fosse la luce. Ma è sofferenza comprendere quel buio che spegne e avvolge tutto il tuo mondo interiore quando entri in “questo posto”, il tuo quotidiano, non riesce più a darti sicurezza, vive nell’incertezza che ti blocca al giovedì santo, dove “Gesù si alzò da tavola e depose le vesti” è proprio in quell’alzarci che il buio si fa più fitto, si fa fatica a capire che alzarci per versare dell’acqua da un catino significa anche abbassarsi per capire e comprendere questo buio che ti blocca, e ti invita a fermarci al venerdì santo, dove il grido di dolore si incontra con lo sguardo dell’uomo della croce, che ti invita ancora a non fermarti allo sguardo del passato, ma su quel futuro che “quest’uomo” potrebbe rinnovarti e darti nuova vita, accogliendoti tra le sue braccia tutte le nostre fragilità, l’invito al ballo del segno del tuo amore dà la speranza che il deserto fiorisce e può tornare ad essere giardino, anche dentro un carcere, dove è avvolto da grandi silenzi che ti conducono al Sabato Santo, tempo di attese che vanno a rompere il buio, fanno riemergere quel cuore sigillato da “una colpa”. Gesù tace nel silenzio della morte, per farci comprendere la gioia dell’attesa della sua vittoria sulle tenebre, che è invito ad andare oltre i muri alti e le finestre con le sbarre, perché la luce della domenica di resurrezione va oltre, e ci dà motivo per rialzarci, per tener aperto il nostro cuore alla speranza della luce del risorto. Si vive questo anche in questo pezzo di Chiesa di Bergamo che soffre e offre speranza e fa odorare il grande seme della misericordia, condivisa con tanti volti diversi, credere diversi, ma uniti in un’unica fusione che pone al centro “l’uomo” figlio di Dio, vincitore di ogni divisione o barriera, consolatore della sofferenza, amico che infonde il coraggio di percorrere questo cammino fino in fondo per rialzarci, dando a ciascuno il dono di un seme da coltivare, il seme della misericordia che rialza e dà vita, e ti dona l’incontro con persone speciali che spendono la loro vita per dare frutto a questo seme come don Fausto e i diversi cappellani, per poter giungere alla grande consapevolezza che si può passare dal buio alla luce.