Papa Francesco: «La preghiera cambia la realtà. Non dobbiamo darci per vinti»

“La preghiera di Gesù pare attutire le emozioni più violente, i desideri di vendetta e di rivalsa, riconcilia l’uomo con la sua nemica più acerrima: la morte”. Lo ha assicurato il Papa, che continuando il ciclo di catechesi sul Padre Nostro, nell’udienza di oggi ha fatto riferimento al Vangelo di Luca, che “fin dai racconti dell’infanzia” descrive la figura di Cristo “in un’atmosfera densa di preghiera”. “Questo consola: sapere che Gesù prega per noi, prega per me, per ognuno di noi, perché la nostra fede non venga meno”, il commento a braccio. “Dio è padre, non un padrone o un padrino”, dice ancora a braccio il Papa. “Padre, quella parola tanto bella da dire!”, esclama a proposito del primo insegnamento di Gesù, nella preghiera del Padre Nostro. Come nella parabola dell’amico importuno, che va a disturbare un’intera famiglia che dorme perché all’improvviso è arrivata una persona da un viaggio e non ha pani da offrirgli, dobbiamo “insistere nella preghiera”. “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce?”, le parole di Gesù rivolte da Bergoglio a tutti i padri e i nonni alle prese con un figlio o un nipotino affamato. “Con queste parole – spiega – Gesù fa capire che Dio risponde sempre, che nessuna preghiera resterà inascoltata, perché Lui è Padre, e non dimentica i suoi figli che soffrono”.

“La preghiera trasforma sempre la realtà, sempre: se non cambiano le cose attorno a noi, almeno cambiamo noi, cambia il nostro cuore”. È il cuore della catechesi, indirizzata ad ogni uomo e ad ogni donna che prega e che entra in crisi, quando sembra che le sue preghiere non ottengano alcun risultato. “Quante volte abbiamo chiesto e non ottenuto, bussato e trovato una porta chiusa?”. Gesù ci raccomanda, in quei momenti, di “insistere e di non darci per vinti”, la consegna del Papa: “Possiamo essere certi che Dio risponderà. L’unica incertezza è dovuta ai tempi, ma non dubitiamo che lui risponderà. Magari ci toccherà insistere per tutta la vita, ma lui risponderà. Ce lo ha promesso: lui non è come un padre che dà una serpe al posto di un pesce. Non c’è nulla di più certo: il desiderio di felicità che tutti portiamo nel cuore un giorno si compirà”.

“Pregare è fin da ora la vittoria sulla solitudine e sulla disperazione”, assicura Francesco. Poi, ancora a braccio: “Pregare: la preghiera cambia la realtà, o cambia le cose o cambia il nostro cuore, ma sempre cambia”. “È come vedere ogni frammento del creato che brulica nel torpore di una storia di cui a volte non afferriamo il perché”, la metafora scelta dal Papa: “Ma è in movimento, in cammino, e alla fine di ogni strada cosa c’è? Alla fine della nostra strada, alla fine della preghiera, alla fine della vita, cosa c’è? C’è un Padre che aspetta tutto e tutti con le braccia spalancate. Guardiamo questo Padre”.

“Riscoprire la grazia del sacramento del nostro battesimo”. È l’invito rivolto al termine dell’udienza, durante i saluti ai pellegrini di lingua italiana. “Tutti noi sappiamo la data della nostra nascita – prosegue Francesco a braccio – ma non tutti sanno la data del battesimo, che è la nascita alla vita della Chiesa, quando lo Spirito Santo viene nel cuore”. “Per questo io vi chiedo oggi, per prepararvi alla festa di domenica prossima”, la richiesta: “Quelli che lo sanno ricordarlo, e quelli che non lo sanno chiedere ai familiari, ai padrini, ai genitori, nonni, quando sono nato alla vita della fede, cioè quando sono stato battezzato, e fissare sempre nel cuore la data del battesimo”.