Sporting Ovz: “La squadra è come una seconda famiglia. Sul campo si imparano l’amicizia e il rispetto”

“L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo”. Questa frase di Nelson Mandela forse è un po’ troppo ambiziosa, ma si parte sempre dai piccoli gesti per ottenere grandi risultati. Un po’ come accade nel mondo dello sport: si parte da zero per poi, dopo tanti allenamenti, raggiungere traguardi neanche immaginati.
Educazione e sport sono sempre state realtà affini intrecciate in modo quasi spontaneo e ad oggi questa caratteristica è ben messa in evidenza. Lavoro di squadra, rispetto e responsabilità sembrano insegnamenti difficili da trasmettere, ma sotto forma di gioco tutto si fa più semplice. In un ambiente come l’oratorio, il cui fulcro è proprio l’educazione, non può mancare lo sport che negli ultimi anni ha aperto le porte alle novità. In molti oratori della bergamasca, infatti, le realtà sportive in attività sono polisportive in cui il calcio viene affiancato da pallavolo, basket ed altre discipline in base alle possibilità e alle strutture a disposizione.
La polisportiva Sporting OVZ (dell’unità pastorale Verdellino Zingonia) è un esempio di realtà sportiva in cui calcio e pallavolo si affiancano e collaborano per un’educazione sana dei ragazzi. “Ad oggi la società –racconta Franca Bergamaschi, vicepresidente della Sporting OVZ – conta all’incirca duecento atleti che vanno dai 5 ai 40 anni. La maggior parte di essi si concentra nel calcio, ma stiamo crescendo numericamente anche nell’ambito pallavolistico in cui abbiamo due squadre, il minivolley e le esordienti CSI. Per permettere ai nostri atleti di crescere al meglio in entrambi gli sport abbiamo stipulato degli accordi con Intercomunale Verdello e Volley Ciserano così da garantire una continuità nella crescita agonistica del ragazzo”.
Prima della crescita agonistica, però, conta soprattutto l’educazione dei ragazzi che viene trasmessa in primo luogo dagli allenatori. “Ormai i corsi pensati per noi allenatori – prosegue Franca Bergamaschi- non sono più basati su concetti tecnici e tattici da insegnare ai ragazzi, ma il centro della questione vi è sempre l’educazione. È importante che ogni ragazzo si senta a suo agio in squadra e che si crei un bel clima. Per far sì che ciò avvenga, bisogna prestare attenzione alla socializzazione che i membri della squadra attuano tra di loro e al rapporto tra giocatore e allenatore. È fondamentale essere un buon esempio per i nostri ragazzi e lavorare sul gioco di squadra che con l’età è difficile da mantenere, ma costruendo sin dall’infanzia si possono ottenere dei buoni risultati”.
Mantenere un buon clima in squadra non è scontato e per riuscire al meglio in questa piccola, ma grande impresa è necessario uscire dal campo. “A pallavolo capita spesso che dopo le partire i genitori preparino la merenda per tutti, anche per gli avversari. –racconta Franca Bergamaschi- Noi lo chiamiamo ‘quarto set’, è un momento in cui è possibile scambiare due chiacchiere per poi darsi una mano a sistemare la palestra. Un’altra occasione importante per conoscersi meglio è il Volley Camp, una settimana in oratorio in cui si sta insieme dal mattino alla sera allenandosi e giocando insieme. Quando si riesce a creare un clima così bello, si ha ancora più voglia di mettersi in gioco. A volte si arriva all’allenamento carichi di stanchezza per la lunga giornata passata al lavoro, ma il campo fa passare tutto e regala tante soddisfazioni agonistiche come, per esempio, battere la prima in classifica che fino a quel momento non aveva subito sconfitte e, soprattutto, soddisfazioni educative nel vedere la squadra unita ed entusiasta”.
Le soddisfazioni non sono solo degli allenatori, ma anche dei genitori come racconta Filomena Zambelli, mamma di una ragazza della squadra di pallavolo. “Sono felice di ciò che la società sia riuscita a creare con questa squadra di pallavolo. Mia figlia considera la squadra come una seconda famiglia e vederla crescere in un ambiente i cui valori fondamentali solo il rispetto e il gioco di squadra non mi può fare che piacere. Il legame che si è creato tra le varie famiglie dei ragazzi, poi, è davvero qualcosa di unico. Ciascuno di noi mette a disposizione un po’ del proprio tempo libero per dare una mano, un ulteriore esempio positivo per i nostri figli”.