Albino, il primo oratorio dedicato a Papa Giovanni XXIIl: modello di santità quotidiana

Può sembrare scontato che il primo oratorio al mondo dedicato a Papa Giovanni XXIII si trovi nelle terre bergamasche, molto meno scontata è la storia che si nasconde dietro a tale decisione.
Esattamente sessant’anni fa, l’otto dicembre 1958, l’oratorio di Albino veniva dedicato a Papa Giovanni dopo che il suo primo discorso da Papa aveva toccato il cuore del curato dell’epoca.
La scelta della dedica è ricca di significato e don Giuseppe Locatelli, l’attuale parroco della parrocchia di Albino, interpreta così questa decisione: “Credo che l’oratorio sia stato dedicato a Papa Giovanni XXIII per tanti motivi e che sia stata una scelta determinata, soprattutto, da ciò che questo pontefice ha rappresentato per la Chiesa. Fu un papa anziano d’età ma giovane nel cuore che ebbe il coraggio di istituire il Concilio Vaticano II per rispondere alle esigenze dei cristiani nonostante molti, per questo, lo avessero accusato di modernismo”.
Ciò che spinse don Domenico Gianati, direttore dell’oratorio di Albino dal 1945 al 1967, a dedicare l’oratorio a papa Giovanni XXIII, lo si può leggere nelle parole riportate fedelmente da Angelo Calvi sul bollettino parrocchiale in occasione del cinquantacinquesimo anniversario della dedica. “Le grandi omelie del giorno dell’Incoronazione e della Presa di possesso di San Giovanni in Laterano rivelarono nel neo pontefice una freschezza di vita, una limpidezza dei concetti d’ispirazione evangelica e un profondo senso delle anime.” Diceva così don Domenico che aveva colto sin dal primo istante la grande personalità del papa bergamasco trovando in lui un esempio perfetto per i suoi giovani. “Nessun motivo di opportunità ha suggerito la dedicazione dell’oratorio a Papa Giovanni, ma il motivo spirituale evangelico. I giovani hanno in lui un sicuro ideale di santità – scrisse ancora don Domenico Gianati -. È stata questa ricchezza interiore che ci è sembrato utile proporre, nella persona del nostro Papa, ai nostri ragazzi e giovani perché anche loro si sentano ulteriormente spronati a vivere ed esprimere in verità, in bontà e in sereno amore.”
Per ricordare il giorno in cui l’oratorio è stato dedicato alla figura del pontefice bergamasco fu apposta una lapide all’ingresso da piazza San Giuliano con la data e la frase tratta dal vangelo di Giovanni “Credete al Vangelo”. A un anno dalla dedica, don Domenico scrisse un articolo intitolato “Perché Oratorio Giovanni XXIII” in cui ricordò alla comunità albinese il valore educativo delle scelte che portarono a tale evento: “Nella famosa omelia dell’Incoronazione, il papa insistette vivamente sul primato dello spirito del fare sull’agire stesso. ‘Più che il fare conta lo spirito del fare’. Se poi volessimo ulteriormente definire questo spirito e il contenuto dell’opera educatrice che deve svolgere il nostro oratorio a Lui dedicato, lo trovammo nel giusto equilibrio di mente e cuore, di sapienza e carità”.
Incoraggiato dalle parole del pontefice, il curato riconobbe che l’epoca degli oratori visti come “giocatoi” era finita andando a sottolineare, con le parole di Kiefer, che “Non si può far diventare buoni i ragazzi rendendoli felici, ma si può renderli felici facendoli diventare buoni.” A tal proposito don Domenico lavorò fianco a fianco con i suoi giovani per realizzare il desiderio di papa Giovanni di una chiesa povera al servizio dei poveri organizzando diverse raccolte fondi. La più significativa fu l’offerta presentata alla messa di mezzanotte del Natale 1965, raccolta dai giovani stessi e destinata ai loro coetanei in difficoltà in Pakistan.
Alla morte di Giovanni XXIII, don Domenico organizzò la proiezione del film “Concilio Ecumenico Vaticano II” e, un mese dopo, invitò la comunità a recarsi al solenne ufficio funebre celebrato dall’oratorio in suffragio del pontefice “nella certezza d’averlo un giorno suo santo protettore” come cita il manifesto.
Il forte legame tra l’oratorio e papa Giovanni, però, non si esaurisce con l’esaurirsi del ministero di don Domenico Gianati nella parrocchia di Albino, ma prosegue segnando anche l’importante momento dell’inaugurazione del nuovo edificio dell’oratorio. Nell’aprile del 1997, prima dell’inaugurazione, la comunità si reca in pellegrinaggio a Sotto il Monte dove incontra monsignor Capovilla, il quale poco più avanti, al trentaquattresimo anniversario della morte di papa Giovanni, dona alla parrocchia di Albino una stola del pontefice con l’augurio di educare ottimi cittadini e cristiani valorosi. La stola di papa Giovanni è tutt’ora esposta nella cappella dell’oratorio.
In un suo discorso Papa Giovanni XXIII sosteneva che “La vita è il compimento di un sogno di giovinezza” e don Giuseppe Locatelli riprende da qui la sua riflessione: “Pensando alle parole del papa, una domanda mi sorge spontanea: i giovani sono ancora nella condizione di poter sognare? Sognare è una parte fondamentale dell’essere giovani e il sogno, nei testi sacri, è sempre stato il luogo della presenza di Dio. Bisogna rendersi conto di ciò che ci viene proposto da Dio e auguro a tutti i giovani di avere un sogno, un progetto per il futuro per cui iniziare a gettare le basi così da non passare la vita a improvvisare. Spero che il nostro oratorio e tutti gli oratori siano sempre un luogo in cui coltivare i propri sogni fatti in gioventù”.