Uno di noi, un figlio della nostra terra, è in cielo. Il senso dell’Ascensione

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo (vedi Atti degli Apostoli, 1, 1-11).

Per leggere i testi liturgici di domenica 13 maggio, solennità dell’Ascensione, clicca qui.

Inizia il tempo della Chiesa

Luca ha scritto un primo libro, il vangelo. Adesso presenta il suo secondo volume, gli Atti degli Apostoli. Si rivolge a un certo Teofilo, probabilmente un cristiano “in cammino”, alla ricerca di qualche motivo in più per aderire al Vangelo. Gli ricorda la vicenda di Gesù, quello che aveva detto e fatto quando era con i suoi amici, quello che aveva loro promesso, e cioè di mandare loro lo Spirito, riferisce le ultime parole, l’invito a portare ovunque la “bella notizia” “fino ai confini della terra”. Poi racconta, molto sobriamente, la “salita al cielo”: Fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Il cielo, per il credente biblico, è dove Dio abita e la nube è il segno della sua vicinanza e insieme del suo mistero. Gesù dunque torna ad essere, nella pienezza, colui che “sta presso Dio”, riacquista la gloria che gli compete come Figlio.

Finisce il tempo terreno di Gesù, inizia quello della Chiesa, il nostro tempo. Non dobbiamo bloccarci a guardare il cielo, ma dobbiamo andare, partire, uscire per dire ovunque che Gesù di Nazaret è presso Dio, che non ci ha lasciato soli, che è con noi, sempre.

Per questo Luca, dopo aver scritto il Vangelo, che racconta di Gesù, adesso scrive gli Atti degli Apostoli, il secondo volume, l’inizio della Chiesa.

Gesù in cielo con il suo corpo. Che cosa significa?

Gesù è in cielo con il suo corpo. Ma che cosa significa?

Un uomo della nostra terra, di un’umile famiglia come tante, un artigiano di paese che si è messo a fare il predicatore, un innocente suppliziato, un uomo, non un fantasma, non un extraterrestre, un uomo chiamato Gesù è salito a Dio… Tutto ciò che egli ha  vissuto,  la sua infanzia, il suo lavoro, la sua lotta per la verità, tutto ciò che ha detto, le sue parole di misericordia, le sue parole di condanna, le sue promesse, tutto ciò che ha sofferto fino alla morte, tutto questo si trova approvato, accolto, raccolto nelle mani del Padre, tutto questo si trova eternizzato, glorificato, divinizzato” (R. Scholtus).

E quella umanità definitivamente accolta da Dio è la premessa che ci rassicura: anche la nostra umanità, come quella di Gesù, “nostra primizia”, sarà accolta, un giorno,  dal Padre. Anche per noi la Pasqua si compirà, definitivamente.