Il messaggio di Papa Giovanni XXIII ai giovani: abbiate il coraggio di seguire la vostra vocazione

“Sentitevi chiamati a cose grandi”: non poteva che chiamarsi così la veglia dei giovani dedicata all’incontro con Papa Giovanni, una serata scandita in tre momenti per approfondire i punti cardine della vita e dell’opera di Angelo Roncalli. 
I giovani in arrivo sono visibilmente emozionati, si definiscono ricchi di gioia e desiderosi di incontrare il Papa.

La serata inizia nella Chiesa Ipogea del seminario con il vescovo Francesco, i diaconi che oggi sono diventati sacerdoti e don Emanuele Poletti, direttore dell’ufficio Upee, che guida i giovani nella preghiera. 
Il primo momento affronta il tema della vocazione, molto caro a papa Giovanni, il quale era fortemente convinto che ognuno abbia un sogno da realizzare. A sottolineare il messaggio del Santo Padre è Silvia che nel suo monologo teatrale sembra dialogare con il pontefice. “Dicono che i giovani non siano più in grado di sognare eppure io vedo Mohamed con il suo telefono in mano, l’unica cosa che gli è rimasta dopo il bombardamento, fare delle foto a una Damasco distrutta per mettere sotto gli occhi del mondo ciò che accade in Siria. Fa tutto ciò perché sogna la pace.- racconta l’attrice che, con le parole del Papa, sfata gli stereotipi sul mondo dei giovani – La giovinezza ti travolge con numerose proposte, quasi non sai che strada prendere, ma poi ti fai coraggio e scegli. In quel momento anziché avanzare passo per passo, vorresti correre più veloce che puoi per raggiungere il tuo obiettivo”. Il monologo si conclude interpellando un’ultima volta San Giovanni XXIII: “Papa Giovanni non lasciarci mai soli, aiutaci a rendere il nostro sogno una meravigliosa realtà, amaci sempre”. 
Il secondo momento, invece, si vive sul piazzale d’ingresso del seminario sotto lo sguardo della statua di Papa Giovanni che ormai da cinquant’anni, ricorda don Emanuele, accoglie chi desidera entrare. A introdurre il tema dell’educazione nella seconda tappa è Ciro, un uomo che, dopo avere perso moglie e genitori, ha dovuto affrontare un momento molto difficile in cui perse tutto ciò che possedeva e si è ritrovato per strada. “In strada finché hai qualche soldo in tasca tutti sono amici, nel preciso istante in cui perdi anche quegli spiccioli ti ritrovi solo –spiega Ciro – Ho avuto la fortuna di incontrare persone che hanno creduto in me e mi hanno aiutato a rialzarmi. Ora desidero aiutare gli altri come io sono stato aiutato”.
 Al termine della seconda tappa, i giovani hanno sfilato lungo le vie di Città Alta in un silenzio accompagnato solo dal rumore delle suole e da qualche mormorio di stupore dei passanti. 
La terza tappa affronta il tema della chiesa e a prendere parola è il vescovo Francesco. “Abbiamo condiviso un momento di preghiera scandito da un Vangelo stupendo, delle testimonianze intense e dalla storia che ciascuno porta con sé. – spiega il vescovo – Ora cosa posso portarvi in dono? Vi ho donato il suono del Campanone, vi ho portato i tre diaconi che prometteranno di consegnarsi a Dio per il servizio sacerdotale e vorrei regalarvi la storia di Papa Giovanni. Il 28 ottobre 1958 Angelo Giuseppe Roncalli veniva eletto Papa all’età di settantasette anni. I giornali parlano di lui come un pontefice di transizione e Papa Giovanni leggendoli dice ‘Non siamo tutti in transizione su questa Terra?’ e poi aggiunge ‘Finché il Signore vuole io sono qui e dono tutto me stesso’. Potrei finire qui la storia vista l’intensità di queste parole”. 
Perseguendo il suo intervento, il vescovo ricorda il primo angelus di Angelo Roncalli, una tradizione introdotta proprio da Papa Giovanni, in cui la sincerità del Santo Padre emerge da ogni parola. Durante l’angelus del 9 novembre 1958, San Giovanni XXIII ricorda come sua madre gli insegnò a pregare e ammise la nostalgia di casa che provava in quell’istante. “Quando si è giovani- continua il vescovo- i ricordi non sono importanti, ma in tutti noi, nel nostro cuore, è stato seminato qualcosa di bello. Vi siete mai chiesti perché Papa Giovanni era così amato? Qual era il suo segreto? Donava fiducia al suo interlocutore, vedeva il meglio di ogni persona e gettava uno sguardo di pace. È proprio ciò di cui ha bisogno la Chiesa: persone buone che sappiano accogliere i più lontani. La bontà attira e apre il cuore. Papa Giovanni era amato anche per la sua innocenza che possiamo tradurre in istinto spirituale, un istinto spirituale che appartiene a voi cari giovani”.
Durante la benedizione, il vescovo Francesco regala ai giovani la carezza del Papa e invita i presenti a restituire il gesto d’affetto con una preghiera personale davanti all’urna. I giovani, uno ad uno, salutano Papa Giovanni e la chiesa gremita di gente si svuota lentamente restituendo una carezza ricca di speranza, sogni e affetto.