Viva le mamme: anche in politica spetta a loro incarnare lo spirito di servizio

Nelle ultime 24 ore concesse a Luigi di Maio e Matteo Salvini dal presidente Sergio Mattarella per tentare un accordo per formare il nuovo governo, fra i trend-topic di Twitter impazza l’ hashtag, #donnadiservizio. Il riferimento è all’ipotesi, circolata con insistenza, che a capo del “governo neutrale” o “di servizio” prospettato dal presidente per uscire dall’impasse politica del dopo-elezioni potesse (possa) esserci una donna. “E’ un riflesso condizionato – ha scritto la giornalista Stefania D’Aloia su Repubblica -. Quando serve fare pulizia, mettere ordine, dare una spolverata, ecco: ci vuole una donna. Così per un governo di servizio, come è stato definito, la priorità ora pare essere che abbia un profilo soprattutto femminile. Mentre la politica italiana – prevalentemente maschile – sta dando il peggio di sé, cambiare genere sembra equivalga a cambiare segno, invertire la rotta puntando verso lidi più tranquilli, rassicuranti”. C’è chi, ovviamente, ribaltando la frittata ha accusato Repubblica di sessismo. In realtà, però, è vero che l’Italia non ha mai avuto una donna presidente del Consiglio, e che non è mai stata neppure presa seriamente in considerazione l’idea, per quanto non siano mancate nel tempo figure femminili di spicco. Ed è vero che nella cultura italiana ci sono idee così radicate che affiorano in modo inconsapevole: per esempio quella secondo la quale tocchi alla donna essere per definizione premurosa, affidabile, capace di sacrificarsi e di farsi da parte quando occorre. Se le premesse sono queste, comunque, non farebbe male, forse, alla classe politica italiana un po’ di contaminazione con una sensibilità più “femminile”, e – potremmo dire -“materna”, non solo rispettando le “quote rosa” (e affidando alle donne le deleghe che normalmente si considerano adatte a loro, come l’istruzione e la solidarietà sociale) ma imparando per esempio far quadrare i conti sacrificandosi in prima persona (come fa una buona madre), a guardare (realisticamente) l’orizzonte oltre il proprio ombelico, a rispettare i ruoli e le persone, a preoccuparsi del bene comune e non solo del potere in quanto tale. Sarebbe bello se domani, all’annuncio della composizione del governo, una provocazione come quella di Repubblica e un hashtag “così marcatamente sessista” sui social non fossero più necessari né utili.