Un’esperienza impegnativa, affascinante: la contemplazione

Ho sentito parlare, recentemente, di contemplazione. Mi sono chiesta: che cosa significa contemplare il mistero della pasqua? Che cosa, chi contemplo? E Come? Benedetta

Cara Benedetta, la contemplazione è un aspetto presente in ogni religione con sfumature e accenti diversificati.  Contemplare è guardare attentamente e con ammirazione, con stupore; è meditare, entrare in profondità in  una realtà.  Non è estraniarsi dalla vita, come alcuni pensano, per rifugiarsi in un mondo ovattato, ma è entrarvi dal di dentro.

Contemplare la Pasqua

Contemplare il mistero della Pasqua è guardare a Cristo che ha vinto il peccato e la morte con la sua donazione e dedizione.  Con la sua morte in croce, segno del suo amore totale sino alla fine, ha portato su di sé il peccato e la fragilità dell’uomo, donandogli redenzione e salvezza. Nel triduo santo abbiamo contemplato la misura di questo amore di Dio in Gesù, che ha tanto amato il  mondo da donare il suo unico Figlio e, nella resurrezione, contempliamo la fedeltà di Dio che lo ha risuscitato da morte.  Ho usato il termine contemplare per indicare l’orientamento di tutta la persona verso questo mistero ritenuto fondante, da porre al centro dell’attenzione del cuore, della mente, dell’affetto, e lasciarsi da esso toccare, attrarre, trasformare. Tutte le facoltà della persona sono coinvolte in quest’azione di conoscenza e di amore.

Chiara d’Assisi: gustare la dolcezza nascosta di Dio

Santa Chiara, scrivendo a sant’Agnese, la esorta così a contemplare il volto di Cristo:

Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità. Per sentire anche tu ciò che sentono i suoi amici gustando la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato a coloro che lo amano.

Contemplare il mistero della Pasqua è lasciarsi guidare da ciò che il risorto, attraverso le scritture lette nella liturgia, ci narra di sé, del Padre, dei discepoli di ieri  di oggi e di domani. È lasciarsi ammaestrare da lui. Il risorto e il crocifisso sono un tutt’uno, un Dio vivo e vero, narratore del Padre e di un amore tanto grande che contempliamo nei suoi gesti, nelle sue parole, negli eventi della sua vita. Ricordiamo che “la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto  ricompone la nostra umanità, anche quella frammentata dalle fatiche o segnata dal peccato”. Ma questo esige che ci poniamo in ascolto di Lui, ci mettiamo alla sua presenza in un silenzio carico di desiderio e di ascolto, perché ci lasciamo infiammare il cuore, toccare dal suo amore.

Chi contempla non esce dalla vita

Non è estraniarsi dalla realtà, ma prendere le distanze dalla frenesia della vita, per fissare lo sguardo su ciò che è essenziale, e ritornare nella vita con uno sguardo nuovo, più riconciliato e disponibile. È trovare del tempo per entrare nel “mistero”, dedicare attenzione, perché la parola entri nella vita, la risignifichi e le dia una impronta diversa, segnata dal Cristo, sia lampada che guida i passi nel quotidiano, speranza che alimenti il tempo della fatica e della sofferenza, sia sapienza e discernimento nelle scelte importanti o in quelle più piccole e apparentemente insignificanti.

Questo “stare”, nella contemplazione, ha in sé una forza trasformante la vita, non tanto per sforzo ascetico, ma per accoglienza passiva del mistero di Dio che opera nell’esistenza di ognuno. Questo non è solo azione che coinvolge i monaci o “gli addetti al lavori del sacro”, ma è atteggiamento di tutti i credenti che in Cristo, mediante il battesimo, sono rinati a vita nuova.   I cristiani devono recuperare e riscoprire la loro vocazione contemplativa, di oranti, per poter stare nella storia e trasformarla secondo il vangelo. Rimanere in Cristo, nel suo amore, in una frequentazione di amicizia, di intimità, per lasciarsi amare e abitare, per portare i fratelli in questa comunione di vita, e sperimentare la bellezza di essere figli amati  con il cuore di Dio.