L’urna di Giovanni XXIII torna a Bergamo: “Una presenza che interpella la Chiesa e la società”

“Si incomincia dalla terra dove sono nato e poi si prosegue fino al cielo”: cresce nella diocesi di Bergamo l’attesa per l’arrivo dell’urna con il corpo del Santo Papa Giovanni XXIII, in programma dal 24 maggio al 10 giugno 2018. Tra il pontefice bergamasco e la sua terra d’origine c’è un legame stretto fatto di storia, memoria e devozione, di testimonianze profonde di fede.
Nel nostro dossier di questa settimana presentiamo alcune piccole storie, convinti che anche in esse si possano leggere aspetti significativi del rapporto tra Papa Roncalli e la sua terra, dei semi che la sua opera ha gettato e che sono germogliati nel tempo.  Per approfondire vi invitiamo anche a seguire la rubrica settimanale dedicata proprio a Giovanni XXIII e curata dallo storico monsignor Goffredo Zanchi.
La frase originaria che dà lo slogan della Peregrinatio è: “Si incomincia dalla terra dove son nato e poi si prosegue fino al punto di congiungimento con la terra dei viventi. Dimitte omnia et invenies omnia – Lascia tutto e troverai tutto (da L’imitazione di Cristo). Sì, sì, sempre così». Seguendo questo filo conduttore Papa Roncalli torna a Bergamo nel 60° anniversario della sua elezione a Pontefice (avvenuta il 28 ottobre 1958), nel 55mo anniversario dell’Enciclica “Pacem in Terris” (11 aprile 1963) e della sua morte (3 giugno 1963). La diocesi di Bergamo ricorda poi il 50° anniversario del nuovo Seminario Vescovile, intitolato proprio a Papa Giovanni e da lui voluto e sostenuto. Ne seguì personalmente la costruzione tramite il bergamasco Cardinale Gustavo Testa. All’ingresso del Seminario, il maestro Attilio Nani (che aveva disegnato la Tiara regalata al Papa dai Bergamaschi), aveva immaginato in un grande affresco che Papa Giovanni XXIII arrivasse a Bergamo a inaugurarlo.

Il Vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, ha così commentato: “Ringraziamo Papa Francesco per questo gesto di amore paterno nei confronti della nostra Diocesi di Bergamo. È per noi una gioia grande e una grazia speciale. Pensare al santo Papa Giovanni XXIII che torna nella sua terra, mi ha fatto ricordare quanto lui disse, pochi mesi dopo l’elezione a Pontefice, in un’udienza ad un gruppo di bergamaschi: “Vi esorto a progredire sempre nella bontà, nella virtù, nella generosità, affinché i Bergamaschi siano sempre degni di Bergamo”. La sua presenza interpellerà la nostra Chiesa e la nostra società. Scriveva mons. Roncalli ai familiari il 26 novembre 1930: “Da quando sono uscito di casa ho letto molto libri e imparato molte cose che voi non potevate insegnarmi. Ma quelle cose che ho appreso da voi sono ancora le più preziose e importanti; sorreggono e danno calore alle molte altre che appresi in seguito, in tanti e tanti anni”. Da queste profonde radici bergamasche fiorisce la sua preferenza – mostrata al mondo da Papa – a guardare gli aspetti positivi, più che a quelli negativi e a considerare, nei rapporti con gli altri, ciò che unisce più di che ciò che divide. Una bergamaschicità che determina la sua umanità e la sua spiritualità e diventa pazienza nelle difficoltà, sobrietà nell’uso delle cose, costanza e fiducia. La stessa bergamaschicità che generava serena concordia nella numerosa patriarcale famiglia dei Roncalli, con la disponibilità a condividere con i più poveri quel poco che si aveva. Era la “scuola del cortile” che insegnava a guardare la vita e il futuro con ottimismo e a considerare le persone con stima e fiducia. Si tratta di un dono che mi auguro raccolga non solo molte persone, ma diventi espressione di sentirsi popolo che abita le terre esistenziali dell’uomo fin nelle periferie della fragilità, diventi occasione di sostegno nell’impegno della vita cristiana, alla luce della testimonianza e della santità dell’indimenticato Pontefice, che torna oggi a consegnarci la responsabilità della pace nella società e dell’ecumenismo nella Chiesa, diventi momento per rivivere la pentecoste dello spirito del Concilio Vaticano II. Guardando a questo frutto della nostra terra, siamo stimolati a ritornare alle nostre radici e soprattutto a rinnovare quella medesima linfa di grazia che ci unisce a lui”.