Il messaggio di Mattarella e il vento che cambia: sentirsi comunità per costruire un futuro comune

Ormai lo conosciamo, il presidente Mattarella, oggi al suo quarto messaggio di fine anno: ogni anno un cambiamento di scenario politico. Ma ogni anno un filo rosso, nell’atteggiamento, nel modo di porsi e nei principi di riferimento. Che quest’anno ha sintetizzato intorno al valore della comunità, al senso della comunità: “Sentirsi ‘comunità’ – ha detto – significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa ‘pensarsi’ dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese”. E non si è limitato alle enunciazioni, ha fatto nomi e cognomi, ha ricordato persone concrete, segno di un rapporto profondo e continuo con il Paese.

C’è anche un neologismo, “felicizia”, felicità e amicizia, coniato dai bambini di una scuola elementare di Torino: abbiamo proprio molto da imparare dai più piccoli per innovare davvero.

Già: guardando ai risvolti più politici, in fin dei conti quello di Matterella ci sembra sempre più proprio l’atteggiamento del maestro di una volta: sapeva in anticipio dove pensano di andare a parare i ragazzi più riottosi e sapeva come agire. Lo si è visto nelle parole più attese, quelle sul guazzabuglio picaresco che ha caratterizzato il mondo politico in questi mesi, prima con l’inusitata “trattativa” con Bruxelles e poi con lo sprint parlamentare, a velocità e con procedure mai viste, “tassa sulla bontà” compresa.
Nessuna reprimenda saputa, ma un messaggio chiaro: attenzione, che non si ripetano comportamenti non consoni.
Mattarella ha ragione. È questo il modo di parlare ad un’Italia inquieta, che non a caso anno dopo anno presenta scenari politici diversi: si pensi a quello delle precedenti elezioni europee – quelle degli 80 euro – e all’appuntamento di maggio, su cui il Presidente della Repubblica ha giustamente messo l’accento. Anche qui con estrema sobrietà, ma con parole pesanti: “Mi auguro che la campagna elettorale si svolga con serenità e sia l’occasione di un serio confronto sul futuro dell’Europa”.
Dunque, ha ribadito, bando ai complessi di inferiorità e, di conseguenza, agli orizzonti piccini e alle paure che ne conseguono e li alimentano.

L’Europa è il più grande spazio di democrazia del mondo e l’Italia ha un ruolo importante, di cui si deve riappropriare. Forse proprio questo può essere il criterio per giudicare programmi e candidati il prossimo 26 maggio.

Con la consapevolezza che lo spazio breve, il tempo sincopato è illusione, non produce risultati, accentua nevrosi e conflitti e le rendite che ne derivano: “Soltanto il lavoro tenace, coerente, lungimirante produce risultati concreti. Un lavoro approfondito, che richiede competenza e che costa fatica e impegno”. Merce sempre più rara, certo. Ma il discorso di Mattarella, lo sguardo che il Presidente ci propone, è forse un segno che il vento sta cambiando. E il consenso che ha raccolto anche sui social esprime una Italia positiva che vuole avere risposte adeguate.