Occident Express al Teatro Creberg. Ottavia Piccolo racconta l’odissea contemporanea di una donna irachena

Cinquemila chilometri a piedi, senza sapere dove andare: è una vera odissea contemporanea quella di Haifa, la protagonista di «Occident Express», che giovedì 15 novembre alle 20,30 al Creberg Teatro inaugura la nuova stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti. Lo spettacolo è scritto da Stefano Massini, interpretato da Ottavia Piccolo, che abbiamo intervistato, e dall’Orchestra Multietnica di Arezzo. Le musiche sono scritte dal compositore Enrico Fink. «Occident Express» è il primo atto di un calendario ricco e vario, che ha raccolto un grande apprezzamento da parte del pubblico: gli abbonamenti sono aumentati del 14% rispetto all’anno scorso, salendo a oltre 3.600.

Qual è stata la sua prima impressione leggendo il copione dello spettacolo?

«Sono rimasta profondamente colpita dalla storia di questa donna, ispirata a una vicenda reale. Ho pensato a quanto dev’essere stato difficile per lei compiere un viaggio così lungo, cinquemila chilometri a piedi, senza avere nient’altro a guidarla che la speranza».

Il sottotitolo dice “Haifa che era nata per stare ferma”. Cosa intende?

«La protagonista, Haifa, viveva nel suo villaggio e non aveva nessun bisogno di muoversi. Si mette in viaggio perché non le resta nient’altro intorno, perché cerca una possibilità di salvezza per lei stessa ma soprattutto per la nipote di quattro anni. Non può fare nient’altro che andare, anche se non vorrebbe, preferirebbe starsene ferma».

Per lei come attrice come è stato interpretare questo personaggio?

«I personaggi sono tutti belli e degni di essere raccontati. Ciò che faccio è narrare con partecipazione e passione e penso che il pubblico lo senta. Forse le parole che il drammaturgo ha messo in bocca ad Haifa non sono veramente quelle di una donna irachena semianalfabeta che non si è mai mossa dal suo villaggio. Forse sono le riflessioni di ognuno di noi quando si trova costretto a muoversi da un posto all’altro. Mi vengono in mente le nostre nonne, le nostre mamme che hanno dovuto emigrare dal Friuli, dal Veneto, dall’Abruzzo per andare in America o in Australia. Sono le riflessioni di tutti quelli che sono costretti a muoversi per la fame, per la guerra, per mille altri motivi».

Questa esperienza, a volte lo dimentichiamo, fa parte del nostro bagaglio familiare e culturale. Che ne pensa?

«È un racconto che mi riguarda e che ci tocca tutti. Quando sei costretto a fuggire vuoi soltanto andare, non ti volti indietro. Poi, a un certo punto gli occhi ti si aprono e capisci che ormai ti è rimasto soltanto il viaggio, e tu sei diventato questo, non c’è più nient’altro. Questo ci dovrebbe spingere a guardare in modo diverso la gente che si muove e arriva da altri Paesi e dovrebbe stimolarci a pensare come ci sentiremmo noi nella stessa situazione. Ho letto di recente su Repubblica un articolo sui diari di Pieve di Santo Stefano, storie di persone non famose raccolte in un volume. Raccontava di lettere e diari di persone che si erano spostate dal nostro Paese in giro per il mondo. Le storie di oggi non sono diverse, le persone si sono sempre spostate per sfuggire alla povertà e alla guerra».

Quali sono i punti forti di questo spettacolo?

«Ci sono momenti in cui con leggerezza cerco di far capire che i migranti sono come noi. Può sembrare una banalità, ma non lo è affatto. Il messaggio che viene trasmesso più spesso oggi è quello che queste persone vengono a rubarci il pane: non è così. Haifa per esempio quasi si vergogna della sua storia cruenta e difficile, perché vorrebbe soltanto avere una vita normale, tranquilla e non vorrebbe disturbare nessuno. Perché chiedete di me? Dice. La mia storia non è così eccezionale, ce ne sono milioni come la mia».

Sul palco accanto a lei c’è un’orchestra. Che ruolo ha la musica?

«Ha una parte importantissima, costruisce una narrazione a più voci, completa ciò che viene detto a parole. Gli otto musicisti sono parte integrante dello spettacolo, non solo descrittiva, dialogano con me con una forte sintonia. Le musiche sono originali, accompagnano il nostro cammino, e sono state scritte dal direttore Enrico Finchi».

Per venerdì 16 novembre, nel Foyer del Creberg Teatro (ore 18), è previsto un incontro dal titolo “Dall’Oriente Biblico all’Occident Express”, dialogo-narrazione con inserti musicali a partire dal volume Il grande racconto della Bibbia di Piero Stefani. Saranno presenti Ottavia Piccolo, Piero Stefani e Enrico Fink. L’incontro è organizzato in collaborazione con Effetto Bibbia.

 

In scena al Creberg Teatro dal 15 al 18 novembre (ore 20,30, domenica ore 15,30. Per informazioni e biglietti www.teatrodonizetti.it tel. 035.4160 601/602/603.

Foto di Alessandro Botticelli