Il Vangelo non è per Cafarnao o per Nazaret, ma per tutti, poveri e stranieri in particolare

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Vedi Vangelo di Luca 4, 21-30).

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L’omelia perfetta di Gesù nella sinagoga di Nazaret

Gesù ha appena citato il profeta Isaia là dove dice: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”. E’ la presentazione di tutti i grandi temi che domineranno il Vangelo, una specie di “discorso della montagna” di Luca. Alla fine Gesù si limita a commentare:  “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. E’ la più perfetta delle omelie: la attualizzazione della Parola – quello che una buona omelia deve sforzarsi di fare – è davanti agli occhi di tutti: Lui, Gesù, è quella realizzazione.

Le “parole di grazia” sono scandalose

La frase concludeva il Vangelo di domenica scorsa e apre quello di questa domenica. Che racconta, però, di uno sviluppo drammatico. Le parole di Gesù appaiono come “parole di grazia”. Ma, nello stesso tempo e per gli stessi ascoltatori, le parole di grazia diventano scandalose. Lo stesso Gesù interpreta il sentire del suo uditorio attribuendogli una “ragionevole” pretesa: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: ‘Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!'”.

La liberazione di Gesù per tutti diventa motivo di scontro di campanile tra Cafarnao e Nazaret. Gesù allora reagisce a modo suo e cita due eventi narrati dalla bibbia: l’aiuto miracoloso dato da Elia alla vedova di Sarepta di Sidone e la guarigione del lebbroso Naaman che veniva dalla Siria da parte del profeta Eliseo. Dunque i profeti hanno dato la loro preferenza a personaggi stranieri. Il che sta a significare che la liberazione di Dio portata da Gesù non ha preferenze di parentele o di appartenenze, ma è per tutti. Le preferenze, semmai, vanno a chi ne ha più bisogno: poveri, peccatori, donne (sono temi cari al Vangelo di Luca).

Ma la contestazione da parte di Gesù delle pretese “patriottiche” dei suoi compaesani, viene a sua volta contestata: lo vorrebbero far precipitare giù dal colle su cui sorge Nazaret. Ma Gesù si mette in cammino, “passando in mezzo a loro”. Inizia il viaggio verso Gerusalemme che occuperà buona parte del Vangelo di Luca.

Il Vangelo per tutti diventa bandiera per pochi

Il fascino del Vangelo scatena in noi la tentazione di appropriarcelo, e più è grande il fascino e più forte diventa la tentazione. Il Vangelo di tutti diventa allora il Vangelo di Cafarnao e di Nazaret.

Tentazione sempre, ostinatamente ricorrente. Anche oggi. Il Vangelo che salva tutti, anche e soprattutto poveri e stranieri, diventa il Vangelo che ha già salvato noi, quindi un vantaggio che ci appartiene in proprio e che possiamo sbandierare.

Il dramma dell’immigrazione – fatti salvi tutti i complessi problemi che lo segnano – è anche un provocazione per i credenti. Costoro, spesso, non riescono a vedere quei poveri come uomini salvati: l’anno di grazie non è per loro perché lo è esclusivamente per noi. A quel punto, per i credenti, si guadagna in sicurezza ma si rischia di perdere il Vangelo.