In Necessità Virtù: in scena «Storie sbilenche». Laboratorio di narrazione: spazio ai racconti di vita

La rassegna In Necessità Virtù, che quest’anno si terrà dal 30 novembre al 9 dicembre, sceglie di rinnovarsi, proponendo per la prima volta un laboratorio teatrale, Storie sbilenche. “Il titolo è un’idea della compagnia teatrale Teatro dell’Argine (compagnia teatrale bolognese, che propone teatro di comunità in Italia e non solo, ndr) – spiega Massimo Malanchini, uno degli organizzatori della rassegna, che continua – “e nasce dal fatto che quello che verrà proposto sarà la narrazione artistica di storie di vita, spesso nascoste e difficili da vivere per coloro che non ne fanno esperienza quotidiana; storie di vita storte, forse, ma senza dubbio vive”.

Il laboratorio teatrale Storie sbilenche, infatti, è un progetto pensato in parte per dare continuità all’attenzione a fragilità e necessità che da sempre contraddistinguono la rassegna, in parte per dare visibilità ad un tema di cui ancora troppo poco si parla, quello della salute mentale, e rispetto al quale quest’anno ricorrono quarant’anni dall’approvazione della legge 180/78, la legge Basaglia. Si tratterà di un laboratorio organizzato in tre finesettimana, gratuito, rivolto a persone con qualunque grado di esperienza teatrale, desiderose di ascoltare. “Il laboratorio è pensato come momento di incontro, ascolto e condivisione tra quanti scelgono di parteciparvi e mettersi alla prova e coloro che per motivi personali hanno avuto a che fare con il mondo della salute mentale – continua Malanchini – e che hanno accettato di raccontarsi. Chi sceglierà di partecipare non farà altro che raccontare ad un pubblico quanto condiviso e accolto durante gli incontri”.

Il laboratorio e lo spettacolo che ne conseguirà hanno, quindi, l’obiettivo di usare il teatro di comunità come forma di comunicazione di esperienze vissute e di riflessione sull’operato di coloro che dalla chiusura degli ospedali psichiatrici si sono presi cura di chi soffre di disagio mentale per quanti vorranno seguire quella che sarà (probabilmente) una performance itinerante proprio all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Bergamo.

Vorremmo che attraverso una forma d’arte quale il teatro è i partecipanti possano scendere in profondità delle esperienze che verranno loro raccontate, senza, però, la pretesa di trasformare questo in un momento terapeutico, e il pubblico possa, invece, farsi stupire perdendo, in un certo senso, l’equilibrio e sentirsi “sbilenco” di fronte a quella per molti non è l’eccezione quanto piuttosto esperienza quotidiana– chiude Malanchini.