Papa Giovanni, Salvini, Mattarella

Papa Giovanni sta vivendo un trionfo. Tutte le notizie che lo riguardano, in questi giorni, sono notizie di folle strabocchevoli, di gesti di affetto, di preghiere, di applausi.
Ma, mentre guardo a quelle immagini, mi sono posto una domanda estemporanea. Tutta questa gente che corre a vedere e toccare Papa Giovanni che cosa pensa di Salvini, di Di Maio, di Mattarella? Che cosa pensa di giovani e di lavoro che non c’è, di immigrati e di povertà? Che cosa pensa di giustizia, di diritti di tutti e di diritti degli altri prima e, se possibile, più che dei diritti propri?
Sì, penso di non essere fuori del mondo se penso che molta di quella gente è contenta che il proprio sindaco ha rimosso l’immagine di Mattarella, presidente della repubblica per mettere, al suo posto, il protettore della Lega, Alberto da Giussano, con il suo spadone in mano.
Donde una considerazione amara, amarissima. Esiste una devozione che va per conto suo, che non si pone il problema che la fede deve anche suggerire qualcosa alla vita, che non è possibile pregare e toccare la teca di Papa Giovanni e, nello stesso tempo, fare il tifo per chi ha promesso di mandare “fuori dalla palle”, qualche centinaio di migliaia di poveracci.
Non è possibile. E invece avviene. Si usa la fede, fede fragile – quella di una teca di un Papa morto sessantanni fa – per proclamare la forza. Mi domando: che cosa è rimasto del Vangelo, della sua giustizia e della sua mitezza che, pure, quel Papa ha predicato?