Un lamento che sale fino al cielo. Chiesa e abusi sui minori

Che sia uno tsunami dalle lunghe ripercussioni e conseguenze nessuno lo mette in dubbio. Né si può pensare, come in alcuni ambienti ecclesiali qualcuno ancora riesce a sostenere, che sia dovuto unicamente al clamore – a volte pruriginoso – della stampa internazionale. Sono storie precise e dati oggettivi di una gravità assoluta che non possono essere taciute e devono mettere seriamente in discussione. Sto parlando dei casi di abusi sessuali su minori da parte di preti, vescovi e cardinali avvenuti in molti Paesi del mondo.

In Germania

“Siamo consapevoli dell’estensione dell’abuso sessuale che provoca in noi sentimenti di impressione e vergogna”, ha commentato il vescovo Stephan Ackermann di Treviri, responsabile della Conferenza episcopale tedesca di fronte allo studio indipendente  commissionato dalla stessa Conferenza anticipato nei giorni scorsi dalla stampa. Sono 3.677 i minori abusati sessualmente da parte di 1.670 preti o religiosi in Germania tra il 1946 e il 2014, ossia il 4,4% dei chierici del Paese in questo lasso di tempo.

In Francia

Travolti dagli scandali degli abusi, i vescovi francesi scrivono un Messaggio “al popolo di Dio che è in Francia” per esprimere “tristezza e vergogna”. È la prima volta che l’episcopato di Francia prende la parola. “I nostri pensieri si rivolgono innanzitutto a coloro a cui è stata rubata l’infanzia, le cui vite sono state contrassegnate per sempre da atti atroci”, scrivono i vescovi. E annunciano che alla prossima Assemblea plenaria di Lourdes, saranno invitati a partecipare anche alcune vittime che saranno “accolte” e “ascoltate” dai vescovi.

Negli Stati Uniti

«Le accuse contro l’arcivescovo Theodore McCarrick rivelano una grave mancanza morale all’interno della Chiesa e provocano da parte di noi vescovi rabbia, tristezza e vergogna. Ciò costringe noi vescovi a chiedere cosa si potrebbe fare di più per proteggere il popolo di Dio». Mea culpa dell’episcopato statunitense profondamente scosso dai recenti scandali. Prima la porpora cardinalizia tolta da Papa Francesco all’ex arcivescovo di Washington. E poi lo sconvolgente rapporto del Grand Jury della Pennsylvania dove è emerso che ben 301 sacerdoti hanno abusato di oltre mille minori dagli anni 40 in poi. “Non c’erano solo abusi sessuali diffusi, stupri di bambini, ma una sistematica copertura che arrivava fino in Vaticano”, ha affermato il procuratore generale dello Stato americano.

E non è finita. Nei giorni scorsi sono arrivate notizie e dati relativi all’Olanda. Il

Papa Francesco

«Il fallimento dei responsabili della Chiesa nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti».  Così Papa Francesco nel suo discorso ai membri del governo irlandese. Mentre nella Lettera al Popolo di Dio, senza girare attorno alle vere questioni di fondo, ha scritto:

Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità… Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli… È imprescindibile che come Chiesa riconosciamo e condanniamo con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiediamo perdono per i peccati propri e altrui. La coscienza del peccato ci aiuta a riconoscere gli errori, i delitti e le ferite procurate nel passato e ci permette di aprirci e impegnarci maggiormente nel presente in un cammino di rinnovata conversione.

Parole coraggiose pronunciate da chi ha inasprito le norme e ha ripetuto più volte che i vescovi non devono trasferire i pedofili ma farli processare. Per non tenere sotto silenzio quella che non è una debolezza o una malattia. Ma un reato.

Una lettera da leggere

E’ il messaggio dei vescovi al Popolo di Dio delle Chiese dell’Emilia Romagna. Dove viene scritto tra le altre cose che

l’impegno a combattere gli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili, sia di potere che sulla coscienza che sessuali, da parte di chierici o di laici nella Chiesa, nella società e nelle famiglie, ci deve vedere uniti. Uniti nella preghiera e nella penitenza, perché le sofferenze delle vittime, che non si cancelleranno, siano condivise e non si ripetano. Perché il male non sia più nascosto ma opportunamente denunciato. Perché il perdono e la guarigione dalle ferite, che pure invochiamo da Dio, con la riparazione del danno, non siano un alibi, ma stimolo a mettere in atto una conversione di tutta la comunità cristiana e della società civile, perché si prendano le misure educative e operative per una prevenzione ampia ed efficace. (…)  Nessuno deve essere coperto o giustificato, qualsiasi ruolo svolga. Il bene dei minori e dei più deboli deve stare sopra a tutto. Come Vescovi della Regione ecclesiastica, in linea con quanto sta preparando la Chiesa italiana, abbiamo già predisposto un percorso di formazione che permetterà di avere in ogni diocesi alcune persone (quasi tutti laici e laiche) che potranno essere referenti e promotori dei cammini diocesani di formazione e prevenzione per la tutela dei minori. (…) Invitiamo le comunità cristiane in questo inizio dell’anno pastorale a creare occasioni di preghiera e digiuno, di riflessione, di penitenza, per essere uniti al nostro Papa Francesco nel suo indiscusso impegno a fare verità e giustizia dentro e fuori la Chiesa. E rinnoviamo il pieno e filiale sostegno al suo servizio fondamentale alla comunione e all’evangelizzazione.