Martina e le sue compagne. I valori tra i banchi di scuola

In questo finale di anno scolastico, mentre chiudono anche le ultime aule rimaste aperte per gli esami di maturità e mentre si comincia a discutere della scuola che verrà, vista l’alternanza al ministero dell’Istruzione e le annunciate riforme dietro l’angolo, c’è una storia di scuola che rimbalza sui media e che riaccende per un attimo i riflettori su qualcosa che nella scuola non cambia mai e che ne costituisce la sostanza, il vero segreto: le (buone) relazioni.

È la storia di Martina, studentessa del 5° anno in un liceo di Latina, spentasi il 12 giugno, alla vigilia dell’esame di Stato, dopo una lunga lotta contro un tumore. Voleva la maturità e ci è arrivata ad un passo. L’ultimo tratto di strada lo hanno fatto, per lei, le sue compagne di scuola chiedendo e ottenendo di discutere all’orale anche la tesina preparata da Martina, sul teatro, la sua passione. Era riuscita a terminarla poco prima che la malattia sferrasse l’attacco finale e le sue compagne l’hanno discussa davanti alla commissione che ha accettato di buon grado questo gesto di affetto e di solidarietà. Ad ascoltare, anche la famiglia della giovane scomparsa.

Martina ha dunque conseguito la maturità. Per adesso un diploma simbolico, una pergamena sulla quale la commissione d’esame ha scritto:

A Martina, che ha dimostrato capacità eccezionali, è stata esempio di coraggio e determinazione, per l’affetto che ha lasciato in tutti coloro che l’hanno conosciuta.

Nel frattempo è stata avviata la richiesta al Ministero per il diploma vero, anche post mortem. Arriverà.

Quello che c’è già, però, è davvero tanto. La vicenda di Martina racconta di come vanno spesso le cose nelle aule scolastiche, dove non ci sono solo gli episodi di bullismo di cui si parla giustamente con preoccupazione. Non ci sono solo le vicende di ordinaria burocrazia e le lotte tra docenti e famiglie (quest’anno anch’esse in modo particolare sotto i riflettori). La quotidianità dell’esperienza scolastica è invece ricca di solidarietà e buone relazioni, di amicizie e di comprensione tra persone, ragazzi e ragazze tra di loro, giovani e adulti, con il risultato finale di crescere insieme, fare esperienze che aiutano a diventare grandi e a giocare le proprie responsabilità nella vita di tutti i giorni.

La storia di Martina parla del valore di un percorso di studi, così importante da voler essere portato fino in fondo da parte di una giovane cui sono venute piano piano a mancare le forze. Valore compreso da lei e da tutte le persone coinvolte nella vicenda. Parla del coraggio di inseguire una passione scoperta anche tra i banchi di scuola e della capacità di coinvolgimento solidale degli studenti tra di loro. Parla di docenti attenti e capaci di empatia, sensibili e pronti a raccogliere le esigenze di chi è stato loro affidato. Parla, ancora, di buone relazioni tra scuola e famiglia, del lavoro condiviso a sostegno di una ragazza coraggiosa che ha saputo affrontare con dignità il tempo della malattia anche grazie alla scuola. Insomma, nella sua ordinaria straordinarietà, la storia di Martina parla di buona scuola. Quella vera.