Festa dei santi e dei morti. L’inattesa beatitudine dei poveri

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati (Vedi Vangelo di Matteo 5, 1-12)

Per leggere i testi liturgici della festa di tutti i santi, 1 novembre, clicca qui.

Uno stesso brano di vangelo lega le due feste di inizio novembre, la festa dei santi e quella dei morti. È il brano delle beatitudini che si trova nel capitolo 5 del Vangelo di Matteo. Lo si incontra in una delle tre messe previste per il 2 novembre e nella liturgia della festa di Ognissanti.

Beati…

Vale la pena ricordare, ancora una volta, il senso di quel passaggio. Spesso, citando la prima delle otto beatitudini di Matteo («Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli), ci si chiede perché i poveri sono beati e perché è loro promesso il regno dei cieli. E si risponde che i poveri, non avendo nulla, sono più portati ad affidare la loro vita a Dio. E Dio prende atto della loro fiducia e li premia.

Non sembra essere questa l’interpretazione più corretta. Le beatitudini sono da collocare dentro l’annuncio del Regno che segna la prima parte della missione di Gesù, il “ministero galilaico”, così detto perché ha luogo in Galilea, la parte Nord della Terra Santa. Dio si è messo a fare il re, quello che tutta la storia di Israele aspettava. Dio-Re farà bene il re e quindi porterà la giustizia e la pace e difenderà, in particolare, coloro che nessuno difende, i poveri. Dunque i poveri sono beati non perché sono buoni loro, ma perché è buono Dio con loro. Le beatitudini, si dice con un linguaggio un po’ astratto, non sono un enunciato morale sulla bontà dei poveri, ma un enunciato teologico sulla bontà e sulla misericordia di Dio. Se tutto fosse affidato alla bontà dei poveri, potremmo correre dei rischi, perché potrebbe anche darsi che i poveri non siano buoni. Ma se tutto è affidato alla bontà di Dio, allora non possiamo avere nessun dubbio: Dio è sicuramente buono e misericordioso e sicuramente difende i piccoli e i poveri. Dio, dunque, è sicuramente con i poveri. Per questo i poveri sono beati. E per lo stesso motivo, chi piange è beato, chi è perseguitato è beato…

Noi, popolo delle beatitudini

È questa gioiosa speranza che dice chi sono i santi e chi sono coloro che “sono morti nella speranza della risurrezione”. I cristiani sono il popolo delle beatitudini che sono beati perché la bontà di Dio li ha fatti figli e li chiama a vivere da figli, per sempre. È questa sublime fratellanza che giustifica le due feste così vicine l’una all’altra che ci aprono tutte e due sul mistero profondo e gioioso del “dopo”.