Qui Panama. La Gmg non è un semplice raduno di giovani: “Siete un segno per il mondo”

“Grazie perché avete accettato la sfida: solo i giovani possono cambiare il mondo e la chiesa. Giovani di 140 paesi diversi in una città piccola che ha fatto di tutto per accogliervi nel migliore dei modi. Giovani e non solo perché si smette di essere giovani solo quando si smette di sognare”.
Gli appunti di Eleonora riguardanti l’omelia della messa di apertura parlano chiaro: il ruolo dei giovani nella chiesa è cruciale e, forse, tra le tante motivazioni che spinsero Giovanni Paolo II a istituire la GMG, c’era anche la volontà di mettere in luce questo ruolo. La XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù è ufficialmente iniziata e le sfide che l’arcivescovo di Panama lancia ai giovani hanno come obiettivo il conoscere e il conoscersi. “La rivoluzione dell’amore non è facile, ma possibile –prosegue l’arcivescovo Ulloa -. La città è pronta a condividere tradizioni e culture diverse, ma soprattutto è pronta a testimoniare la fede di Dio col ritmo che le appartiene. L’incontro della varietà dei talenti di diversi paesi è una possibilità per alimentare lo spirito. L’incontro con tanti giovani deve portarci all’incontro con noi stessi. Farci capire cosa ci rende felici e quali valori ci appartengono”.
Pensare alla GMG come un semplice raduno di giovani sarebbe molto riduttivo. Oltre alle sfide lanciate ai giovani durante la messa di apertura, a essere interpellati in questo evento non sono solamente i giovani presenti, ma anche gli assenti a Panama e gli adulti. A tutti, in un modo o nell’altro, deve arrivare questo forte segnale d’amore. Questo è il grande ruolo riservato ai giovani: farsi sentire da tutti, anche da chi vorrebbe rimanere indifferente. “A volte gli adulti sono sordi, ma la realtà è nelle vostre mani. Dovete farvi ascoltare e noi dobbiamo ascoltarvi. Grazie perché con voi non funzionano le frasi fatte, grazie perché cercate esempi di un’esperienza vera. Voi siete i veri protagonisti. Confidiamo in voi e ci aspettiamo molto da voi. La trasformazione che richiede la Chiesa e l’umanità sta nelle vostre capacità”.
Le responsabilità che spettano ai giovani, però, non devono essere percepite come dei macini pesanti e insopportabili, ma come grandi opportunità tra cui vi è anche quella di essere felici. “Tutti possiamo essere santi anche quando pensiamo che la nostra esistenza non abbia molto senso –sottolinea monsignor Ulloa -. Essere santi è essere controcorrente, dice papa Francesco. Per questo siamo qui, per essere testimoni di vita. La santità è possibile in tutte le vite. Coltiviamo il coraggio di essere santi senza rinunciare alla nostra gioventù e alla nostra allegria. È possibile essere santi ed essere anche felici”.
“Esta es la juventud del Papa”: una gioventù felice, una gioventù dalle grandi responsabilità nei confronti della Chiesa e della società, ma che, allo stesso tempo, è in grado anche di divertirsi, di essere felice, di far casino come suggerisce il Papa. “È sempre bello vedere duecentomila giovani che cantano insieme – racconta Thomas -. Guardandoli in faccia si può percepire quanto ci credano nello slogan ‘Esta es la juventud del Papa’”.
La gioventù del Papa si è animata ancor di più per il suo arrivo. “Ieri, dopo la catechesi –scrive Fabio – siamo andati ad accogliere Papa Francesco. È stato sorprendente vedere come così tanta gente si sia recata sul posto solo per intravedere per pochi secondi il Santo Padre. Molte persone erano del luogo ed è incredibile vedere come Papa Francesco sia per loro un modello a cui ispirarsi. È stato emozionante vedere la commozione negli occhi delle persone accorse ai bordi di quella strada. I giovani, ancora una volta, hanno dimostrato umanità, desiderio di ascoltare e voglia d’imparare da Chi sa qualcosa di più”.