L’amore si misura sempre in piccoli passi possibili. Resistenza dinamica e costante

Ed eccoci giunti all’ultimo verso dell’inno alla carità:  “L’amore tutto sopporta”, ovvero – come spiega il Papa – affronta “con spirito positivo tutte le contrarietà. […] Non consiste soltanto nel tollerare alcune cose moleste, ma in qualcosa di più ampio: una resistenza dinamica e costante” (AL 118).

Per visualizzare questo “eroismo tenace”, questa opzione fondamentale per la pace e per il bene nonostante tutto, Papa Francesco cita ampiamente un sermone di Martin Luther King. Un testo da contestualizzare nel clima di violenza razzista in cui erano immersi gli ascoltatori del predicatore americano, ma che può dire ancora molto a ciascuno di noi, soprattutto quando invita a vedere sempre e comunque nell’altro, anche fosse il peggior nemico, un barlume dell’immagine di Dio.

Questo rivoluziona radicalmente ogni rapporto ed è di per sé elemento di giudizio di ogni nostra azione. Il fratello è creatura quanto me, è figlio quanto me ed allora, pur nello sforzo apparentemente sovrumano, non c’è male che egli possa compiere che io non possa saper perdonare; non c’è negatività che non possa essere rischiarata da una scintilla di luce. Ma noi, in particolare nella nostra vita famigliare, quando apparentemente, nella maggior parte dei casi, non abbiamo da affrontare nemici fra i nostri cari, come possiamo applicare questa virtù di sopportazione attiva che ci appare così eroica e straordinaria?

Il Papa fa l’esempio di quelle persone che – costrette a separarsi per difendersi dalla violenza fisica – sono capaci di agire lo stesso per il bene del coniuge violento, magari tramite intermediari e comunque senza serbare rancore. Questo è amore malgrado tutto, questo è amore secondo lo spirito del Vangelo, eppure potremmo considerarlo ancora come un estremo richiesto a pochi e difficilmente raggiungibile da tutti… mi vengono allora in soccorso i versi di Madeleine Delbrêl:

“La passione, noi l’attendiamo. Noi l’attendiamo, ed essa non viene. Vengono, invece, le pazienze. Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la Tua gloria, di ucciderci senza la nostra gloria. Fin dal mattino esse vengono davanti a noi: sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti, è l’autobus che passa affollato; il latte che trabocca, gli spazzacamini che vengono, i bambini che imbrogliano tutto. Sono gli invitati che nostro marito porta in casa e quell’amico che, proprio lui, non viene; è il telefono che si scatena; quelli che noi amiamo e non ci amano più; è la voglia di tacere e il dover parlare, è la voglia di parlare e la necessità di tacere; è voler uscire quando si è chiusi e rimanere in casa quando bisogna uscire; è il marito al quale vorremmo appoggiarci e che diventa il più fragile dei bambini; è il disgusto della nostra parte quotidiana; è il desiderio febbrile di tutto quanto non ci appartiene”.

Chi ci ha preceduto nel cammino di fede ci indica una piccola via verso grandi vette: l’amore si misura sempre in piccoli passi possibili.