Alcune ragazzine mie alunne non mi salutano. A proposito di rispetto e buona educazione

Paolo Villaggio nel ruolo del ragionier Ugo Fantozzi

Una scenetta di ordinaria amministrazione, il sabato sera

Sabato sera. Da casa mi reco in Oratorio, dove devo raggiungere prima una famiglia di volontari che sta festeggiando un compleanno e poi trascorrere la serata in modo informale, scambiando due parole con la gente che passa, due tiri a calcetto con i bambini ecc. Attraverso la strada dinanzi a casa e, sul marciapiede, ho di fronte a me alcune ragazzine del paese, anche mie alunne. Si girano e mi vedono. “Ciao!”, dico loro ad alta voce. Si voltano, nel mutismo più totale. Arrivo dinanzi all’Oratorio, dove loro si fermano e si voltano nuovamente verso di me. Non contento, ripeto ad alta voce: “Ciao!”. Vedo i loro occhi volteggiare in alto come scendesse un angelo dal cielo e  poi verso il basso come per vedere se passasse qualche rettile. Ma le bocche restano chiuse.

Entro in Oratorio. Posso finalmente dire di aver provato gli stessi sentimenti del mitico ragioniere Ugo Fantozzi quando veniva trattato come “merdaccia” (perdonate la terminologia filmica ma non accademica) dal megadirettore galattico. Sono sereno, per carità: di notte ho dormito, contento della mia giornata.

Il vecchio, dimenticato tema del rispetto

Ma mi pongo delle domande. Forse perché ricordo qualche sonoro ceffone da parte di mamma e papà quando mancavo di educazione, così come la loro frase: “Si saluta chi si conosce. Puoi pensare ciò che vuoi e aver litigato con chiunque, ma la dignità di una persona va sempre rispettata. Poi, ciascuno per la sua strada, ma il rispetto prima di tutto!”.

Ecco, io credo il problema sia a questo livello: diversa gente non conosce più il rispetto per le persone. Personalmente non concordo con chi sostiene che persone come i preti, le suore, i professionisti, gli amministratori vadano rispettati per l’abito che portano e il ruolo sociale che svolgono. Cosa significa questo? Che se non si è don, suor, dottor, ingegnere, professor, avvocato, Sindaco è possibile scegliere se rispettare o no? No e poi no! L’altro va rispettato non per il suo ruolo, né per i suoi titoli, ma perché è un essere umano e la sua dignità va riconosciuta, fosse anche il più acerrimo nemico!

Su questo si stanno scrivendo fiumi di inchiostro, ma devo attestare che purtroppo si è fermi a questo stadio. Non vedo pratiche positive in atto su questo. Anzi, vedo una iper protezione di molti verso la maleducazione dei ragazzi e, spesso, l’esempio decisamente poco incoraggiante del mondo adulto (su questo, tra oratori e scuola avrei da scrivere parecchie pagine di episodi…).

A scuola: l’occasione perduta del voto in condotta

A scuola, a titolo esemplificativo, almeno una intuizione buona c’era, ma siamo riusciti a rovinarla. Fino a un paio di anni fa il voto di condotta concorreva a far media nella valutazione (perché questo la scuola deve fare, non semplicemente quantificare, se vuol dirsi ente educativo!): potevi avere tutti 10 e 6 in condotta e viceversa. C’era almeno il segnale che il modo di vivere con gli altri, il rispetto verso di loro, conta ed è decisivo nella vita. Ora non più, la voce “condotta” c’è ma non fa media, quindi vale come il due di ori quando la briscola è bastoni.. Meglio guardare a quanto uno è bravo nella produzione scritta e nelle espressioni algebriche piuttosto che alla maturazione umana. Mi spiace, tanto. Nel mio piccolo cercherò di lavorare sull’umano, sperando che chi ha ruolo educativo e chi ha potere su queste delicate questioni pedagogiche, politica in primis, batta un colpo. Senza educazione e rispetto, non vedo un futuro buono per la nostra società