La poesia «Autentica» di Teresa Capezzuto. Scrivere come strumento di leggerezza

“La mia non è malinconia, / ma autentica poesia. / Tocco lo schermo, / digito sulla tastiera: / immagini e parole / sono la mia scienza di frontiera. / La mia non è una scelta, / ma pura necessità. / Corro veloce sulla pagina / e niente indugi: / versi e rime / sono i miei rifugi”.
Basterebbero forse questi pochi versi a raccontare il cuore di “Autentica”, la raccolta poetica dell’autrice e giornalista bergamasca Teresa Capezzuto. L’appuntamento per la presentazione del libro è fissato per il 4 ottobre alla libreria BUona Stampa – Qualcosa in più di via Paleocapa a Bergamo alle 17. Intervengono Intervengono Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio scolastico di Bergamo e don Giambattista Boffi. Classe ’75 e un gran sorriso che ne accende i tratti, Teresa si è recentemente misurata con l’appassionante – e difficile – sfida di mettere nero su bianco la sua interiorità: è nato così il suo primo libro, edito da Genesi Editrice di Torino, che raccoglie 50 poesie sotto il cappello di un’unica parola, “Autentica” appunto, capace di descrivere in quattro sillabe la natura di Teresa, l’anima della sua scrittura e il valore che la poesia riveste per lei.
La raccolta è suddivisa in tre sezioni, diverse tra loro per tematica ma non per approccio: perché Teresa è fortemente presente in ciascuna delle sue composizioni. È presente nel tono – giocoso e ironico anche quando affronta argomenti complessi o spinosi – così come nella volontà di essere ampia, trasversale, di non considerare alcun tema troppo “basso” per essere poetato.
Ed ecco allora che nella prima sezione, intitolata “Viaggi”, troviamo poesie dedicate allo spazio infinito, al tempo che scorre, alle difficoltà che immancabilmente si incontrano nel corso del proprio viaggio personale e anche alle gioie e agli incontri da cui questi viaggi sono allietati. La seconda sezione, “Suggestioni”, si fa invece più morbida, quasi soffusa. Qui sono protagonisti i ritmi della natura, le atmosfere bergamasche, il soffio dolce della parola, che torna invece ad essere arma – sempre affilata ma mai violenta – nella terza sezione, “(Dis)incanti”, nella quale le poesie di Teresa si volgono al presente, alle problematiche e contraddizioni attuali e affrontano anche temi di grande impatto, come la violenza contro le donne o l’influenza della tecnologia sulla quotidianità, o ancora la smania per la libertà. La raccolta si chiude con un dolce e accorato epilogo, “Insieme”, dedicato alla figura unificatrice di Papa Francesco.
Per Teresa Capezzuto, torna più volte la necessità di dialogo tra presente e passato oppure tra figure e persone lontane solo geograficamente o temporalmente, ma non per attitudine o ispirazione. Non a caso, l’autrice dedica ben tre poesie a dialoghi di questo tipo. In “Cacciatrici di sogni” Teresa dialoga con Samatha Cristoforetti, tracciando con l’astronauta un parallelismo (“Così diverse e uguali / per tenacia brillante!”), mentre in “E per fortuna che” l’interlocutore è Michelangelo e in “Voli alti (oltre i limiti)” Leonardo Da Vinci, in nome della necessaria unione tra arte e tecnica, tra scienza e umanesimo. Del resto, proprio quest’ultima tematica è particolarmente cara anche a Teresa Capezzuto. Lo si vede nella scelta del linguaggio – spesso influenzato da termini e parole inglesi – e in quella dei temi: big data, app, social network e tweet ricorrono nelle varie poesie che compongono la raccolta.
Ma ciò che colpisce, al di là di tutto, è l’attitudine di Teresa rispetto alla poesia. Se spesso infatti la poesia rischia di tradursi per il poeta in una torre d’avorio o in un rifugio avulso dal mondo, in “Autentica” si percepisce al contrario una voglia famelica di entrarci nel mondo, e di farvi entrare anche la poesia. Scrivere non è quindi una fuga ma uno strumento di leggerezza, una sorta di tappeto magico per planare dall’alto sulle cose, come ci insegna Calvino. Ecco allora che nel linguaggio fresco e spontaneo, nella cantabilità dei componimento, nell’uso della rima come se fosse un gioco troviamo una possibile risposta a chi sostiene che oggi la poesia è morta: macchè morta, direbbe Teresa, è ancora viva e autentica!