Le notti bianche dell’asino e del bue: un racconto tra le pieghe del presepe

Come sono state le prime notti dopo la nascita di Gesù nella capanna? Ci sono l’asino, il bue, Giuseppe, Maria e un neonato: il racconto dello scrittore bergamasco Alessio Mussinelli ci aiuta a immergerci nell’atmosfera natalizia scegliendo un punto di vista singolare.

 

-Insomma! Non se ne può più-.

-Ma è così carino-.

Carino dici? Spero tu stia scherzando. Sono ore che se ne sta lì a far baccano, e tu dici che è carino? Un soprammobile di cristallo di Boemia è carino. O un scrittoio vittoriano in mogano. Quel foulard in cashmere che avevamo visto in Galilea, quello sì che era carino-.

-Le uniche cose che ricordo della Galilea sono le vesciche. Un sole che bruciava la sabbia-

-Sì ma pure quello era più piacevole di questo fracasso. Mi ero appena addormentato ed ecco che arriva l’ennesimo casinaro. Ma io ti avverto, da ora in poi a ogni cagatina di mosca scrivo una lettera a chi di dovere. Mi faccio sentire, io. Altrimenti finisce come tutte le altre volte, che si sta zitti, si fa finta di niente mentre gli altri si fanno i loro porci comodi, e si passa per fessi. Anzi, sai che faccio? Inizio subito, prendo un bel foglio… Alla cortese attenzione dell’amministratore di condominio, virgola, con la presente mi preme segnalare una situazione incresciosa che si è venuta a verificare… anzi, mi duole evidenziare la mancanza di rispetto verso… anzi, intendo protestare vigorosamente per… Diamine si può avere un po’ di silenzio? C’è gente che sta cercando di concentrarsi-.

-Stai calmo…-

-Calmo? Io sono calmo. Calmissimo, direi. Sono rilassato, mi sento un pascià. Guarda, non mi trema neanche la penna-

-Ti ricordi quel corso di yoga che ti avevo regalato l’altr’anno per Natale?-

-Certo. Lo ricordo. Alla fine l’insegnante aveva insistito per vendermi un manuale sulla gestione della rabbia. Diceva che mi avrebbe aiutato. Non ti dico che fatica ho fatto a fargli capire che io non mi arrabbio mai. Mai, gli dicevo. E quello mi metteva il libro in mano. Avrei fatto prima a stampargli un biglietto e a infilarglielo nel cervello dall’orecchio-.

-Ecco, pensa di essere a quel corso e tira un respiro profondo-

-Lo farei, ma non senti la puzza? Siamo a metri di distanza e arriva fino a qui. Proprio adesso che mi è passata l’allergia. Per mesi non ho sentito niente e ora è tutto un miasma. Sono rassegnato, tra il chiasso e l’odore non chiuderò occhio.-

-Shhh, zitto che s’è addormentato-

-Zitto a me, che sono stato in silenzio fino a ora. E poi guardalo, guardalo se non si muove. Non fanno a tempo a metterlo giù che si drizza. Sembra un branzino appena slamato. Se ne sta fermo un secondo e poi sguizza via-.

-A me sta simpatico. C’ha un sorrisetto sincero. E non è puzza, sa di genuina innocenza-.

-Se farsela addosso la chiami innocenza allora mi dichiaro colpevole, vostro onore. Non ci vuole tutto questo genio ad alzare la mano una volta ogni tanto e chiedere dove sta la toilette. Ecco, guarda, ci risiamo. Piange di nuovo. E poi non voglio sembrare conformista ma quei due più grossi, non ti sembrano lestofanti? C’hanno due occhi…-

-Per me sono stremati-

-E di cosa? Di far niente? Sono entrati così, senza chiedere. Si sono messi comodi, ci hanno rubato la paglia. Ci fosse stata mia madre ne avrebbero sentite quattro. Questa casa non è un albergo, me lo ripeteva ogni giorno che tornavo tardi. Mi sbatteva la porta in faccia e non c’era verso di farle cambiare idea. O mi arrampicavo dalla canale, o dormivo fuori. Io comunque non li avrei fatti entrare. Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. E di questi tempi si sa, non ci si può fidare di nessuno. Offri un dito e ti prendono la mano. Dovremmo badare ai nostri interessi per primi. Ma tu come al solito non sai direi di no. Finirai sotto terra dicendo di sì. Sei troppo buono, sei… sei un asino..-

-A dire la verità sono il bue-

-Ecco, per l’appunto…-