In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?» (Vedi Vangelo di Giovanni 6, 24-35. Per leggere i testi liturgici di domenica 5 agosto, diciottesima del Tempo Ordinario, clicca qui).
Gesù frainteso
Gesù ha moltiplicato i pani, la gente, affascinata vuole farlo re. Lui scappa sul monte da solo, per sottrarsi alle ambigue attese di un Messia forse politico, forse addirittura militare, capace di scacciare gli occupanti romani dal paese.
Come sempre succede nel vangelo di Giovani, al “segno”, il miracolo, succede la discussione sul segno. Così anche qui. Gesù ha dato, miracolosamente, del pane e le domande della gente e le risposte di Gesù si sviluppano attorno al simbolismo del pane. La prima parte del capitolo è dominata dalla verità di Gesù che è il pane disceso dal cielo, bisogna mangiarlo per avere la vita. Di fatto domina l’idea che bisogna affidarsi a Gesù: è il tema della fede. Solo nella seconda parte il discorso diventerà esplicitamente eucaristico.
Lasciare libere le domande che contano
Siamo gente che ha sempre molti desideri. Si potrebbe dire che soffriamo di una costante eccedenza di desideri. E i molti desideri chiedono molte risposte e risposte all’altezza dei molti desideri.
Anche per noi, il problema è passare dai molti desideri che ci assillano ai pochi desideri che contano. È necessario un impegnativo salto. Per un credente, in particolare, il passaggio difficile e necessario è quello dalle molte cose all’unica persona capace di dare senso anche alle molte cose.
Perché questo passaggio avvenga è necessario che almeno un angolo del cuore dell’uomo rimanga sgombro, che non sia intasato dalle troppe cose, ma agitato da qualche domanda importante sul senso della vita, sugli affetti, l’amore, la morte… Tutte quelle “cose” che sono sempre inattese, non adeguatamente attese, perché non preparate adeguatamente dal corredo di domande che le lascino nella loro misteriosa grandezza. Siamo più preoccupati di possedere che di rispettare e di contemplare. Forse è per questo che il nome del cibo piovuto dal cielo per gli ebrei (prima lettura) è “manna”, trascrizione italiana della domanda “man hu”, “che cosa è questo?”. Il nome del pane disceso dal cielo è una domanda. Questo, forse, ci suggerisce una verità molto semplice: solo se rispetteremo e contempleremo il nostro mistero, sapremo accogliere il mistero che ci viene donato.