Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto: un percorso notturno di 30 chilometri, oltre 100 mila iscritti

Sabato 9 giugno 2018 ci sarà la 40ª edizione del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. Un traguardo importante, infatti, se oggi l’evento tocca la quota di almeno 100mila presenze, quarant’anni fa l’allora sacerdote di Macerata don Giancarlo Vecerrica, ora Vescovo emerito della Diocesi di Fabriano-Matelica, raccolse appena 300 persone. Anno dopo anno si è formato un fiume di persone contagiate da questo gesto di fede popolare, un percorso notturno di quasi 30 chilometri scandito da canti, preghiere e silenzi, che conduce alla Basilica della Santa Casa di Loreto. Il Pellegrinaggio, che avrà inizio dopo la Santa Messa delle 20,30 con arrivo al Santuario di Loreto previsto per le 6,30 di domenica, rivolgerà il suo pensiero alle popolazioni colpite dal sisma, a chi vive situazioni difficili a causa della guerra, ai migranti, ai cristiani perseguitati nel mondo e ai giovani, alla luce anche del prossimo Sinodo dei Giovani indetto dal Papa per il prossimo ottobre.

Con l’occasione dei quarant’anni Domenico Agasso jr e Andrea Tornielli hanno scritto a quattro mani “A piedi nella notte” (Piemme Editore 2018, pp. 156, 14,90 euro). “Camminare insieme verso Casa”, come recita il sottotitolo del volume, dove ciascuno dei partecipanti è invitato a staccarsi dalla frenesia di ogni giorno, guardare in faccia il proprio bisogno e ascoltare le proprie domande. Il libro è dunque il racconto delle storie di chi ha percorso il cammino nella notte Macerata-Loreto, quindi parla di vita vissuta, concreta.

Ne parliamo con Domenico Agasso jr, giornalista e scrittore che lavora per “La Stampa” ed è vice-coordinatore del portale “Vatican Insider”, il quale insieme al collega ha ripercorso le origini e la storia dell’evento, le speranze dei pellegrini, i piccoli miracoli, le grazie ricevute e le tante testimonianze raccolte durante il cammino. «Il libro è l’occasione per parlare di ciò che il pellegrinaggio evoca, il cammino intrapreso come sfida con se stessi, come tentativo di raggiungere l’obiettivo che è l’arrivo alla Santa Casa di Loreto», chiarisce Agasso jr, nato nel 1979 a Carmagnola in provincia di Torino.

“La vita è cammino, pellegrinaggio. La fede è cammino, pellegrinaggio. Abbiamo bisogno di compagni di viaggio. Anche di quelli che dubitano, che si interrogano, che brancolano nel buio”, scrivono Agasso jr e Tornielli nel Prologo del testo intitolato “Una luce verso casa”.

Com’è nata “la bizzarra idea di proporre ai giovani di andare a piedi da Macerata a Loreto”?
«Il primo pellegrinaggio è nato da un’idea di don Giancarlo Vecerrica, allora insegnante di religione, il quale voleva affidare l’anno scolastico 1977/78 appena concluso a Dio attraverso l’omaggio alla Madonna. Erano in 300, oggi raggiungono i 100mila partecipanti».

Considerato che la pratica del pellegrinaggio è antica, chi è l’“homo viator” e cosa rappresenta per il pellegrino la Casa?

«Il pellegrinaggio è anche la metafora della vita, il cammino verso la Casa con la “C” maiuscola che rappresenta il cammino di ogni essere umano sulla terra con momenti di fatica, di difficoltà, ma che se percorso insieme con altra gente può essere affrontato in maniera più leggera e più divertente. A me piace dire che pellegrini lo siamo tutti, poi c’è chi, e sempre di più stando a certe statistiche, decide di concretizzare il pellegrinaggio che ciascuno di noi fa su questa terra, senza averlo chiesto e senza sapere quando finirà, sente il bisogno di fare un pellegrinaggio strettamente inteso. Per riflettere sulla propria vita, ma anche per sfogare delle problematiche che vive nella sua quotidianità, per trovare un’esperienza nuova e per mettersi in gioco. Chiunque può essere il pellegrino di un pellegrinaggio, perché tutti siamo pellegrini su questa terra».

Tra le tante testimonianze e voci raccolte qual è stata quella che l’ha colpita di più?

«La frase più bella che si trova nel nostro libro l’ha detta un pellegrino laico, non credente: “Voglio vedere Dio negli occhi di chi crede”. Una frase che è un atto di apertura mentale e anche di fede da parte di questa persona, oltre a una sfida sana che pone a chi crede. Un capitolo del libro ha come titolo questa frase».

Un popolo in cammino formato da giovani e adulti, uomini e donne, personalità e autorità culturali, sociali, politiche, italiani e stranieri, immigrati, credenti e non credenti, atei. Nel testo scrivete che “il Pellegrinaggio Macerata-Loreto ha cambiato e continua a cambiare, in meglio, il mondo”. Un mondo pieno di luci effimere. Desidera chiarire la riflessione?

«La nostra sensazione è che il pellegrinaggio cambia in meglio il mondo, perché partecipano tante persone, persone che arrivano dal buio della notte illuminati di una luce che non è effimera. Una luce che si sa alimentare attraverso il vissuto e attraverso la spiritualità e l’energia che gli arriva dall’aver partecipato al pellegrinaggio. Una luce che sa accendere altre luci con queste caratteristiche, non luci effimere che al primo soffio di vento o durante un blackout si spengono, ma luci che resistono al vento e al blackout».

Giovanni Paolo II seguì sempre con paterna attenzione l’evolversi del Pellegrinaggio, Papa Francesco, fin dal primo anno di pontificato ha mostrato la sua vicinanza al Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Ce ne vuole parlare?

«Giovanni Paolo II ha trasmesso con le sue parole quell’energia necessaria a intraprendere una lunga notte di fatica fisica così importante. Quella di San Giovanni Paolo II è una vicinanza che si può immaginare simile al tono con il quale pronunciò la celebre frase che segnò il pontificato del papa polacco: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo”. Una vicinanza di questo genere è una vicinanza tenace, il Papa sembra dire: “Tenete duro, ne vale la pena”. Quella di Papa Francesco è una vicinanza di grandissimo affetto. Secondo la mia impressione Bergoglio approva moltissimo l’apertura, la voglia di creare ponti che c’è nel Pellegrinaggio Macerata-Loreto e in chi lo organizza. Per esempio, ho come la sensazione che Papa Francesco apprezzi lo spirito di generosità che si respira durante il cammino, le persone che vivono lungo il percorso aprono le loro porte per soccorrere e rinfrancare i pellegrini».

Nella foto di Alberto Gentili (Sir) un momento del pellegrinaggio dello scorso anno.

http://www.pellegrinaggio.org/