Dalla vita all’Eucarestia, dall’Eucarestia alla vita

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: “Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?” (vedi Vangelo di Marco 12, 16.22-26). 

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Un sottile, ma vistoso filo rosso attraversa le diverse letture di questa festa dell’Eucarestia, il “Corpus Domini”.

Il Dio che ama stare con i figli degli uomini

È il tema dell’alleanza. Dio, il Dio che “ama stare con i figli dell’uomo”, stringe con il popolo di Israele un’alleanza, appunto. La prima lettura è la descrizione della solenne liturgia del patto. Mosè erge un altare, riferimento diretto a Dio, con dodici stele a significare le dodici tribù di Israele. Vengono sacrificati degli animali. Il sacrificio sottrae gli animali agli uomini e li fa diventare proprietà di Dio. Viene letta la Parola, oggetto e racconto dell’alleanza. Il sangue che, nella bibbia, è vita viene sparso in parte sull’altare, in parte sulle stele: Dio e Israele diventano “parenti di sangue”.
Il tema dell’alleanza viene ripreso nella seconda lettura. Il sangue di Cristo lo fa “mediatore di un’alleanza nuova”.
E di alleanza si tratta, in fondo, anche nel Vangelo. Gesù celebra la Pasqua che ricorda l’antica alleanza ma la celebra con il pane e il vino. Del vino Gesù dice che è “il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti”.
Così tutta la storia della salvezza è traversata dalla tenace volontà di Dio di “stare con i figli dell’uomo”, di essere il loro Dio.

Il rito dimesso e cordiale del pasto

Ci rallegra la constatazione che questa volontà di Dio si realizza nel rito dimesso e cordiale del pasto. Nei nostri pasti nei quali le nostre alleanze – le parentele, le amicizie, gli eventi gioiosi – vengono celebrate e suggellate c’è scritto qualcosa del mistero grande del corpo e del sangue di Cristo che è al centro della messa. Le nostre alleanze danno luogo al pasto e il pasto rende più profonde le alleanze.
Così nell’Eucarestia. Siccome siamo fratelli ci troviamo a celebrare il segno efficace della nostra fratellanza. Ma celebrando quel segno diventiamo ancora più fratelli. La vita cristiana vive molto di questo circolo virtuoso. E la festa del “Corpus Domini” ce lo ricorda.