Grazie, professor Perticari

Foto: il professor Paolo Perticari (1959-2018)

Ci sono persone che segnano profondamente la tua vita e che ti sembra di conoscere bene anche se di loro non hai avuto una conoscenza personale approfondita. Questo avviene perché conosci il loro pensiero e ti sono state da esempio. Così è avvenuto per me con Paolo Perticari, docente nella nostra Università di Bergamo, scomparso a 59 anni il 25 novembre scorso.

Il professore severissimo

Ho incontrato Paolo Perticari poche volte: il più delle volte nei corridoi dell’Università, che percorreva a passo spedito, accennando un sorriso e un cenno del capo a chi lo salutava. Non essendo stato, per motivi di impegno pastorale, uno studente frequentante, ho avuto direttamente a che fare con lui solo il giorno dell’esame. Lo ricordo come fosse ieri.

Era un esame molto impegnativo per gli studenti di Scienze dell’Educazione. Ci presentiamo all’appello dell’esame codice 25125, Pedagogia Generale 2, in una quindicina su sessanta iscritti. Qualcuno è alla quarta volta che tenta di superare l’esame. Il professore, Paolo Perticari, docente di straordinaria intelligenza e con una capacità di coinvolgimento nella sua didattica quasi unica, è esigentissimo.

Causa parcheggio difficile da trovare in città alta, tarda di mezz’ora. Arriva. Saluta i presenti e li ringrazia uno ad uno per essersi presentati a sostenere l’esame. Appello. “Ragazzi, una domanda sola, scrivete: il candidato esprima il concetto di educazione che si evince da tutti i testi d’esame. Un’ora e mezza per rispondere, poi consegnate. Buon lavoro.”.

Esame tosto, perché non si tratta solo di conoscere i sei volumi richiesti, ma di trovare dei concetti chiave che provino a dire il senso di un’esperienza che esiste praticamente da sempre, quella dell’educazione appunto. Mi ricordo l’esame e la grande soddisfazione per l’esito, ma soprattutto il pensiero del professore. I suoi testi sono tra quelli che rileggo di più.

I suoi libri e i suoi autori: Milani, Illich

Innanzitutto il suo capolavoro, Attesi imprevisti, un testo che indaga l’educazione scolastica e propone un sistema educativo capace di tener conto degli errori, dei disagi, delle fatiche personali del ragazzo che va a scuola. Una pedagogia che riscatta il valore dell’imprevisto come ingrediente essenziale del successo educativo, sia per il docente che per l’allievo.

Poi, i testi di don Milani e su don Milani, scritti da Perticari. Alla lettura di Lettera a una professoressa, che personalmente ritengo dovrebbe essere obbligatoria per chiunque voglia insegnare, si aggiungevano i testi del docente, che amava questo autore e, nei suoi scritti, cercava di togliere il priore di Barbiana dalla “nicchia” nella quale spesso collochiamo i grandi della storia perché il suo pensiero potesse entrare nella pedagogia odierna e sprigionare tutto il suo potenziale, ancora enorme e di un’attualità sconcertante.

E come dimenticare un grande che il professor Perticari stimava, quell’Ivan Illich di “Descolarizzare la società” che scardina, a inizio anni ’70, il falso progresso sotteso a certi modi di fare istruzione e di esercitare la professione docente, a favore di un’educazione autentica che restituisca all’uomo il gusto dell’invenzione, della creatività e della sperimentazione, in un’esistenza nella quale anche le relazioni personali diventano fonte di educazione?

Riconoscenza, ricordo

I passi che ho fatto in questi anni in ambito educativo e nell’insegnamento della religione cattolica a scuola trovano nel professor Perticari tanti meriti. Come ha scritto un suo collega, egli ci ha lasciati dopo aver lottato molto per rimanere con noi. Prego per lei professore, come per il professor Fulvio Cesare Manara, il professor Fornasa e tanti altri docenti che ancora in giovane età hanno terminato il loro pellegrinaggio terreno. Accoglili Signore, perché per loro la cura (I care …) non è stata solo un concetto, ma il motivo di un’intera esistenza.

A-Dio professor Perticari. Grazie, di tutto.