Il buon anno da Chiara, monaca di clausura

È iniziato il nuovo anno. Tu a chi vorresti fare degli auguri e che tipo di auguri vorresti fare? Giulia.

Vorrei porgere i miei auguri soprattutto a coloro che iniziano questo nuovo anno nel dolore, nello scoraggiamento o, addirittura, nella disperazione, cara Giulia! A ciascuno di essi vorrei sussurrare, quasi in punta di piedi, l’invito a non cedere a questi stati d’animo, anche se leciti e comprensibili, ed ad aprirsi alla luce e alla speranza che vengono dell’alto.

Non arrendersi mai

Anche se certe situazioni esistenziali personali, comunitarie, famigliari, ecclesiali e, persino, internazionali, sembrano non avere via d’uscita, è necessario non arrendersi mai e continuare ad affidarsi a Colui che è Signore del tempo e della storia. Ed è necessario che diamo il meglio di noi stessi, là dove siamo e con ciò che possediamo, anche se, a volte, può sembrare logoro e stanco.

Dio non promette cambiamenti magici. – scrive papa Francesco, – Lui non usa la bacchetta magica. Ama cambiare la realtà dal di dentro, con pazienza e amore; chiede di entrare nella nostra vita con delicatezza, come la pioggia nella terra, per poi portare frutto” (Capodanno 2018).

Tutti siamo chiamati a coltivare ed alimentare la speranza “a caro prezzo”, scaturita dalla Pasqua del Signore, e smettere di inseguire i piccoli e poveri miraggi a basso costo, fonte di innumerevoli illusioni e di dolorose disillusioni: oroscopi, maghi, e ciarlatani di ogni genere, ecc.

Invocare la speranza come Grazia

In talune situazioni, però, è particolarmente difficile e faticoso perseverare nella speranza cristiana; per questo è necessario invocarla dal cielo, come Grazia per questo nuovo anno perché è l’unica strada che apre alla vita! In caso contrario, finiamo per imboccare vicoli ciechi.

A quanti sono nel dolore per particolari prove vorrei ripetere la benedizione che la liturgia ha proclamato nell’Eucarestia di Capodanno: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,24-26).  Sono le parole con le quali il Signore stesso chiede di benedire il suo popolo e che all’inizio di questo nuovo anno ripete anche a noi, a ciascuno di noi.

Come una carezza, questa benedizione doni a tutti di percepire nel cuore e, persino, nelle viscere, l’affetto materno e paterno di Dio che, sempre, ci incoraggia ad accogliere il dono del tempo come grazia per crescere in umanità e in fraternità avendo cura di essere reciprocamente carezza di Dio, segno concreto della sua tenerezza per ciascuno dei suoi figli.

Che il Signore conceda la pace ad ogni cuore inquieto, asciughi le lacrime del dolore innocente, custodisca e porti a compimento ogni desiderio di bene e di vita che è nel cuore di ogni uomo, nostro fratello.

Buon anno!