L’esortazione apostolica di Papa Francesco sulla santità. Gianni Valente: «Non è un trattato, ma un appello a tutti i cristiani»

“Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente”. Non un trattato sulla santità ma una chiamata alla santità, “cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità”. È “Gaudete et exsultate” (“Gioite ed esultate”) la nuova esortazione apostolica di Papa Francesco “sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”.

La terza esortazione apostolica firmata da Bergoglio dopo “Amoris laetitia” sull’amore nella famiglia del marzo 2016 e “Evangelii gaudium” sull’annuncio del Vangelo nel mondo odierno del novembre 2013, è più breve delle precedenti ed è composta di cinque capitoli.

Gianni Valente giornalista, collaboratore di “Vatican Insider” che ha partecipato alla presentazione della “Gaudete et exsultate” in Vaticano lo scorso 9 aprile, da noi intervistato, chiarisce i punti chiave dell’esortazione apostolica del Santo Padre per il quale “la santità è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano”.

“È proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi”. Papa Francesco durante l’udienza generale del 19 novembre 2014 affrontò il tema della vocazione universale alla santità richiamata dal Concilio Vaticano II. Le parole del Santo Padre anticipavano i contenuti principali dell’esortazione apostolica?

«Sì. È proprio questo l’intento che ispira e anima il nuovo documento papale: suggerire a tutti che lo Spirito di Cristo continua a disseminare santi tra il popolo di Dio, e che tale tesoro può essere incontrato nel tessuto della nostra vita ordinaria, in mezzo agli impegni e alle preoccupazioni che segnano la nostra quotidianità. Il Papa dice che la chiamata a diventare santi non è riservata a particolari categorie di persone o a particolari condizioni o stati di vita, ma riguarda tutti i battezzati. Per sperimentare la santità come dono della grazia ed esperienza di felicità umanamente inimmaginabile non bisogna aggiungere impegni o doveri particolari, quelli la vita li mette davanti ogni giorno nel lavoro, nella vita familiare. Le parole del Papa confortano e appaiono liberanti, in un contesto in cui a volte i cristiani vengono considerati come militanti di posizioni o idee, attivisti sempre immersi in iniziative e mobilitazioni particolari».

Bergoglio nel testo sostiene che la santità è anche parresia. Desidera chiarire la riflessione del Pontefice?

«Papa Francesco indica la parresia, cioè l’audacia, e in particolare l’audacia apostolica, come uno dei segni, delle caratteristiche che accompagnano le vite di chi è guidato dalla grazia sulla via della santità. Mentre il mondo in cui viviamo ci spinge a ripiegarci su noi stessi, ad avvitarci e paralizzarci intorno alle nostre paure più meno giustificate, o a essere in un continuo stato di ansia e agitazione, lo Spirito di Cristo ci fa camminare con coraggio davanti alla realtà, senza rimanere scandalizzati dalle nostre fragilità e dai nostri limiti. Il Papa fa capire che è questa la sorgente autentica della missione cristiana: possiamo annunciare senza paure la liberazione del vangelo nella vita di tutti i giorni, davanti ai nostri compagni di strada, perché facciamo esperienza della promessa di Cristo stesso, che ha detto che accompagnerà i suoi “fino alla fine del mondo”. Senza di questo, anche la missione si riduce a un’operazione di marketing, a una propaganda per diffondere idee e convincere altri a sostenerle».

Papa Francesco non dimentica il “genio femminile” che “si manifesta in stili femminili di santità, indispensabili per riflettere la santità di Dio in questo mondo”. Ce ne vuole parlare?

«Il Papa scrive semplicemente che gli “stili femminili” della santità sono stati un riflesso irrinunciabile della santità di Dio nel mondo, e hanno brillato anche in epoche e situazioni dove le donne erano considerate subalterne nella società. Il vescovo di Roma dice che proprio la santità vissuta nella condizione femminile ha innescato dinamismi di riforma nella Chiesa. E anche a questo riguardo, il Papa si riferisce non solo alle sante rinomate e canonizzate, come Santa Caterina da Siena, Santa Teresa di Lisieux o Hildegarda di Bingen, ma anche alle tante donne “sconosciute” che con la loro santità hanno trasfigurato la vita delle proprie famiglie e delle proprie comunità».

La situazione dei migranti, di quei fratelli che rischiano la vita per dare un futuro ai loro figli. Tema attualissimo molto caro al Pontefice argentino presente anche tra le pagine dell’esortazione apostolica. Cosa ne pensa?

«Il Papa fa capire che sono lontani dal Vangelo tutti i discorsi sulla santità che introducono qualsiasi forma di contrasto dialettico tra l’amore a Dio e la carità verso i fratelli. Dice che le parole di Gesù, quando invita tutti a riconoscerlo nel malato, nello straniero, in colui che ha fame e che ha sete, non sono esortazioni generiche ma vanno prese alla lettera, “sine glossa”, da parte di chi vuole seguire Gesù. Per questo dice che la premura per i migranti, che rischiano la vita per dare un futuro ai figli, non è certo un’invenzione sua o segno di “populismo”, ma nasce dal cuore stesso del Vangelo. E quindi bisogna sottrarsi ai tentativi di chi, anche nella Chiesa, vorrebbe ridurlo a un tema “secondario”, “opzionale” rispetto a cose indicate come più serie e decisive, come le mobilitazioni sui temi della bioetica».

Una “santità della porta accanto di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”, fatta di piccoli gesti vissuti nel quotidiano. Una santità che è gioia, perché, come diceva León Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza quella di non essere santi». Nella “Gaudete et exsultate” si conferma ancora una volta uno dei punti cardine del pontificato di Bergoglio cioè Chiesa Popolo di Dio?

«Direi di sì. In vari punti il Papa ripete che la santità non è una montagna da scalare in solitaria, contando sulle proprie forze, e che i santi del quotidiano che il Signore ci mette a fianco sono un aiuto, un conforto della grazia del Signore che ci aiuta a camminare, ad andare avanti, ad abbracciare la nostra condizione, qualsiasi essa sia. Il papa dice che Dio stesso ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo. E cita anche Papa Benedetto XVI, quando all’inizio del suo pontificato, davanti all’impegno che lo attendeva, disse che non doveva “portare da solo” quello che in realtà non avrebbe potuto portare da solo, con le sue sole forze, e si affidò alla “schiera dei santi di Dio che mi protegge, mi sostiene e mi porta”».