“Il Signore è il mio pastore”. Suor Chiara commenta per noi uno dei più bei salmi

Domenica scorsa ho sentito il salmo 23, quello del pastore. Mi piace molto. Mi piacerebbe un tuo commento. Grazie. Luciana

Vorrei affiancare, cara Luciana, al salmo 23 proclamato domenica scorsa nella liturgia eucaristica, un versetto del Vangelo della stessa domenica: “Gesù vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (Marco 6,30-34).

Questo piccolo inciso mi ha aiutato a leggere e a pregare il salmo 23 proposto lo stesso giorno.

L’umanità come gregge senza pastore

Un gregge senza pastore è abbandonato a sé stesso; in preda a rischi di ogni genere, è messo nella condizione di perdersi e di smarrirsi. Senza pastore un gregge cessa di essere tale: le pecore si disperdono, ora attratte da mille curiosità, ora spaventate dagli innumerevoli pericoli; non di rado incontrano la morte.

Il cammino dell’intera umanità assomiglia, sovente, a un gregge lasciato a se stesso, allo sbaraglio, privo di guide autorevoli, di attenzione e di cure. Anche la nostra vita, in determinate situazioni esistenziali, è in queste condizioni.

Il salmo 23, allora, ci aiuta a crescere nell’abbandono in Dio e nella confidenza in lui, a ritrovare la pace del cuore durante i passaggi faticosi della vita; pregandolo lentamente siamo invitati a orientare la nostra esistenza a lui, Pastore buono e bello, che sempre sta davanti a noi per guidarci alla pienezza della vita, in ogni tempo.

La simbologia del buon pastore evoca tenerezza, dedizione, sollecitudine quasi materna!

Non sono sola. Il Pastore è con me

Nel segreto del mio cuore, allora, risuonano le diverse strofe: “Il Signore è il mio pastore non manco di nulla… se dovessi camminare per una valle oscura non temerei alcun male perché tu sei con me”. No! Non sono smarrita nelle oscurità delle morti quotidiane, come i falsi pastori vorrebbero farmi credere! Alla guida della mia vita vi è il Pastore autorevole, che rischia tutto pur di non lasciarmi in balìa dei lupi; alle sue mani io posso sempre affidarmi con la certezza di non essere mai delusa: “Non manco di nulla; mi conduce… mi fa riposare… mi rinfranca, mi guida sulla strada giusta”.

Il salmo ci dona, dunque, di riappropriaci della fiducia in Dio: “Tu sei con me, Signore e nessuno può rapirci dalle tue mani che ci custodiscono sempre e comunque. Tu sei l’unico e vero pastore in grado di condurci dai deserti del quotidiano alla casa del Padre dove, per sempre, vi sarà felicità e gioia”.

Allora, perché temere? Perché dolerci se, alla sua sequela, non manchiamo di nulla? Scriveva santa Teresa d’Avila: “Chi ha come amico Cristo Gesù e segue un capitano così magnanimo come lui, può certo sopportare ogni cosa; Gesù infatti aiuta e dà forza, non viene mai meno ed ama sinceramente.

Se questo “capitano” è anche “pastore” tanto meglio!

Nasce, allora, la pace e la fiducia, mentre cresce la disponibilità e il desiderio di appoggiarci pienamente al suo bastone e al suo vincastro che danno sicurezza.

E la meta? La meta non può essere quella di abitare nella casa del Signore per lunghissimi anni, gustando, a partire dalla nostra quotidianità, l’amore del Signore e la gioia di essere per sempre in comunione con lui e con i nostri fratelli.