I mondiali di calcio visti dal monastero

Pogba, “stella” della nazionale di calcio francese

Avete visto la finale dei campionati mondiali di calcio? In ogni caso che cosa pensi di questa grande distrazione collettiva? Gigi

Caro Gigi, non abbiamo seguito molto i mondiali di calcio: qualche articolo letto dalle sorelle più “tifose”, e uno squarcio veloce sulla finale, con la vittoria della Francia sulla Croazia. Ti dirò che noi avremmo preferito festeggiare la vittoria della Croazia, come possibilità data a u paese che vuol rinascere. La passione per il calcio fa parte della “cultura” nazionale e internazionale e coinvolge ogni fascia di persone, dai più piccoli ai più grandi. Ricordiamo  ancora le numerose partite disputate nei nostri oratori che catalizzavano l’attenzione di tutti ed erano un motivo di grande aggregazione: genitori e figli accumunati dalla medesima passione, sfide tra ragazzi e ragazze che erano soprattutto motivo di divertimento e restituivano la bellezza dello stare insieme in gratuità e leggerezza.  Purtroppo questo sport, in gran parte,  ha perso la sua semplicità, il suo essere “popolare”, per divenire spettacolo e fonte di guadagno “sproporzionati”.

Il volto negativo e inquietante del calcio

Il calcio, come altri sport, è portatore di molteplici significati: è sorgente di aggregazione, organizza e struttura il tempo libero delle persone, definisce stili di vita e modalità di vedere l’esistenza, suscita emozioni a volta incontrollabili e scatenanti e, perché no, offre molteplici possibilità di lavoro. Ma il calcio è anche l’immagine della vita e della società. Può divenire ammortizzatore del malessere sociale, manifestazione dell’aggressività latente in ogni persona, che esplode verso gli avversari  generando violenza e panico: quante volte abbiamo assistito a tali “spettacoli” in diverse parti del mondo addolorandoci e lamentandoci per la disumanità che oltraggia la dignità umana!

La responsabilità dei giocatori famosi

Ma il calcio  può essere anche strumento educativo capace di trasmettere valori e formare persone mature plasmate da una certa disciplina e da uno stile di vita ordinato. Esso, se vissuto e compreso nella sua genuinità, sarà ancora foriero di spazi di gratuità e libertà, opportunità per offrire uno svago sereno che risollevi dalla pesantezza che a volte segna il quotidiano. Giocare solo per vincere ed essere riconosciuti e “venduti” al miglior offerente, è ben poca  cosa. Giocare pensando al bene del gruppo agendo con cameratismo e lasciando da parte individualismo e aspirazioni personali, è costruire nel piccolo una nuova modalità di vivere, una nuova società. Una buona squadra deve essere affiatata, allenarsi secondo una disciplina esigente, portare insieme la fatica e condividere  la gioia della vittoria: deve essere capace di fare “squadra”.  I calciatori, soprattutto i più famosi, hanno un ruolo importante, poiché sono per molti giovani modelli in cui si identificano e a cui si riferiscono: sono ammirati, imitati, seguiti. Essi, quindi, hanno una grande responsabilità educativa: sono trasmettitori di valori quali la fratellanza, lo sforzo e la disciplina personale, la bellezza del gioco e del “costruire” una squadra.

I mondiali come occasione di incontro

Le manifestazioni, quali i recenti mondiali di calcio, sono anche una opportunità di incontro con paesi e culture differenti, per costruire ponti che vanno oltre la razza, la cultura e il credo politico e religioso e rendere visibile l’integrazione delle differenze.  Recuperare la dimensione ludica della vita è un urgenza per giovani e adulti, e il calcio può ritornare ad essere un mezzo importante. Ai gruppi e alle associazioni il compito educativo di proporre tali opportunità, accompagnando i giovani in un processo formativo attraverso lo sport, perché sia esperienza gratuita che arricchisce la vita e crea legami di accoglienza e di incontro, che umanizzano l’esistenza.