L’elogio dell’e-bike: permette traguardi impensabili anche ai meno allenati

Abbiamo parlato dell’e-bike sui sentieri di montagna come metafora dei nostri tempi “pigri”, e riprenderemo l’argomento, perché resta innegabile che la nostra sia una società molto incline ad avere “il massimo con il minimo sforzo” e preferibilmente “tutto a domicilio”. E’ vero, però, che l’ebike è un mezzo ecologico che può perfino avere un valore sociale. Lieti di aver alimentato un dibattito sul tema, ospitiamo oggi volentieri il contributo del nostro collaboratore (e sportivo appassionato) Federico Biffignandi.

Premessa: ho 29 anni e amo il ciclismo, lo pratico a livello amatoriale da sempre. Prima la mountain bike, poi la bici da corsa. Faccio fatica, una fatica che talvolta maledico, una fatica che è masochista, una fatica che però – quando svanisce – rilascia un benessere che non provo da nessuna altra parte, in nessun altro sport.

Da ciclista, appunto, sono stato costretto per l’intera estate a discutere con gli altri di e-bike intesa come bici a pedalata assistita e non come “motocicletta elettrica”. È doveroso precisare subito questo perché ogni discussione, nata dalla domanda del mio interlocutore “ma tu sei d’accordo?”, iniziava col piede sbagliato, ovvero con il mio stesso interlocutore che nove volte su dieci mi poneva la domanda di cui sopra, con tono critico pensando che e-bike sia sinonimo di “motocicletta elettrica”. No, no e ancora no.

Da qui la disquisizione. Utilizzare una e-bike significa montare in sella ad un mezzo che è in tutto e per tutto una bicicletta, ma che vanta un motorino elettrico installato per facilitare la pedalata. Facilitarla, appunto non metterla in moto autonomamente e spingerla all’infinito. Questo vuol dire che il ciclista può sfruttare o meno l’aiuto e che può sfruttarlo in maniere diverse, impostando un ausilio più o meno massiccio. Ma deve pedalare, sempre. E quindi compiere uno sforzo, massimo o minimo che sia.

I detrattori della e-bike (che molto spesso una e-bike non l’hanno mai provata) sono tali perché sostengono che la bicicletta è uno sport di fatica e dunque, nel momento in cui viene meno la fatica, cade il senso più puro della bicicletta. A parte il ribadire che la fatica c’è, seppur nettamente inferiore alla pedalata tradizionale, cercavo di spiegare che la bicicletta può essere anche intesa come un mezzo di trasporto, non come uno sport che necessita di una prestazione. Perché negare ad una persona, magari non più giovanissima, di raggiungere la cima di un sentiero di montagna in sella ad una bicicletta senza rischiare il collasso? Che fastidio dà? Di qui, la richiesta di un’alternativa. Detto che nessuno è “nessuno” per impedire ad un individuo di fare l’”impresa” di cui sopra, ribattevo spiegando che era molto meglio vedersi superare a doppia velocità da una e-bike piuttosto che da un fuoristrada o da una motocicletta che, quelle sì, creano disturbi in mezzo alla natura incontaminata.

E poi, perché questa necessità sadica di doversi sudare ogni cosa “perché altrimenti che soddisfazione c’è?”. Allora abbandoniamo le e-mail e torniamo a scrivere lettere a mano. Buttiamo gli smartphone e torniamo a chiamare coi gettoni nelle cabine pubbliche. Vendiamo l’auto e torniamo a muoverci a cavallo. C’è sempre una questione di punti di vista e di priorità soggettive (oltre che di possibilità dell’individuo). Per una persona può essere soddisfacente fare uno sforzo che per lui è enorme e per altri minuscolo, ma raggiungere la vetta. Per un’altra bisogna rischiare di rimanerci per meritarsi quella stessa vetta. Ognuno trovi le soddisfazioni personali dentro di sé. Percorrendo le Mura in un pomeriggio d’estate a bordo della mia bici tradizionale sono stato superato da un sessantenne in sella alla sua e-bike. Ho provato “fastidio” per un attimo perché sono un tipo competitivo e in bici vado guardando anche le prestazioni, ma ho trovato soddisfazione nel tentare di rimanergli “a ruota” e quelle Mura, quel pomeriggio, hanno assunto un sapore del tutto diverso dal solito che quasi mi stava stufando.

Inoltre ho trovato un amico con cui uscire in bici. Pochissimi sono stati i miei amici, coetanei, che negli anni si sono avvicinati alla bici “perché è troppo faticoso e mi fa male il sedere dopo cinque minuti”. Vedere invece questo mio amico che, grazie alla e-bike, ha scoperto il piacere di pedalare è stato illuminante per me. Ha scelto uno sport, ha scelto di muoversi, ha scelto di scoprire luoghi che altrimenti non avrebbe mai visto, ha scelto di trovare una compagnia con cui pedalare. Senza e-bike niente di tutto ciò sarebbe stato possibile.