In famiglia qual è la giusta distanza? Non troppo vicini, fino ad essere invadenti, non troppo lontani

Qual è la giusta distanza? Sì, perché i nonni – quelli di cui abbiamo fatto e faremo sempre l’elogio – sono i genitori dei genitori e sono sempre per l’uno e l’altro dei coniugi anche suoceri, parola che, per antonomasia (spesso da sfatare), porta con sé un’irriducibile dimensione di fatica. Genitori troppo vicini da essere invadenti o genitori troppo lontani di cui si sente la mancanza… Non ci sono regole, eppure ai corsi fidanzati, fra il serio e il faceto, si può dare un’indicazione su dove cercare casa rispetto a quelle avite! Al di là del trito cliché sulle diatribe che dovrebbero necessariamente consumarsi fra suocera e nuora, è ancora Amoris Laetitia a mettere in guardia gli sposi dal rischio di non compiere mai del tutto quel passo per cui l’uomo lascerà suo padre e sua madre (Gn 2,24) “Questo a volte non si realizza, – scrive il Papa – e il matrimonio non viene assunto fino in fondo […] I genitori non devono essere abbandonati né trascurati, tuttavia per unirsi in matrimonio occorre lasciarli, in modo che la nuova casa sia la dimora, la protezione, la piattaforma e il progetto, e sia possibile diventare realmente una sola carne” (AL 190). La fecondità programmatica di queste quattro parole si declina in mille piccoli e grandi atteggiamenti che gli sposi sono chiamati a vivere con consapevolezza, in un equilibrio da trovare quotidianamente. Quando i genitori/suoceri/nonni abitano nello stesso condominio, o addirittura al piano attiguo rischiano, con la loro stessa presenza, di superare la soglia di intimità indispensabile alla nuova famiglia. Per fare solo un esempio, avere le chiavi della casa in cui vive il proprio figlio sposato può essere una comodità innocua o una potenziale ingerenza pericolosa. Ma l’ingerenza può crearsi anche vivendo a centinaia di chilometri di distanza e ancora una volta magari è il telefono a farsi complice di abitudini a lungo andare logoranti la dimensione unitiva della coppia. È sempre il Papa a mettere in guardia: “in alcuni matrimoni capita che si nascondano molte cose al proprio coniuge, che invece si dicono ai propri genitori, al punto che contano di più le opinioni dei genitori che i sentimenti e le opinioni del coniuge. Non è facile sostenere questa situazione per molto tempo […]. Il matrimonio sfida a trovare un nuovo modo di essere figli” (ibid.) Se i genitori degli sposi hanno il loro bel da fare a non superare la linea di demarcazione che separa la famiglia d’origine da quella neonata, è nel diventare figli adulti l’impresa decisiva. Zigzagando fra gli stereotipi di maschi bamboccioni che non hanno tagliato il cordone ombelicale con la madre o di femmine che cercano nel marito il clone del padre adorato, gli uomini e le donne di oggi faticano ad acquisire maturità ed indipendenza e, a differenza delle generazioni che li hanno preceduti non hanno alibi perché privi di qualunque vincolo o costrizione sociale. E allora se la società è liquida la famiglia sia dimora, protezione, piattaforma e progetto!