Roberto Vecchioni: «Oggi come ieri un ragazzo che non sogna è senza ali, striscia per terra»

“I sogni devono essere legati a ciò che può accadere, a ciò che si può provare a realizzare. In questo senso il sogno è l’anticamera della realtà: permette all’immaginazione di essere più forte dei sensi motori e quindi prepara a come affrontare nel vero quello che si può soltanto sognare”. Lo afferma il cantautore Roberto Vecchioni nell’intervista pubblicata nel libro “Inquieti sognatori. I giovani nella Chiesa di Papa Francesco” (Lev), a cura di padre Vito Magno. “Oggi come ieri un ragazzo che non sogna è senza ali, striscia per terra”, aggiunge. Secondo il cantautore, “per avere uno sguardo panoramico della realtà occorre alzarsi e guardare. Non c’è felicità senza immaginare situazioni e cose belle che possono accadere”. Vecchioni crede che “tutto, anche cristianamente parlando, può essere collegato al sogno, perché la speranza, insieme alla fede e alla carità, è una colonna portante dell’essere umano”. Citando l’invito di Papa Francesco a sognare in grande, spiega che “sognare in grande significa alzare lo sguardo oltre la propria situazione per considerare gli altri, chi non ha possibilità. In questo senso i sogni diventano fratellanza”. Quando, però, un giovane di oggi sogna in grande e poi, nella realtà, “è costretto a cozzare contro un muro”, succede che “si chiude in se stesso”. Infine, uno sguardo al “peggior nemico dei sogni”, che è “la fretta”. “Il sogno ha una lunga gittata, ha bisogno di essere educato, costruito nel tempo, perché così la cosa sognata arriva come la si pensa”.
Giovani: p. Magno, “hanno bisogno di punti di riferimento, no a modelli assurdi”.
“Sarebbe utile se le inchieste, soprattutto quelle che riguardano i giovani, tenessero in considerazione il mondo dei sogni, che Papa Francesco mostra di tenere ampiamente presente”. Lo scrive padre Vito Magno nell’introduzione al libro che ha curato dal titolo “Inquieti sognatori. I giovani nella Chiesa di Papa Francesco” (Lev), che raccoglie conversazioni tenute con autorevoli interlocutori andate in onda su Radio Vaticana. “Frastornati da mille voci, circondati da valori contrastanti, i giovani di oggi si differenziano da quelli del Sessantotto per il bisogno che avvertono di punti di riferimento”, sottolinea il religioso. Guardando alla realtà di oggi, padre Magno afferma che “dove mancano eroi capaci di trascinare con la forza del bene, e perciò degni di essere imitati, vengono inventati modelli impossibili e assurdi, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti”. “Si arriva fino al punto di costruire un’immagine illusoriamente eroica di sé, che genera pseudo-eroi”. E padre Magno sostiene che “le ideologie ‘del nulla’, o quelle palesemente false, non sono state, e non sono meno deleterie di quanto lo sia il vuoto ideologico”. Quindi si verifica, a suo avviso, che “i giovani non rispondono perché nessuno li chiama”. Un riferimento esplicito anche alla possibilità di “farsi preti o religiosi”, “caduta poi nel vuoto perché sono mancati educatori capaci d’insegnare a desiderare”.
“Sono le loro tracce (dei giovani, ndr) quelle che siamo chiamati ad intercettare perché il nostro cuore non invecchi. Papa Francesco non perde occasione per ricordarcelo”. Lo scrive il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, nella prefazione del libro a cura di padre Vito Magno dal titolo “Inquieti sognatori. I giovani nella Chiesa di Papa Francesco” (Lev). Citando l’ex sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, il porporato afferma che sono i giovani “l’utopia che guarda al futuro, ma che cresce bene se è accompagnata dalla memoria, che guarda al passato, e dal discernimento del presente”. È a questo, secondo il card. Bassetti, che la Chiesa è chiamata, “a seguire le tracce delle rondini (i giovani, ndr), offrendo loro il tesoro della memoria e quello del discernimento”. Il cardinale indica inoltre “il pericolo più grande che possiamo correre come cristiani, ma anche come italiani”, cioè quello di “vivere in una comunità e in un Paese che invecchiano”. “L’inverno demografico è uno spettro che non può essere fugato solo con promesse elettorali a buon mercato o con sogni di basso cabotaggio”, aggiunge. È necessario, a suo avviso, un’“alleanza da ricostruire tra Chiesa e giovani”, che “passa per quei sentieri di morte che tanti di loro si trovano a percorrere”. Il riferimento è “all’impossibilità di trovare una casa, un lavoro, una speranza”. “Solo percorrendo insieme a loro questo Calvario, tenendo accesa la lampada del Vangelo, li aiuteremo a non smettere di sognare, a non rassegnarsi a una vita da spettatori – conclude -. Solo se ci incontreranno davvero lungo questi sentieri da redimere, ci aiuteranno a non perdere di vista la nostra vocazione a essere sale e luce”. Infine, un incoraggiamento per gli adulti: “Sognare insieme ai nostri giovani sarà il modo migliore per consegnare loro la concretezza della nostra fede e per guarire, insieme a loro, dalla malattia più pericolosa in cui rischiamo di incappare: la sclerocardia”.