Papa Francesco nelle Repubbliche Baltiche: “La libertà è un tesoro da conservare”

Papa Francesco si recherà dal 22 al 25 settembre a Vilnius e Kaunas in Lituania, Riga e Aglona in Lettonia e a Tallinn in Estonia nel 25° anniversario dell’ultima visita di un Papa nelle Repubbliche Baltiche, quella di Giovanni Paolo II del settembre 1993. Nel messaggio indirizzato alle popolazioni che incontrerà prima di partire ha scritto “La libertà è un tesoro da conservare”.

La visita pastorale di Bergoglio avviene nell’anno in cui si celebra il centesimo anniversario della prima dichiarazione d’indipendenza dalla Russia. Questi Paesi, per duecento anni sotto il regime comunista come governatorati del Baltico, durante la Prima guerra mondiale subirono l’occupazione tedesca ma con la successiva Rivoluzione Russa nel 1918 sono diventate Repubbliche baltiche, dal 1991 Stati federali, ora repubbliche parlamentari indipendenti e dal 2004 sono entrate a far parte dell’Unione Europea.

Il motto del viaggio in Lituania è “Gesù Cristo la nostra speranza”, in Lettonia è “Mostra di essere madre”, che ricorda la fede mariana della nazione e preconizza la visita al santuario internazionale di Aglona, e in Estonia è “Svegliati, cuore mio!”.

Marco Clementi, giornalista e storico, inviato del Tg1, da noi intervistato, seguirà da molto vicino i momenti salienti e più emozionanti della missione nei Paesi Baltici del Papa argentino.

Quali saranno le tappe più importanti del viaggio apostolico del Pontefice? 

«Un viaggio importante in quattro giorni che toccherà tre Paesi, Papa Francesco ci ha abituato a fare tante cose in poco tempo. Bergoglio andrà dalla roccaforte del cattolicesimo ai tempi del comunismo, la Lituania, al Paese a maggioranza protestante, l’Estonia, per spingersi fino al Santuario della Madonna Nera di Aglona, principale luogo di culto mariano della Lettonia cattolica. Un programma intenso: il 23 settembre in Lituania, dove il Santo Padre nel Parco Santakos a Kaunas, celebrerà la Messa al termine della quale reciterà l’Angelus, seguito dal pranzo con i vescovi in Curia. Due momenti simbolici per Bergoglio: alle 16 il trasferimento al Museo delle occupazioni e lotte per la libertà, con una breve sosta di preghiera al Monumento delle Vittime del Ghetto (Piazza Rūdnikų), seguita dalla visita e dalla preghiera, alle 17.30. Lunedì 24 settembre partenza per Riga, qui Papa Francesco deporrà dei fiori al Monumento della Libertà, mezz’ora dopo si svolgerà la preghiera ecumenica, nel Riga Doms, durante la quale è previsto un discorso. La giornata proseguirà con la visita alla cattedrale cattolica di San Giacomo, alle 11.50, e il pranzo insieme con i vescovi, in programma alle 12.30 nella Casa arcidiocesana della Santa Famiglia. Alle 14.30 il trasferimento in elicottero dal Riga Harbour Helipad al santuario della Madre di Dio di Aglona, dove alle 16.30 verrà celebrata la Messa. Il 25 settembre, alle 8.30, Papa Francesco partirà per Tallin, dove alle 11.50 si svolgerà l’incontro ecumenico con i giovani nella Kaarli Lutheran Church, durante il quale Francesco terrà un discorso. Alle 13 il pranzo nel Convento delle Suore Brigidine in Pirita. Nel pomeriggio, alle 15.15, il Pontefice incontrerà gli assistiti delle Opere di carità della Chiesa, nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. La Messa in piazza della Libertà, alle 16.30, concluderà la giornata papale, prima della cerimonia di congedo nell’aeroporto di Tallin, prevista per le 18.30».

“Spero che le parole che Papa Francesco pronuncerà nel nostro Paese spingano le persone a cambiare per servire il bene comune” ha dichiarato il Vescovo di Liepaja, monsignor Viktors Stulpins. Qual è la situazione politica nei Paesi Baltici? 

«Le Repubbliche Baltiche sono democrazie giovani ma stabili, la maggior parte dei movimenti politici della Lettonia, Lituania ed Estonia s’inquadrano nelle tre grandi famiglie politiche: socialdemocratica, conservatrice e liberale. C’è anche una forma di antieuropeismo ma molto contenuto, stiamo parlando di tre Repubbliche che hanno fortemente voluto entrare in Europa dopo cinquant’anni di dominio sovietico. Sono state create istituzioni democratiche e si è cercata una rapida integrazione in Europa anche con una funzione di cauta difesa. Lituania, Lettonia ed Estonia sono entrate a far parte della Nato, dell’Unione Europea nel 2004, di Schengen nel 2007 e dal 2015 hanno adottato l’euro, ciò ha un valore fortissimo. La paura resta quella nei confronti della Russia, questo è particolarmente vero in Lettonia, perché il Paese si sta spopolando, da quando è entrato nell’Unione Europea ha perso un quinto della sua popolazione. Un po’ dipende anche dalla crisi economica anche se questi Paesi si sono molto arricchiti dopo l’ingresso nell’UE, ma non possono ancora competere con Paesi di storica tradizione europea come la Gran Bretagna, la Germania e la stessa Italia. Quindi in Lettonia si è verificata una forte emigrazione di giovani verso i Paesi ricchi dell’Unione».

Il Vescovo Philippe Jourdan in una recente intervista ha affermato tra le altre cose che “… non è però un mistero che i popoli baltici vivono un poco nella paura. Se sia giustificata o meno è un altro discorso, ma che vivano nella paura è certo”. A quale paura si riferisce l’amministratore apostolico alla cui responsabilità è affidata la cura della comunità cattolica estone?

«Jourdan, francese, guida una piccolissima comunità, (sei, settemila cattolici su un milione e trecentomila abitanti) non c’è una Diocesi, forse il Vescovo si riferisce appunto a questo senso di minoranza che hanno i cattolici estoni. Interessante la storia della Chiesa cattolica in Estonia: il primo vescovo era un gesuita, Eduard Gottlieb Profittlich, consacrato nel 1936 vittima delle persecuzioni sovietiche, deportato in Siberia e morto prigioniero nel febbraio del 1942. È in corso il suo processo di beatificazione. Per oltre sessant’anni non ci sono stati più vescovi cattolici in Estonia, il meno cattolico dei Paesi che visiterà tra poco Bergoglio».

Per quale motivo è rimasta storica la visita pastorale di San Giovanni Paolo II avvenuta venticinque anni fa? 

«Pensiamo a quel periodo, un Papa polacco visitava delle Repubbliche un tempo sotto il dominio sovietico, quando il Muro di Berlino era caduto nel 1989, cioè da pochissimi anni. Simbolica in tal senso fu la visita il 7 settembre 1993 di Wojtyla alla “Collina delle croci”, in Lituania, piccola altura su cui si ergono oltre quattrocentomila croci, piantate per devozione dai pellegrini secondo una tradizione popolare che dura da alcuni secoli, simbolo dell’identità nazionale lituana. Luogo dove si capisce cosa è stato l’ateismo e il comunismo in questi Paesi. Del viaggio di allora di San Giovanni Paolo II resta quell’immagine visiva, il Papa che pregava su quella collina. Anche nel viaggio di Bergoglio vi saranno simboli, le personalità di Wojtyla e di Bergoglio sono diverse, però sono entrambi papi di gesti, simboli e immagini. Pochi discorsi a volte, poche parole molto nette, molto chiare ma anche molti simboli».