Pregare per quelli che non ci amano e perdonare. Difficile

Il mio parroco ha esortato, in una omelia, a pregare per le persone che non amiamo e che non ci amano. Ma, secondo te, che cosa dovrei chiedere in una preghiera simile? Luciano

Dovremmo chiedere al Signore tutto il bene possibile e tutte quelle grazie di cui queste persone hanno bisogno, caro Luciano! Non è spontaneo per nessuno innalzare questa preghiera! Spesso, infatti, siamo così arrabbiati o risentiti con alcune persone, che dal nostro cuore, (e a volte dalla nostra bocca) escono solamente parole malvagie.

Perché pregare per chi ci ha fatto del male

Ma, perché e come è possibile intercedere il bene per coloro che ci hanno fatto del male o a cui noi abbiamo causato ingiusta sofferenza? Innanzitutto perché siamo figli del Padre nostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti, poi perché Dio ama proprio noi, ciascuno di noi così com’è, anche quando è ingiusto, egoista e, a volte, perfino cattivo verso i suoi fratelli.

La prima grazia da chiedere al Signore, allora, è quella di sperimentare, nella nostra vita, il suo amore gratuito verso di noi: gratuito significa gratis. Che lo vogliamo o no, Dio ci ama gratis, ma questo è difficile da accettare, perché chiede anche a noi di amare così: GRATIS!

Fino a quando non facciamo una vera e, a volte, dolorosa esperienza di essere bisognosi del perdono e della misericordia di Dio e dei nostri fratelli, non riusciremo mai a pregare per coloro che non amiamo. La tentazione di sentirci “cristiani migliori degli altri”, infatti, è vecchia quanto il mondo, così come quella di chiedere a Dio che i nostri presunti “nemici” diventino cristiani migliori, perché noi possiamo avere la vita più tranquilla!

L’ inganno è subdolo. Il nostro padre san Francesco d’Assisi lo aveva intuito molto bene e per questo aveva scritto ad un altro fratello che si lamentava per l’indole difficile di alcuni frati: “E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori”. L’impulso a pregare perché le persone difficili diventino cristiani migliori è naturale, ma, ahimè, spesso nasconde l’inganno di ritenerci noi stessi persone giuste, non bisognose di conversione: “Sono gli altri che devono cambiare e diventare migliori, per questo prego!”. L’atteggiamento rasenta quello del fariseo al tempio che stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo».

Questo è un vicolo cieco!

“Io non riesco a perdonare. Perdona tu”

Quando sperimentiamo il fascino di questa tentazione, allora, non chiudiamoci in noi stessi, ma apriamoci a Dio e invochiamolo con tanta confidenza: “Signore, io non riesco a perdonare quel fratello, quella sorella, perché mi ha fatto del male, perdonala Tu, Tu lo puoi fare! Signore, io non riesco a benedire quella persona verso cui sento tanto risentimento, per questo benedicila tu e colmala delle tue grazie!”. Pian piano vedremo piccoli miracoli compiersi in noi stessi e in quelle persone. Ho sperimentato moltissime volte quanto Dio ascolti questa preghiera donandoci la grazia di uno sguardo compassionevole verso i fratelli più “difficili”. Il nostro cuore riconciliato perché perdonato e il nostro sguardo colmo di misericordia verso coloro che ci hanno offeso, faranno sì che quelle persone cambino veramente, diventando “cristiani migliori”. A questo proposito voglio offrirti un piccolo aneddoto, che alcuni anni fa mi aveva fatto riflettere. Ascolta:

Per anni sono stato un nevrotico. Ero ansioso, depresso ed egoista. E tutti continuavano a dirmi di cambiare. E tutti continuavano a dirmi quanto fossi nevrotico. E io mi risentivo con loro, ed ero d’accordo con loro, e volevo cambiare, ma non ci riuscivo, per quanto mi sforzassi. Ciò che mi faceva più male era che anche il mio migliore amico continuava a dirmi quanto fossi nevrotico. Anche lui continuava a insistere che cambiassi. E io ero d’accordo anche con lui, e non riuscivo ad avercela con lui. E mi sentivo cosi impotente e intrappolato. Poi, un giorno, mi disse: «Non cambiare. Rimani come sei. Non importa se cambi o no. Io ti amo così come sei; non posso fare a meno di amarti». Quelle parole suonarono come una musica per le mie orecchie: «Non cambiare. Non cambiare. Non cambiare… Ti amo». E mi rilassai. E mi sentii vivo. E, oh meraviglia delle meraviglie, cambiai! Ora so che non potevo cambiare davvero finché non avessi trovato qualcuno che mi avrebbe amato, che fossi cambiato o meno”.