Ri-conoscere i ragazzi

Foto: alcuni ragazzi di Telgate che hanno partecipato all’uscita a Diano Marina

Tradizione telgatese vuole che da qualche anno gli adolescenti di Telgate, in primis i partecipanti alla catechesi mensile, ma anche chi partecipa all’incontro settimanale del percorso adolescenti offerto dall’Oratorio, viva per quattro giorni, a Diano Marina, un’esperienza di vita comune unita a momenti di riflessione su una tematica proposta.

È un’uscita formativa importante, perché permette di conoscerci e ri-conoscerci nuovamente, perché la vita ci cambia e ci fa crescere ad ogni età. Il tutto, ovviamente, unito a momenti di gioco insieme, di uscita (non manca mai una visita a Sanremo, a Montecarlo e alla splendida Imperia) e alla preghiera quotidiana, soprattutto con la S. Messa.

Siamo tutti disimpegnati

Quest’anno abbiamo collocato al centro della nostra riflessione il disimpegno che pare caratterizzare la nostra società. Come esempi concreti abbiamo fatto riferimento alla fatica che caratterizza l’uomo di oggi nel fare scelte definitive, analizzando la situazione dei matrimoni e delle ordinazioni sacerdotali nella nostra Diocesi; alla fatica politica, che vede un’assenza quasi totale della gente ai consigli comunali e nell’impegno politico, nonostante l’approssimarsi delle elezioni amministrative; la fatica nella collaborazione tra insegnanti e genitori nella scuola, con una presenza alle riunioni dei genitori i cui figli non manifestano alcuna difficoltà e, situazione assai paradossale, l’assenza di chi, per via delle difficoltà dei figli, dovrebbe essere presente  per primo; infine, la fatica dell’oratorio nell’allargare il giro”, nel coinvolgere volontari nuovi e, quest’anno, anche i ragazzi di prima superiore, quasi del tutto assenti ai percorsi proposti (alla riunione di presentazione del percorso, peraltro, non partecipò alcun genitore e, delle 60 famiglie invitate, venne solo una mamma di una ragazza del quarto anno).

Le splendide riflessioni dei ragazzi

Noi educatori abbiamo ascoltato i ragazzi, abbiamo lasciato parlare loro. Ne sono scaturite riflessioni splendide, che ho udito raramente anche dagli adulti. In primis, sono rimasto stupito dell’analisi che i ragazzi, dalla seconda alla quinta superiore, hanno fatto proprio del mondo adulto.

Ne è uscito per noi, che pensiamo di emettere sentenze sui ragazzi di oggi, un’esame di coscienza sugli esempi che (non) diamo alle generazioni che crescono. I ragazzi, poi, hanno guardato a sé (noi adulti lo facciamo?).

Penso, ad esempio, a  Manuela, quarta superiore, che ha raccontato di come alcuni adolescenti percepiscano i coetanei che frequentano l’oratorio come “sfi….” (ci siamo capiti…), come una “setta” chiusa nella quale è impossibile (e forse nemmeno desiderabile) entrare a far parte, se non per le attività estive, unitamente alla fatica che spesso fa chi “è dentro” a dimostrarsi accogliente nei confronti di chi si affaccia per la prima volta ai cammini di oratorio.

Penso all’intervento di Irene, seconda superiore, che ha sottolineato come forse i problemi che la gente vede nell’oratorio ci siano davvero, per cui da parte di noi che lo viviamo deve esserci attenzione, autocritica e disponibilità al confronto perché questa esperienza che rende felici noi possa essere condivisa anche con altri ragazzi.

Sono contento, contentissimo di questi giorni. E provo una grande serenità. Se i ragazzi sono questi, il futuro della nostra comunità è in buone mani. Fidiamoci e lasciamoli un po’ fare. Ci stupiranno.