I trecento pellegrini bergamaschi sono arrivati nella basilica di San Pietro di corsa, nonostante i 130 chilometri che avevano nelle gambe: così grande era l’emozione. Oggi, con tutti gli altri giovani italiani all’incontro con Papa Francesco sperimenteranno un volto diverso della Chiesa, con un’intensità che sicuramente resterà nel loro cuore. Continua il diario di bordo degli “inviati” dell’Ufficio pastorale per l’età evolutiva, mentre è ormai giunto il momento tanto atteso dell’incontro “Siamo qui” l’11 e 12 agosto, con altri 50 mila giovani italiani. Questa sera l’incontro al Circo Massimo e la notte bianca, con un programma intenso e ricco di suggestioni. Ne parliamo anche qui.
L’arrivo a Roma è stato un’emozione unica. La fatica di tanti giorni di cammino, il sudore, il caldo dell’asfalto, le fiacche, gli stessi identici panini mangiati ogni pranzo…tutto è stato in un attimo trasformato, anzi si potrebbe dire trasfigurato.
Perché trecento giovani fanno più di cento chilometri a piedi e corrono, arrivando in San Pietro? Perché il loro vescovo li accompagna? Cosa cercano?
Un detto diffuso tra i pellegrini di Santiago dice che la meta stessa è il cammino…
Il fatto è che le strade del mondo attraverso cui sono passati questi pellegrini sono state davvero trasformate. E anche i loro volti, a vederli, sono illuminati di una luce nuova.
“Sei grande!” Dice a ciascuno il vescovo Francesco.
Nella messa di questa mattina quel “grande” si chiarifica: camminare insieme così aiuta a crescere, a diventare grandi nell’amore, l’unica cosa per cui vale la pena giocare la propria vita.
Cos’è allora il Sinodo, per tutti i giovani italiani che arrivano a Roma a piedi?
È l’occasione di toccare con mano una chiesa capace di uscire dagli argini, di dialogare con le generazioni che non hanno paura di mettersi a cercare la verità che rende liberi.
I giovani bergamaschi, oggi, in San Pietro l’hanno professato con grande, immensa gioia.